
di Marco Pondrelli
L’ultimo libro di Giambattista Cadoppi, autore prolifico e autorevole, andrebbe fatto leggere a molti pseudo storici del nostro Paese. Questo ponderoso volume raccoglie molte informazioni, riflessioni e analisi dandogli ordine e scientificità. Non si parla della guerra nel suo svolgimento militare (anche se nelle pagine conclusive sono passate in rassegna le principali battaglie), esso è sopratutto un’analisi storico-politica degli eventi.
Per fare questo Cadoppi anche sulla scorta dell’importante lavoro di Domenico Losurdo, analizza e demistifica il rapporto Chruščëv scrive: ‘il 50% di ciò che racconta Chruščëv è controfattuale ovvero l’opposto di fatti, è vero il contrario; il 40% semplicemente falso e il resto quasi tutto non vero’ [pag. 21]. Il rapporto Chruščëv è stato un tassello per smontare la memoria della Grande Guerra Patriottica, a queste idee si ricollega Salisbury nel suo libro sull’assedio di Leningrado, laddove sostiene la tesi che il popolo sovietico abbia vinto nonostante i suoi leader. Partendo da qui si è poi andati oltre arrivando, attraverso tanti film hollywoodiani, ad incensare il ruolo degli Stati Uniti come unici avversari del nazismo. D’altronde gli argomenti per criticare Stalin sembrerebbero esserci, l’Unione Sovietica era impreparata alla guerra, le sue difese erano deboli e ha vinto solo perché ha mandato a morire milioni di soldati costretti a combattere dai cattivi bolscevichi.
L’Autore smonta queste ricostruzioni fantasiose non portando le sue opinione ma fatti, fu l’URSS che sopportò il maggiore peso della guerra, solo ‘un esempio simbolico è la “casa di Pavlov” a Stalingrado: 58 giorni di resistenza, un’icona della resistenza sovietica. Durante la difesa di questa casa, i nazisti persero più soldati che durante la presa di Parigi’ [pag. 24], non bisogna dimenticarsi che precedentemente le conquiste tedesche erano state: ‘Danimarca: 6 ore, Lussemburgo: 1 giorno, paesi Bassi: 5 giorni, Belgio: 18 giorni, Francia: 6 settimane’ [pag. 23].
L’invasione dell’Unione Sovietica fu fatta con la maggior parte delle forze tedesche ma non solo, come scrive l’Autore: ‘l’URSS non combatté solo contro la Germania, ma contro quasi tutta l’Europa, con un totale di circa 300-340 milioni di persone coinvolte, a eccezione dell’Inghilterra, della Serbia e della Grecia. Se si aggiungono Giappone e Manciukuò, si superano i 400 milioni’ [pag. 58]. Hitler ‘chiarì che l’invasione dell’Unione Sovietica non sarebbe stata una guerra convenzionale, ma una battaglia ideologica e di annientamento’ [pag. 66], questo perché come sottolinea Codoppi, e come scriveva Losurdo, le radici di questa guerra erano nel colonialismo.
Per sconfiggere la poderosa macchina bellica tedesca non sarebbe bastato riempire le trincee con i cadaveri, l’Unione Sovietica ha vinto sicuramente grazie all’eroismo degli uomini e delle donne che hanno combattuto e resistito ma anche grazie all’organizzazione e alla tecnologia militare. Per rendere possibile questa impresa, costata oltre 27 milioni di morti, è stata necessaria una grande preparazione, inconciliabile con l’idea dell’impreparazione di Stalin e dei massimi leader. In questo quadro si inserisce anche il Patto Ribbentrop-Molotov. Secondo il simpatico Europarlamento esso è la prova che le colpe dello scoppio della guerra sono equi-divise fra Germania e Unione Sovietica ma che il realtà va letto alla luce di quello che era successo negli anni precedenti (pensiamo a Monaco 1938). Fino al 1939 (e anche dopo) molte cancellerie sono convinte che Hitler possa e debba essere un valido alleato contro l’URSS, i leader europei non volevano evitare al guerra ma volevano che si combattesse ad est.
Questi riportati sono solo alcuni spunti fra quelli suggeriti dalla lettura di questo bel libro. Libro che oggi, di fronte a quello che sta succedendo in Ucraina con la glorificazione dei banderisti, assume ancora più importanza.
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