Di fronte alla storia. Obiettivi e strategia della Russia. Vladimir Putin

di Marco Pondrelli

Davide Rossi ha curato un interessante libro che raccoglie 24 discorsi di Vladimir Putin. Parlare di Putin e di Russia oggi in Italia è difficile ma pubblicare addirittura i discorsi del Presidente rasenta oramai il reato con conseguenti liste di proscrizione, è la triste situazione dell’informazione nel nostro Paese, si insulta e si denigra ma raramente si argomenta.

Questo libro aiuta a capire non solo la figura di Putin ma anche la storia russa degli ultimi anni oltre che il conflitto in Ucraina. Nell’introduzione il Curatore ricorda un incontro fra Xi Jinping e Biden nel quale a proposito della situazione ucraina il Presidente cinese disse ‘spetta a che ha legato il sonaglio al collo della tigre il compito di toglierlo’ [pag. 16]. Il senso di questa di questa citazione tratta dal poeta della dinastia Song Hui Hóng è chiaro, sono gli Stati Uniti i responsabili primi della guerra. Questa semplice citazione dimostra quanto il rapporto fra Russia e Cina sia oggi stretto, in tutto il libro questo è un tema spesso presente. Il rapporto fra i due paesi va oltre la convergenza sulla grandi questioni geostrategiche mondiali, anche la visione economica tende a coincidere. Sul sistema economico cinese Putin rispondendo ad una domanda al 17° incontro del Valdai International Discussion Club sostiene che essa non è un’economica puramente pianificata ma non è nemmeno un’economica puramente di mercato perché ‘le funzioni di regolamentazione del governo sono certamente importanti’ [pag. 229].

Il rapporto con il settore privato ha segnato anche la prima parte della Presidenza di Putin, quando egli mise ordine in un sistema economico-sociale vicino al collasso mettendo in riga gli oligarchi, il 2 giugno del 2000 rispondendo al canale ‘NBC NEWS’ disse ‘se per oligarchi intendete persone che si sono fuse con il governo e cercano di avvicinarsi al governo per perseguire i loro fini egoistici, vi assicuro che si farà di tutto per evitare che una tale situazione di verifichi mai in Russia’ [pag. 30]. I critici di Putin e del suo operato vorrebbero che la Russia tornasse quella di Él’cin, asservita agli oligarchi, alla mafia ma sopratutto al potere statunitense, il Paese in cui in un solo anno (1995), vennero assassinati 27 giornalisti.

La prima parte della Presidenza di Putin fu dedicata a salvare il Paese sia da un punto di vista statuale (Cecenia e Dagestan) sia da un punto di vista economico. Si spiega così anche il ripristino della melodia dell’inno sovietico, per alcuni questo potrebbe sembrare un dettaglio ma non lo è; infatti assieme all’inno è stata riscoperta la storia sovietica ed il contributo essenziale che l’Urss diede alla sconfitta nel nazi-fascismo.

Il denominatore comune di questi discorsi è la difesa della Patria, sia dai nemici interni che da quelli esterni, anche a proposito della guerra siriana si sottolinea come i terroristi, nel migliore dei casi tollerati dell’Occidente, potrebbero diventare un pericolo anche per la Russia. Solo in quest’ottica si può capire la politica estera russa, a differenza di quello che spesso viene detto questa non è una politica imperialistica ma difensiva.

Merita una lettura attenta ed approfondita il discorso col quale Putin il 21 febbraio 2022 ha riconosciuto la Repubblica Popolare di Donetsk e la Repubblica Popolare di Lugansk, due sono i temi da mettere a fuoco. Innanzitutto va ribaltata la volgarizzazione fattane in Italia, secondo la quale Putin avrebbe detto che non c’è differenza fra Russia e Ucraina, perché russi e ucraini sono lo stesso popolo. In realtà il Presidente russo non contesta l’esistenza dello Stato ucraino, anzi ricorda i circa 250 miliardi di dollari prestati ad esso dalla Russia e sostiene come il popolo ucraino sia stato ingannato dal miraggio del Maidan finito nella svendita del Paese e nella povertà.

Inoltre c’è nel discorso di Putin un attacco a Lenin ed all’Unione Sovietica, la critica è stata quella di avere riconosciuto alla Repubbliche in diritto alla secessione, scelta che divise Lenin e Stalin. È ovvio che questo è un problema che va visto nella sua storicità e che richiederebbe una riflessione troppo lunga per essere affrontata in questa sede. Quello che si può dire è che il Presidente da una parte voleva riaffermare la necessità dell’unità nazionale dall’altra voleva rispondere al Partito Comunista, essendo l’iniziativa del riconoscimento delle Repubbliche Popolare partita da Zjuganov. Questo dimostra come l’opposizione in Russia non sia quella che l’Occidente vorrebbe, è vero che Putin in questi anni è stato criticato ma per i motivi opposti rispetto a quelli che muovono i nostri risentimenti verso Mosca.

Per concludere va detto che nonostante nel libro siano centrali ultimi accadimenti, esso mantiene una sua importanza storica che spiega le motivazioni alla base non solo dell’avvio dell’operazione militare speciale ma più in generale la politica interna ed internazionale della Russia.

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