
di Marco Pondrelli
Quotidianamente ci imbattiamo in articoli o trasmissioni televisive nelle quali ci viene spiegato che rispetto al passato tutto è cambiato, se ne deduce che lo studio della storia non ha più senso o può servire solo a sfoggiare la propria cultura recitando a memoria i nomi dei sette Re di Roma o qualche data importante. Il libro di Clara Mattei ci spiega che non è così, se è vero che la storia non si ripete uguale a sé stessa è pur vero che quelle che oggi sembrano novità in realtà non lo sono. Il libro inizia proprio con il resoconto di una riunione che si tenne a Bruxelles e nella quali i tecnocrati li riuniti ‘costruivano un pacchetto di provvedimenti improntati alla più dolorosa austerità’ [pag. 9], quello che potrebbe sorprendere è che questa riunione si tenne nell’autunno del 1920.
Allora come oggi l’obiettivo è quello di ‘depoliticizzare’ l’economia, è lo stesso punto di partenza di Alfredo D’attore per il quale il concetto di ‘politico’ rappresenta la ‘carica di alternativa rispetto all’ordinamento sociale dato’. Se d’Attorre affronta il problema da un punto di vista filosofico, Mattei, da economista, cambia il punto di vista ma non le conclusioni laddove afferma che ‘l’economia è politica’ [pag. 13]. Se il capitale ha l’obiettivo di depoliticizzare l’economia il ruolo della sinistra dovrebbe essere quello di ripoliticizzarla, spiegando che la scienza economica non è avulsa dalla lotta di classe, una riflessione che svolge anche Ascanio Bernardeschi nel suo ultimo libro.
Se il primo libro di Clara Mattei analizzava l’austerità prodotta dal fascismo questo si dedica alla situazione attuale. Le scelte che spostano ricchezza verso la parte più ricca della popolazione, ad esempio abbassando le aliquote per i redditi più alti, non sono scelte asettiche ma figlie di una precisa logica politica. Scrive l’Autrice ‘c’è abbastanza cibo prodotto quotidianamente per sfamare tutto il pianeta, eppure più di 800 milioni di persone soffrono la fame’ [pag. 25]. Un problema simile si vive a New York, dove centomila persone vivono nei dormitori pubblici (trentamila bambini) e ‘il numero dei senza fissa dimora è molto più alto’ [pag. 25], come però sottolinea l’Autrice il paradosso è che le case non mancano, proprio a New York ci sono 40 mila appartamenti sfitti. Sul tema del problema abitativo negli Stati Uniti un interessante articolo apparso su ‘il sole 24 ore’ del 19 dicembre a firma Marco Valsania, informava che ‘gli americani senza fissa dimora sono oltre 650mila, ai massimi dal 2007’.
È interessante che per sviscerare un problema che per molti è nuovo Clara Mattei ricorra invece ai testi di Marx e Gramsci, perché ‘ciò che questo libro intende mettere al centro dell’attenzione è il fatto che il conflitto di classe rappresenta la trama nascosta della nostra società’ [pag. 32]. Lo sfruttamento del lavoro negli ultimi anni è aumentato, l’analisi, condita anche da molti esempi dimostra come oggi le tutele stiamo regredendo a livelli ottocenteschi. Le conclusioni sono che ‘dalla nostra analisi emerge una verità che è troppo scomoda da accettare ed è dunque nascosta in ogni modo possibile. L’incompatibilità tra capitalismo e democrazia’ [pag. 108].
Sarebbe interessante, potrebbe essere l’idea per un nuovo libro, che l’Autrice sviluppasse il tema del sud globale o che approfondisse il ruolo di Russia e Cina che definisce ‘false alternative’ [pag. 120]. Premettendo che vi è una differenza fra i due Paesi, penso che sia importante sottolineare come la Cina si riuscita a ridurre la povertà, calata di oltre 800 milioni di persone, adottando un sistema economico che non è quello occidentale. Pur con tutto i suoi difetti e le sue contraddizioni considero il modello cinese un punto di riferimento che mette in discussione lo sfruttamento mondiale.
In conclusione l’interessante libro di Clara Mattei merita di essere letto, perché ha il coraggio di uscire dal pensiero monocorde che, purtroppo, colpisce spesso e volentieri anche il mondo accademico.
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