
di Massimiliano Romanello
Nel 2017 è uscito PIIGS, un film che narra la storia di come i principi economici neoliberisti di cui sono pervasi i trattati europei, da Maastricht in poi, abbiano ripercussioni molto concrete nella vita di tutti i giorni. Il tema dell’austerity non è affrontato con il linguaggio neutro del dibattito macroeconomico, ma nelle sue conseguenze più drammatiche, ovvero la chiusura della Cooperativa sociale “Il Pungiglione”, che si occupa di assistenza a persone disabili e svantaggiate.
In queste settimane possiamo assistere alla proiezione del secondo capitolo, dopo PIIGS, di un’ipotetica trilogia sul neoliberismo, ad opera dei registi Federico Greco e Mirko Melchiorre. “C’era una volta in Italia – Giacarta sta arrivando” mantiene intatta la stessa struttura ed impostazione narrativa. A partire da un’esperienza locale, l’occupazione dell’ospedale calabrese di Cariati per impedirne la chiusura, imposta dai “Piani di Rientro”, il documentario muove un vero e proprio attacco frontale al cuore del sistema neoliberista: istituzioni come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, centri economici ed ideologici che con le loro direttive assicurano il dominio del mercato e della finanza made-in-USA sul resto mondo. Particolarmente appropriato è in tal senso il sottotitolo del film, che allude al “metodo Giacarta”, la sistematica eliminazione dei comunisti indonesiani ben presto assunta come modello per l’attuazione del colpo di stato contro il governo di Salvador Allende, democraticamente eletto. Il golpe dell’11 settembre 1973 ha segnato un vero e proprio punto di svolta nella storia del XX secolo, in quanto il Cile ha costituito il banco di prova per l’applicazione delle teorie economiche di Milton Friedman e della scuola di Chicago. Nell’arco di pochi anni, cioè a partire dalla presidenza di Ronald Reagan e Margareth Thatcher, il neoliberismo ha conquistato il ruolo di religione egemone in economia.
Il metodo Giacarta diviene quindi sinonimo di come la pervasività del mercato abbia smantellato il diritto alla salute. Un fenomeno globale, brillantemente delineato da intellettuali come Jean Ziegler e Michael Marmot e artisti politicamente impegnati come Ken Loach e Roger Waters. Un fenomeno allo stesso tempo europeo e italiano caratterizzato, da Maastricht in poi, dal progressivo arretramento dello Stato e dalla regionalizzazione della sanità, a sua volta propedeutica alla privatizzazione del settore e all’abbandono dei reparti meno profittevoli, come ampiamente descritto dallo sguardo clinico di Vittorio Agnoletto, Gavino Maciocco e Gino Strada.
Il documentario ci aiuta quindi a comprendere come il concetto di salute, nel contesto italiano, sia ormai lontano dallo spirito della riforma che nel 1978 ha istituito il Servizio Sanitario Nazionale, a sua volta ispirato dalla definizione data nel 1948 dall’OMS: “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale”. Mostra inoltre come l’assalto alla sanità pubblica sia stato condotto in maniera sistematica e abbia pericolosamente accentuato le diseguaglianze economiche, sociali e territoriali, a cui singoli episodi di eroismo e resistenza locali cercano oggi disperatamente di porre rimedio.
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