La Cina nuova. Simone Pieranni

di Marco Pondrelli

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Il libro di Simone Pieranni è stato scritto nel 2021, l’avvio dell’operazione militare speciale il 24 febbraio ha modificato in profondità la politica internazionale, anche la Repubblica Popolare Cinese deve affrontare difficili sfide, nonostante questo il libro rimane una lettura interessante. L’Autore ha vissuto in Cina e ha accompagnato a questa sua esperienza un approfondito studio di questo Paese, come scrive in conclusione del volume ‘dopo qualche anno di permanenza in Cina, ho sentito l’esigenza di fornire una cornice, un perimetro filosofico e storico, a quanto apprendevo giorno dopo giorno’ [pag. 135].

Si possono non condividere alcune analisi del libro ma non si può che sottolineare che l’impianto di fondo ha un grande interesse per chi vuole conoscere e approfondire la realtà cinese. È da apprezzare che Pieranni in apertura sottolinei l’equivoco del nome ‘Cina’, nome attribuito dagli occidentali alla nazione, che in realtà si chiamerebbe Da Qing Guo (il grande stato Qing) [pag. 9], è un tema affrontato anche da Stefano Cammelli e che molti improvvisati sinologi ignorano. Chiarire quello che sembra un dettaglio aiuta ad entrare in una materia molto complessa che richiede conoscenze approfondite per evitare affermazioni costruite su preconcetti.

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L’Autore ci presenta un Paese nel quale è presente una grande trasformazione, la Cina non è il Paese dell’industria tessile a basso costo, è il Paese della modernità. I giovani sono protagonisti di questa trasformazione. Una trasformazione che crea delle domande e dei problemi, il controllo facciale aiuta ad avere una vita più comoda, ad esempio potendo uscire di casa senza dover usare i soldi [pag. 23], ma pone anche il tema del controllo della popolazione. Un tema che non è solo cinese e rispetto al quale anche il governo del PCC si interroga.

Questa grande modernità convive con un’opinione pubblica vitale, come dimostrato in molti lavori, ad esempio Renzo Cavalieri, la Cina ha una società civile che diventa sempre più articolata. Pieranni riporta le proteste che riguardano le battaglie per il lavoro e per la tutela dell’ambiente. Oltre a singoli temi c’è anche un dibattito politico più complesso di quanto da noi si possa pensare. L’Autore si sofferma lungamente sul recupero della figura di Mao, rispetto al quale i cinesi guardano pensando ad una maggiore uguaglianza. Su questo aspetto si aprirebbe una riflessione che non vuole essere il tema di questa recensione ma che merita di essere citata. Il socialismo con caratteristiche cinesi è solo un altro modo di chiamare il capitalismo oppure è una via valida e diversa? L’Autore cita Marx il quale è un riferimento per molti cinesi che protestano contro le condizioni lavorative, è una questione reale anche se proprio Marx ci spiegò che se il comunismo non avesse creato ricchezza avrebbe redistribuito la miseria, come risolvere questa contraddizione? come crescere senza ingiustizie sociali e anche ambientali? È il tema centrale che premierà o meno le scelte cinesi.

Come spiega l’Autore c’è un consenso diffuso rispetto al governo del Partito Comunista Cinese, questo non vuole dire che non vi siano problemi da affrontare, tema che è chiaro ai dirigenti cinesi.

In riferimento al Partito nel libro vengono affrontati in modo dettagliato anche i temi della meritocrazia e della corruzione, su cui non mi dilungo ma dei quali consiglio lo studio.

La conclusione di Pieranni è che i cinesi sostengono il Partito vedendo in esso la stabilità, ben consci che i momenti di caos sono stati quelli in cui il popolo cinese ha maggiormente sofferto.

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