di Marco Pondrelli
L’Italia è uno strano Paese, si discute molto sulle opere pubbliche, ci si divide e si litiga ma una volta realizzate la discussione è chiusa, non si fa un bilancio di quello che è stato fatto e raramente ci si domanda se ciò che era stato promesso effettivamente si è prodotto. Quando succede che si verifichino dei disastri sono sempre imputati alla natura, dopo il disastro del Vajont a poco servirono le proteste di chi aveva, da prima della costruzione della diga, sollevato problemi per la sicurezza. Queste giuste recriminazioni vennero ignorate come lo erano state in passato dalla SADE, la società che aveva costruito l’opera.
L’argomento che abbiamo sentito ripetere come una costante dalla Val di Susa a Taranto è che lo sviluppo non può essere fermato, fermare lo sviluppo vuole dire fermare l’economia. Strano che queste siano le posizioni sostenute da chi al tempo del Covid sosteneva, giustamente, che prima andava tutelata la salute poi gli affari, perché questo concetto non può essere applicato a chi vive a Taranto o nella terra dei fuochi?
Il libro di Fabio Lo Verso racconta una pagina poco conosciuta, anche da chi scrive, quella del ‘quadrilatero della morte’ che è il tratto di costa siciliana che da Augusta arriva a Siracusa. È una storia che l’Autore sviscera da tanti punti di vista, una storia assurda e drammatica allo stesso tempo. Lo storia inizia nel 1949 quando Angelo Moratti portò la raffinazione petrolifera in questa zona [pag. 17]. Da allora si sono sommate fabbriche altamente inquinanti, c’è un’immagine che Lo Verso ci regala nell’introduzione, con l’ammasso chimico in fondo al mare ‘si potrebbero costruire più di tremila immobili’ [pag. 7]. Ora la domanda è: come si è potuti arrivare fino a questo punto? Il libro risponde a questa domanda innanzitutto ricostruendo la storia di questo polo industriale che poco dopo la sua nascita vide l’ingresso degli Stati Uniti perché ‘la potente CIA in quegli anni inseriva l’ignota Augusta nelle rotte strategiche della guerra fredda e situava la cittadina siciliana al centro delle contese del Mediterraneo’ [pag. 20]. Per fare capire gli interessi che erano in gioco basti pensare a Marina Melilli, quando in spregio alla direttiva Seveso si vollero espandere le fabbriche. L’ultimo abitante di questo piccolo villaggio di pescatori che si opponeva al trasloco coatto, venne ‘rinvenuto morto nel giugno del 1992, legato mani e piedi, “incapettrato” nel gergo mafioso siciliano’ [pag. 25].
Questa industrializzazione selvaggia ha avuto prezzi altissimi ‘non esiste una famiglia in cui non si conti almeno un morto per tumore’ [pag. 35], purtroppo come in altre zone d’Italia la contro argomentazione è che l’alternativa ai tumori è la povertà. Nonostante questo ricatto la società civile non è stata immobile, sono tante le figure citate dall’Autore, che si sono battute e si battono contro questo continuo disastro ambientale, dal parroco Palmiro Prisutto (che ha trovato ostacoli anche dentro la Curia) all’ex sindaca del M5S Cettina di Pietro. Purtroppo spesso le battaglie a difesa dell’ambiente si scontrano contro poteri troppo forti e la sensazione è quella dell’impotenza, con ritardi e limiti che hanno toccato anche l’operato della magistratura. Questa lentezza dell’agire si scontra con la drammaticità della situazione attuale, sarebbero molti i dati da citare ma ne basta uno per dare con chiarezza l’immagine della realtà ad Augusta, Priolo e Melilli ‘si registra il 20% di tumori in più rispetto alla media della provincia’ [pag. 54]. Le statistiche sono sempre interpretabili, basta pensare a quello che viene detto a Taranto ma oltre ai tanti numeri bisogna leggere quello che racconta l’Autore alla fine del libro quando da voce ad una mamma che racconta la morte della figlia, Irene, uccisa da un tumore. Questa donna che si definisce una ‘mamma amputata’ ci fa toccare con mano la realtà raccontata nel libro.
Il libro è completato dalle fotografie di Alberto Campi che mostrano come uno dei luoghi più belli d’Italia, come scriveva Tomasi di Lampedusa, è stato deturpato, uno scempio fatto in nome del profitto, che come conseguenza ha un calo del turismo e quindi una perdita economica tanto cara agli apologeti dello sviluppo ad ogni costo. Purtroppo spesso i problemi che non ci riguardano direttamente ricevono poco spazio, questo però non è un dramma che tocca solo i cittadini coinvolti ma parla a tutti noi, il libro di Fabio Lo Verso è un tentativo, riuscito, di parlare e svegliare le nostre coscienze.
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