Il grande rinascimento della nazione cinese. Costa, Turi, Vernole

di Marco Pondrelli

Il 20° Congresso del Partito Comunista Cinese ha rappresentato un momento molto importante per la Cina e anche per il resto del mondo, costituendo un’altra tappa nel pacifico sviluppo cinese. Parlare di Grande Rinascimento Cinese come si fa nel titolo del libro non è un’esagerazione, lo sviluppo cinese non sta cambiando radicalmente solo la società di quel Paese ma la stessa struttura mondiale.

I tre saggi iniziali di Marco Costa sono essenziali per capire la Cina contemporanea a partire dal ruolo del PCC, se questa nazione fosse una macchina esso ne rappresenterebbe secondo l’Autore il ‘motore’ [pag. 21]. Comprendere la Cina vuole quindi dire anche conoscere il Partito egemone (ma non l’unico), la sua struttura, i suoi numeri e la sua ideologia, che viene ripercorsa attraverso il contributo teorico dei suoi leader più rappresentativi: Mao Tse-tung, Deng Xiaoping, Jiang Zemin, Hu Jintao e Xi Jinping. La forza del PCC e della Cina è stata quella di non abiurare il proprio passato, per cui anche criticando gli errori di Mao il suo pensiero rimane fondamentale oggi nella Repubblica Popolare.

La precisa analisi dell’Autore arriva fino a Xi Jinping e qui va sottolineata la riflessione che il Presidente fa rispetto alla storia sovietica e in particolare alla dissoluzione del PCUS. Perché un grande e potente Partito è entrato in crisi? Costa sottolinea come Xi Jinping già prima del 19° Congresso, aveva sottolineato come un motivo importante della dissoluzione del PCUS fosse stato che ‘la lotta nel campo dell’ideologia era particolarmente intensa, negando completamente la storia dell’Unione Sovietica, negando Lenin, negando Stalin, creando nichilismo storico e pensiero confuso’ [pag. 46]. In questa analisi del Segretario del PCC è chiaro il legame con la tradizione comunista, la Cina non vuole abbandonare la lotta per il socialismo ma anzi le aperture e le riforme devono essere compensate da una grande fermezza teorica rispetto ai principi marxisti-leninisti. Su queste basi poggia l’elaborazione del ‘socialismo con caratteristiche cinesi’ che non vuole essere un’abiura ma che allo stesso tempo non vuole rappresentare un modello valido per tutte le realtà.

Questa è la via cinese e guardando alla drastica riduzione della povertà nel Paese non si può negare che esso sia un modello valido.

La crescita cinese pone alla dirigenza del Paese problemi non solo di natura economica, Andrea Turi affronta un altro tema importante, analizzando il ‘Piano sulla costruzione dello Stato di diritto in Cina (2020-2025)’, mettendo in evidenza le differenze fra la concezione occidentale e quella cinese, la quale trova la sua essenza in un equilibrio fra morale e legge. Lo stesso ragionamento è valido rispetto al concetto di democrazia, l’Occidente deve capire che non c’è solo la sua via ma che ogni Paese deve trovare la propria strada attraverso la quale perseguire il proprio sviluppo.

Sempre Turi affronta il tema dei diritti umani e della lettura che ne da la Cina, tema che abbiamo già affrontato. Come chiarisce l’Autore per la Cina i diritti umani riguardano anche il campo sociale, quanti milioni di cittadini in Occidente non hanno accesso a cure sanitari adeguate? Quello della salute è o non è un diritti umano? Quando la Cina ha visto passare la vita media dai 36 anni del 1949 ai 77 attuali [pag. 179] ha tutelato i diritti dei sui cittadini? I diritti sociali in Occidente vengono costantemente schiacciati, gli unici diritti sono quelli di ‘prima generazione’, che sono spesso e volentieri il biglietto per le guerre umanitarie. Abbiamo quindi assistito a guerre combattute per esportare la democrazia, che stranamente hanno visto le popolazioni combattere contro questi ‘benefici’ invasori. Riflettere sul livello democratico dei nostri paesi sarebbe un tema lungo che esula dal compito di questa recensione, ci limitiamo a ricordare che in Cina la partecipazione alla politica non è solo formale, la dirigenza considera attentamente il proprio popolo ben conscia che il consenso è necessario per governare.

In conclusione questo libro scritto a sei mani offre un interessante spaccato di un Paese che sta crescendo, pur non senza problemi e contraddizioni, senza abbandonare la strada verso il socialismo.

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