Il 7 ottobre tra verità e propaganda. L’attacco di Hamas e i punti oscuri della narrazione israeliana. Roberto Iannuzzi

di Marco Pondrelli

Il 7 ottobre è presentato come l’anno zero del conflitto palestinese come se prima non fosse successo nulla di rilevante o di altrettanto, se non più, grave, per fortuna sono molti gli autori che dimostrano dati alla mano come questa affermazione sia del tutto strampalata. Il libro di Roberto Iannuzzi è però interessante anche per un altro motivo, l’Autore ha il coraggio (e nella situazione attuale ce ne vuole molto) di mettere in discussione quello che è successo il 7 ottobre.

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Sabrina Provenzani il 6 giugno ha pubblicato un interessante articolo su ‘il fatto quotidiano’, il titolo è quanto mai esplicativo: ‘il governo Netanyahu fabbrica fake news‘, in questo testo la giornalista, riportando un’inchiesta di New York Times e Haaretz, scrive: ‘il governo israeliano ha commissionato una ampia operazione di disinformazione online‘. Per chi spreca parte del proprio tempo guardando la televisione italiana questa non è una novità. In tanti ci ripetono che la colpa di tutto quello che sta succedendo è solo di Hamas, responsabile di indicibili efferatezze verso la popolazione civile. Il punto di partenza di Iannuzzi è diverso, presentando il proprio lavoro scrive: ‘non si tratta dunque di accettare o negare la narrazione ufficiale del 7 ottobre. Non siamo di fronte a una scelta binaria e mutuamente esclusiva. Né si tratta di una scelta fideistica, di schierarsi da una parta o dall’altra. Si tratta invece di indagare ciò che è realmente accaduto quel giorno‘ [pag. 15].

Questa seria ricerca porta l’Autore ad alcune conclusioni, ad esempio ‘dalle indagini [della polizia israeliana] emergerebbe che Hamas e le altre fazioni non sapessero in anticipo della presenza del festival [il Rave Party], che tuttavia rimane coinvolto nell’attacco a causa della sua prossimità alla recinzione di Gaza‘ [pag. 22]. Allo stesso modo vengono confutate le falsità sulle efferatezze compiute sui bambini, così come gli stupri sistematici e l’uccisione di una donna incinta (in questo caso probabilmente gli zelanti giornalisti si confondevano con quello che è successo nella casa dei Sindacati di Odessa il 2 maggio 2014). Questi racconti dell’orrore sono funzionali al sostegno all’operazione che Israele ha lanciato a Gaza. Alle osservazioni contenute in questo libro andrebbe data una risposta, perché oltre alla falsità che sono state e che continuano ad essere dette occorre spiegare nei dettagli il comportamento dell’esercito israeliano nei momenti successivi all’azione palestinese. Il governo israeliano ha infatti applicato la ‘Direttiva Hannibal’ secondo la quale ‘un soldato morto era meglio di un soldato prigioniero‘ [pag. 49], questo ha portato a colpire indiscriminatamente palestinesi e ostaggi, anche civili. Il ridimensionamento dei morti passati da 1400 a 1200 e poi ulteriormente ridotti lo si deve proprio a questo, molti corpi carbonizzati erano in realtà palestinesi e non israeliani. Scrive l’Autore: ‘il tenente colonnello Golan Vach ammette che, nel kibbutz di Kfar Aza, abitazioni «occupate da Hamas» sono state distrutte dai carri armati, anche in presenza di ostaggi’ [pag. 53].

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Che crimini contro i civili possano essere stati commessi è indubbio ma è importante quello che ha affermato Pramila Patten, rappresentante speciale delle Nazioni Unite per la violenza sessuale nei conflitti, a chi le chiedeva se individuasse ‘uno schema di violenza sessuale attribuibile a una precisa strategia di Hamas‘ la Patten ha risposto di no [pag. 66].

La ricostruzione delle falle e delle falsità nella ricostruzione del 7 ottobre costituiscono la prima parte del libro. La seconda è dedicata alla storia palestinese, dalla Nakba alla nascita di Hamas fino all’assedio di Gaza, assieme all’analisi rispetto alle cause e alle conseguenze del 7 ottobre. Per Iannuzzi è centrale focalizzare l’attenzione sugli Accordi di Abramo che avevano un duplice obiettivo: isolare l’Iran, arrivando all’accordo fra sauditi e israeliani, e isolare la Cina sfilandole il rapporto con le monarchie del Golfo, ‘di conseguenza, a motivare l’attacco del gruppo palestinese può certamente aver contribuito la speranza di sabotare il negoziato fra Riyadh e Tel Aviv‘ [pag. 102]. Questa è sicuramente una lettura interessante anche se va notato come gli Accordi di Abramo fossero in crisi già prima del 7 ottobre, significativo fu l’accordo fra Arabia Saudita e Iran mediato dalla Cina.

Oltre a focalizzarsi sulle cause è interessante anche capire le conseguenze di quello che sta succedendo. Un piccolo Occidente autoreferenziale non capisce, o non è interessato a capire, che il resto del mondo non ha lo stesso suo approccio a questo conflitto. Mentre gli Stati Uniti pur critici a parole con Israele ne continuano a finanziare la guerra [pag. 105], altri Stati hanno assunto posizioni diverse. Non solo l’Iran ma anche la Cina e la Russia hanno posizioni critiche verso Israele, come scrive l’Autore questo conflitto segna la rottura fra l’Occidente e il Sud del Mondo [pag. 113], la giusta conclusione del massacro che si sta consumando sotto i nostri occhi e nelle parole che Iannuzzi scrive nelle ultime pagine del suo libro ‘c’è da chiedersi quale credibilità avranno ancora i leader politici di USA ed Europa parlando di diritti umani, giustizia, legalità internazionale e democrazia a un’audience non occidentale, dopo aver sostenuto l’annientamento della popolazione civile di Gaza‘ [pag. 115].

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