Il covid è nato negli USA? Daniele Burgio, Massimo Leoni e Roberto Sidoli

di Marco Pondrelli

In un momento in cui il dibattito anche fra i comunisti si svolge a furia di reciproci anatemi, con accuse di fascismo rivolte a chi è pro o contro i vaccini oppure pro o contro il green pass, il libro curato da Burgio, Leoni e Sidoli è una lettura rinfrescante. Così come ‘cento miliardi di galassie‘ concentrava l’attenzione sulla scienza e sulla prassi marxiana, questo testo mette in fila alcuni elementi e tenta di smontare alcuni luoghi comuni. Sono raccolti una serie di saggi che da vari punti di vista affrontano il tema del Covid e l’uso politico che di esso è stato fatto.

Come scrive Alberto Lombardo nell’introduzione questo lavoro non è guidato dal ‘fumus antistatunitense’ ma dai dati di fatto. Il primo atto della propaganda che va demistificato è che il virus sia nato in Cina, in realtà precedentemente si erano manifestati casi negli Stati Uniti, verificatisi proprio in concomitanza con l’improvvisa chiusura di Fort Detrick [pag. 17], successivamente l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano ha attestato casi in Italia già dal settembre 2019 [pag. 22].

Si può supporre che il virus sia uscito da un laboratorio statunitense e non cinese? Gli autori di questo libro chiedono di indagare in tutte le direzioni, anche perché come ricorda Fosco Giannini, la diffusione dell’antrace che segnò la psicosi post-11 settembre non era dovuta a terroristi islamici ma proveniva (secondo l’FBI) proprio da Fort Detrick.

La storia di questa base è ripercorsa nel saggio di Fabrizio Verde che ricorda anche l’uso delle armi batteriologiche nelle guerre combattute dagli USA a partire da quella nella penisola coreana, alcuni casi sono stati riportati anche dal nostro sito.

Se tutti questi sono fatti innegabili Alessandro Pascale, già autore di ‘il totalitarismo liberale’ analizza le forme di comunicazioni abilmente manipolate, queste infatti riportano le notizie ma allo stesso tempo le sminuiscono e creano dubbi. È questa la capacità che hanno i media, controllati da grandi gruppi fedeli al Patto atlantico, annegare la realtà in mezzo alla propaganda.

Roberto Vallepiano mette in luce come storicamente gli Stati Uniti responsabili di circa 30 milioni di morti dal 1945 ad oggi [pag. 53] abbiano fatto ricorso anche alla guerra batteriologica. Sperimentazioni in questo campo sono state portate avanti in questi anni, anche a Fort Detrick.

La riflessione finale di Fosco Giannini così come quella iniziale di Alberto Lombardo apre il capitolo del rapporto fra covid e geopolitica, personalmente continuo a ritenere che la pandemia sarà un potente acceleratore delle dinamiche già in atto e il rafforzamento della Cina ne è la migliore dimostrazione. Carlo Formenti nell’ottima post-fazione esamina ulteriormente questo aspetto, considerando la globalizzazione neoliberista e quella cinese come fenomeni differenti, nel primo caso essa è uno strumento per rafforzare l’Occidente ed aumentare le diseguaglianze, nel secondo caso è uno strumento per creare e redistribuire ricchezza.