
di Marco Pondrelli
Conoscere la Cina non vuole dire solo analizzare le sue scelte internazionali o il suo dibattito interno, a partire dal XX Congresso del Partito Comunista. L’epica di re Gesar è un testo fondamentale per un cinese, per capire questa nazione e il suo rapporto con il Tibet è importante conoscerlo anche in Occidente.
Come scrive Maria Morigi nella prefazione di questo volume ‘con la traduzione in lingua italiana di alcuni episodi salienti dell’epopea del re Gesar, per la prima volta si colma un vuoto di informazione sulla cultura tibetana’ [pag. 9]. I due autori sono grandi conoscitori della materia, Gyanpian Gyamco si dedica all’epica di re Gesar dal 1981, così come Wu Wei che ha contribuito a pubblicare diversi lavori sull’argomento.
In Occidente re Gesar e le sua gesta sono sconosciuti ai più ma in Tibet e in generale in tutta l’Asia centrale questo poema può essere paragonato all’Odissea, l’epica di re Gesar è un testo imprescindibile e il sostegno che il governo cinese da alla conservazione di questa tradizione dimostra come in Tibet non sia in atto alcun genocidio. È sempre Maria Morigi nella prefazione ad affermare che in alcuni monasteri ne era vietata la recita mentre presso altri ‘di lignaggio Kagyu e Nyingma, tutt’ora si celebrano i riti che invocano Gesar come forza spirituale. Dato il ruolo centrale che l’epica riveste nella cultura popolare del Tibet, oggi il buddismo tibetano sotto tutela statale – e con il supporto della più importante Università buddista di Larung Gar – ne facilita la diffusione e la protezione come Bene Culturale immateriale e come veicolo di formazione’ [pag. 12].
Come chiarisce Gyanpian Gyamco ‘la storia di re Gesar emerse per la prima volta tra il I e il VI secolo d.C. e prese forma durante il periodo del Regno Tubo dal VII al IX secolo. Dal X secolo, quando crollò il Regno Tubo, si è ulteriormente arricchita, sviluppata e diffusa via via più lontano’ [pag. 13].
L’epica era tramandata oralmente e musicalmente e ancora oggi è diffusa fra il popolo tibetano. Il primo testo scritto, in lingua mongola, è del 1716, è l’epopea eroica più lunga del mondo (nel volume in questione ne sono riportate solo alcune parti), ‘un’opera immensa, con più di 1 milione di versi che arrivano a circa 20 milioni di parole, che riempirebbero oltre 120 volumi’ [pag. 14].
Nell’epica, dove sono presenti anche elementi pre-buddisti, si narrano le gesta di re Gesar metà uomo e metà dio, raccontando di come divenne re dello Stato di Liang e di come sconfisse nemici e demoni portando al suo popolo pace e prosperità, oltre a riprodurre ‘artisticamente lo sviluppo dell’antica storia e società tibetana attraverso il racconto di come tutte le tribù separate e i piccoli regni si sono gradualmente uniti’ [pag. 14], esso ha anche un alto valore accademico descrivendo i vari aspetti economici, religiosi e di costume della vita tibetana.
Questa epica appartiene alla storia e alla tradizione tibetana quanto a quella cinese, quando il padre di Gesar prima della guerra con lo Stato di Hor dice al figlio che ‘la guerra con re Sadain dovrebbe essere vinta il modo più tattico’ si può notare una similitudine con gli scritti di Sun-tzu quand’egli afferma ‘chi in cento battaglie riporta cento vittorie, non è il più abile in assoluto; al contrario, chi non dà nemmeno battaglia, e sottomette le truppe dell’avversario, è il più abile in assoluto1‘.
Il volume curato da Gyanpian Gyamco e Wu Wei è indubbiamente una lettura piacevole, chi da questa parte del mondo si erge a difensore del Tibet contro la dittatura cinese farebbe bene a leggerlo per capire il legame inscindibile che unisce Tibet e Cina.
Note:
1Sun-tzu, L’arte della guerra, RCS Libri, Milano, 1999, pag. 33.
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