di Marco Pondrelli
Alla luce delle ultime notizie che arrivano dall’Africa ed anche dal Burkina Faso la figura di Sankara assume ancora un maggiore interesse. Dopo il primo volume di discorsi e interviste di Thomas Sankara esce il secondo volume che entra nel vivo della Rivoluzione del Burkina Faso, accompagnandone l’esperienza politica fino al 15 ottobre del 1987 giorno del colpo di Stato e dell’assassinio del leader africano. Basile Laetare Guissou che fu Ministro con Sankara nella prefazione sottolinea come il rivoluzionario parlasse ‘all’umano che è in ognuno di noi’ [pag. 3] ma dai suoi discorsi , mi permetto di aggiungere, emerge anche la lucidità del rivoluzionario.
Come ricorda Giulio Chinappi nella sua pregevole introduzione, molti sono stati i leader africani che hanno tentato di liberare i loro paesi dal gioco occidentale (francese, statunitense, portoghese, belga, inglese…) e molti sono stati quelli uccisi, quando si critica l’intervento cinese in Africa l’Occidente dovrebbe ricordare che sono le sue politiche ad avere condannato quel continente alla povertà (e la sua popolazione alla migrazione) e sono sempre queste politiche ad avere schiacciato qualsiasi tentativo di ribellione e di autodeterminazione.
Nei 4 anni della rivoluzione guidata da Sankara uno dei paesi più poveri del mondo ha aumentato il proprio PIL, ha diminuito l’analfabetismo ed ha saldamente ancorato la propria politica internazionale ai paesi non allineati. Fra gli scritti e gli interventi di Sankara vanno ricordati i suoi incontri con Ortega e Castro. Per quanto riguarda il Nicaragua il rivoluzionario africano sostiene che ‘i nostri due Paesi hanno lo stesso ideale di pace, giustizia e libertà per i popoli, e intendono unire la forze per difendere e salvaguardare questo ideale in un momento in cui l’imperialismo sta dispiegando arrogantemente i suoi tentacoli’ [pag. 106]. La politica portata avanti in questi anni nel Burkina Faso ha una triplice dimensione, quella anticolonialista, quella antimperialista e quella della lotta per la pace [pag. 111], è all’interno del quadro antimperialista che va inserita la fitta rete di relazioni internazionale che Sankara tesse anche con l’allora Unione Sovietica.
La lotta di liberazione nazionale è prioritaria per Sankara, il quale citando Lenin ricorda che ‘tutti andranno alla rivoluzione nel modo più appropriato’ [pag. 225], la realtà di uno dei paesi più poveri del mondo non è quella di uno Stato evoluto ed industrializzato ecco perché in una intervista a ‘Radio Habana Cuba’ egli dichiara che ‘il problema della lotta di classe non si pone nel nostro Paese come in Europa. Abbiamo una classe operaia numericamente debole e non sufficientemente organizzata […] per questi motivi, in Burkina Faso, la lotta di classe è essenzialmente la lotta contro l’imperialismo’ [pag. 261]. Questa determinazione venne espressa chiaramente nell’incontro con Mitterrand, il quale si racconta che fu molto sorpreso dal discorso esplicito che il leader africano fece ad una cena il 17 novembre 1986, questa importante denuncia fu portata in scena da Jacques Jouet nella commedia teatrale ‘Mitterrand et Sankara’.
Il coinvolgimento francese nell’assassinio di Sankara è ovvio anche se al momento i documenti sono coperti dal segreto di Stato ma assieme al ruolo delle potenze straniere, compresi gli Stati Uniti, ci fu anche un fronte interno. La politica volta a rafforzare la produzione interna colpiva una piccola borghesia legata alle importazioni, piccola borghesia a cui diede sponda Blaise Campaorè che diventerà Presidente grazie al golpe. La rivoluzione fu sconfitta dall’alleanza fra le potenze straniere e la parte più reazionaria presente nel Paese.
Rimane però emblematica che una delle ultime apparizioni pubbliche di Sankara fu l’8 ottobre del 1987 per ricordare i vent’anni della morte di ‘Che’ Guevara, in quell’occasione, davanti al figlio, Camilo Guevara March, egli dichiarò: ‘”Che” Guevara per noi non è morto. Perché in tutto il mondo ci sono focolai dove gli uomini combattono per più libertà, più dignità, più giustizia, più felicità’ [pag. 274]. Queste parole pronunciata da Thomas Sankara valgono anche per lui, il quale amava dire ‘quando il popolo di alza in piedi l’imperialismo trema’.