Laboratorio Palestina. Come Israele esporta la tecnologia dell’occupazione in tutto il mondo. Antony Loewenstein

di Marco Pondrelli

È un piacere leggere libri come quello di Antony Loewenstein, per altro impreziosito dalla prefazione di Moni Ovadia. La denuncia delle atrocità che quotidianamente commette Israele sono ancora più forti se a pronunciarle è un ebreo la cui famiglia si rifugiò in Australia per scappare dalla Germania nazista, Loewenstein nega la presunta verità che la stampa italiana ripete a pappagallo ad ogni azione israeliana, ‘Israele è una democrazia è al il diritto di difendersi’. Se volessimo trovare il senso di questo libro esso sta nella confutazione di questa frase, Israele non è una democrazia e Israele non si sta difendendo.

Scrive l’Autore: ‘tutti gli organi di stampa del paese, nonché i loro editori e autori, prima della pubblicazione devono sottoporre gli articoli relativi agli affari esteri e alla sicurezza nazionale al capo censore dell’IDF (Forze di Difesa Israeliane, l’esercito dello Stato di Israele)’ [pag. 9]. La ‘democrazia’ israeliana può essere spiegata con le argomentazioni di Domenico Losurdo il quale parlava di Herrenvolk Democracy, la democrazia dei signori, se vediamo le immagini di come la polizia israeliana interviene nelle proteste degli ebrei israeliani notiamo un atteggiamento molto attento ai diritti dei manifestanti, lo stesso non si può dire di quello che succede ai palestinesi (in questo caso non interviene la polizia ma l’esercito), questo dimostra come alcune regole valgano solo per una parte della popolazione. In una trasmissione televisiva successivamente all’avvio dell’operazione israeliana, Vladimir Luxuria sottolineava come a Tel Aviv i diritti lgbt fossero rispettati. Sempre riguardo alla ‘tolleranza’ della società israeliana Loewenstein ricorda di come ‘il 1° ottobre 2021 l’IDF ha pubblicato sui profili social una foto del suo quartier generale inondato da una luce rosa, con questo messaggio: «Per chi sta lottando, per chi è deceduta e per chi è sopravvissuta, il quartier generale dell’IDF è illuminato di rosa in questo #MeseDellaSensibilizzazioneSuiTumoriAlSeno». L’attivista palestinese americano Yousef Munayyer rispose su Twitter: «Un numero enorme di donne di Gaza soffre di tumore al seno e si vede regolarmente negata la possibilità di un trattamento adeguato e di tempestive cure salvavita perché questo esercito mette in atto un assedio brutale su due milioni di anime» [pag. 99]. Quello che emerge è che per i palestinesi (anche arabi israeliani) la democrazia non vale. Prova ne è che, come scrive l’Autore, l’Unità 8200 che spia i palestinesi (tutti) e li ricattai usando tutti i pretesti di cui viene a conoscenza non ultimo, con buona pace di Luxuria, quello dell’omosessualità di alcune delle sue vittime. Come scrive l’Autore ‘sin dalla sua nascita nel 1948 Israele è uno Stato etnonazionalista, ma nel XXI secolo questa dimensione ha assunto un carattere totalizzante’ [pag. 12].

Il libro di Loewenstein non è solo una denuncia dell’occupazione israeliana, ma dimostra come la Palestina sia un laboratorio utile a sperimentare tecnologie militare da rivendere in giro per il mondo, scrive l’Autore: ‘il laboratorio Palestina è una politica di Stato quasi da quando va avanti l’occupazione di Israele dei territori palestinesi’ [pag.40]. È impressionante leggere pagina dopo pagina le incredibili collaborazioni che Israele ha avuto con le peggiori dittature del mondo a partire dal Cile di Pinochet e dall’Argentina di Videla, che oltre ad essere regimi profondamente anti ebraici massacravano, torturavano ed uccidevano gli oppositori, anche ebrei. La lista dei Paesi è molto lunga e tocca anche feroci dittature africane e asiatiche. Personalmente dissento dalla scelte che compie l’Autore di inserire Russia e Cina fra le dittature, sia perché ciò vuole dire assumere le categorie dei nostri avversari (democrazia bene contro dittatura male) ma anche perché la democrazia è un sistema in divenire, che deve seguire una strada che è principalmente una strada nazionale. È però indubbio che anche questi due Paesi hanno rapporti commerciali con Israele, anche se non si può mettere sullo stesso piano iuguri e palestinesi, i primi come molti libri ben fatti documentano sono aiutati dallo Stato a conservare le proprie tradizioni e i propri costumi, i secondi sono perseguitati, gli iuguri sono cresciuti in numero e in percentuale in relazione agli Han la stessa cosa non si può dire di palestinesi e israeliani.

In conclusione c’è un tema che vale la pena di citare, anche se il libro contiene molti contenuti impossibili da riassumente ma che meritano di essere letti, è quello che potremmo definire soft power, mentre Israele compie massacri e non ha problemi a commerciare con feroci dittature, l’immagine che riesce a dare si sé è quella della democrazia, anche i social a partire da Facebook hanno adottato politiche di censura verso le rivendicazioni palestinesi e di tolleranza verso i discorsi d’odio israeliani. È un tema che chiunque navighi online conosce. Le parole giuste per concludere questa breve recensione c’è le fornisce Loewenstein quando in chiusura del libro scrive: ‘come essere umano ed ebreo, so che l’uguaglianza e la giustizia tra israeliani e palestinesi sono l’unico modo per risolvere questo conflitto. Questo libro è il mio contributo per porre fine a decenni di discriminazione e rivelare i meccanismo segreti grazie ai quali è potuta durare tanto. Il futuro non è ancora scritto’ [pag. 278].

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