Invincibile Russia. Come Pietro il Grande, Alessandro I e Stalin hanno sconfitto gli invasori. Andrea Santangelo

di Marco Pondrelli

Nonostante il titolo e l’anno di pubblicazione (2022) il libro di Andrea Santangelo non parla del conflitto russo-ucraino, è un libro storico. L’Autore ripercorre le tre principali (ma non le uniche) invasioni subite dalla Russia/URSS, il taglio che viene dato al libro è militare, si ricostruiscono le battaglie principali, le strategie e le tattiche che guidarono i rispettivi Paesi. Gramsci diceva che la storia è maestra ma non ha scolari, questa affermazione è convalidata dalle scelte di chi pensa di potere invadere e conquistare questo immenso Paese. Il feldmaresciallo inglese Lord Peter Inge diceva di essersi rifatto a due massime nella sua carriera militare: ‘mai invadere la Russia e mai affidare i propri bagagli alla RAF’ [pag. 9]. Se poco si può affermare sullo zelo della RAF molto si può dire delle invasioni subite dalla Russia.

La prima invasione presa in esame è quella di Carlo XII re di Svezia, un grande condottiero che seppe sfruttare al meglio le nuove tecnologie militari quali la polvere da sparo. La Svezia era nel nord Europa la nazione più forte, l’impero emergente forte sia militarmente che economicamente [pag. 29]. Il re svedese non era entrato in Russia per conquistarla nella sua interezza, voleva semplicemente umiliarla per spingere la nobiltà ad un cambio dello Zar, oggi parleremo di regime change. Senza riassumere la campagna militare, molto ben dettagliata nel libro, si può però rilevare come la guerriglia popolare che accompagnò l’avanzata svedese è una costante che tutti gli invasori si sono trovati ad affrontare. La battaglia decisiva combattuta a Poltava vide non solo la sconfitta degli svedesi ma la fine della grandezza del loro impero. Recentemente a Poltava la Russia ha colpito un centro di addestramento militare (quella che per la stampa italiana era una scuola), successivamente il Ministro degli Esteri svedese si è dimesso per non meglio precisati motivi personali, la probabilità che fra gli stranieri morti vi fossero anche degli svedesi è molto alta, evidentemente il governo di Stoccolma non conosce la storia.

La disfatta di Napoleone fu anch’essa la disfatta dell’Impero francese ed anche in questo caso la Russia potè usare la propria profondità e potè contare su una guerriglia diffusa su tutto il territorio occupato dai francese. La capacità del popolo russo di unirsi davanti all’invasore e di sopportare enormi sacrifici è un’altra delle lezioni che si apprendono leggendo il libro di Santangelo, il quale racconta anche un episodio divertente, quando Aleksandr Dmitrievič Balašov fu mandato dallo Zar a tentare di intavolare trattative diplomatiche, Napoleone lo liquidò chiedendogli ironicamente quale fosse la strada migliore per arrivare a Mosca, la risposta fu: ‘Molte strade portano a Mosca, Carlo XII prese quella che passava da Poltava’ [pag. 124].

L’ultima parte del lavoro di Santangelo è dedicato a quella che i russi chiamano la ‘Grande Guerra Patriottica’, rispetto alla si può leggere che ‘mentre le prime due invasioni furono un tentativo violento di riportare al tavolo diplomatico lo zar al trono in quel momento, la terza campagna presa in esame è stata una prova di conquista vera e propria’ [pag. 173]. Alla base della mossa di Hitler, non frutto delle scelte di un pazzo ma di una politica condivisa da ampie fasce del gruppo dirigente tedesco, c’era la conquista del lebensraum tedesco, dello spazio vitale della Germania. Per Hitler la conquista dell’Unione Sovietica avrebbe richiesto 5 mesi, gli effettivi impiegati nell’invasione sono impressionanti 4,1 milioni di soldati (anche italiani) che furono protagonisti di una guerra che provocò una un’impressionante cifra di morti sul versante sovietico, l’Autore cita John Keegan il quale afferma: ‘A Occidente i soldati tedeschi avevano rispettato i codici legali di combattimento generalmente accettati; ma o Oriente si comportarono troppo spesso come se la presunta barbarie dei loro avversari […]  giustificasse un comportamento barbaro’ [pag. 226]. 

La ricostruzione degli avvenimenti bellici è molto accurata, dall’avvio dell’invasione fino alla battaglia di Kursk che segnò la disfatta della Germania, interessante che proprio oggi Kursk sia tornata centrale negli sforzi dei figli spirituali di Bandera. La parte che più lascia perplessi nella ricostruzione è il tentativo, purtroppo molto diffuso, di accomunare la figure di Stalin e Hitler: due dittatori, due totalitarismi che si sono sfidati. Questa impostazione porta a non approfondire gli eventi che anticiparono e produssero il Patto Ribbentrop-Molotov, allo stesso tempo la ricostruzione di uno Stalin spaesato a seguito dell’invasione e già stata confutata da Domenico Losurdo. Come nel libro di Salisbury sull’assedio di Leningrado il rischio è quello di valorizzare il sacrificio del popolo sovietico contro il ruolo che ebbe chi questo popolo lo guidava. Senza volere fare di Stalin una figura mitica è necessaria una ricostruzione storica che rompa che il pensiero unico oggi dominante.

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