Dalla Terra alla Terra. Res gestae di un metalmezzadro tarantino

di Piergiorgio Desantis

acquista il libro

Molti hanno letto, amato e sottolineato i libri di Alessandro Leogrande. Probabilmente si sono fermati a riflettere e a rileggere quelle pagine in cui si narrano le vite, le lotte, le tragedie ambientali e sociali nel tarantino. Questo lembo di terra continua, anche oggi, a balzare agli “onori” delle cronache per le traversie di una fabbrica – l’Italsider – che ha segnato le carni vive di chi vive e per una questione meridionale mai affrontata per davvero; nel frattempo la stessa fabbrica si avvia a una chiusura o a un forte ridimensionamento strategico senza alcuna necessaria soluzione ambientale.

Lo storico Alessandro Portelli ha scritto diversi libri sfruttando le storie orali operaie di fabbriche; tali fonti permettono una visione ancor più completa delle vite e della società stessa. Il libro autobiografico di Cosimo Sileno “Dalla terra alla terra, un viaggio tra ricordi del passato e considerazioni sul presente” edito da Scorpione nel 2022 si avvicina a quel tipo di racconto e rimanda alle opere di entrambi queste due importanti figure. È un libro significativo perché fa conoscere un pezzo di Meridione nell’arco di settanta anni attraverso vita vissuta.

Non si tratta solamente di un’autobiografia ma è anche un’opera che raccoglie il lascito culturale, politico e sociale di un comunista tarantino mai pentito. L’intento dell’autore è quello di affidare un pezzo delle sue memorie e delle sue riflessioni ai nipotini che vivono, fin dalla loro nascita, all’estero. Si tratta quindi di una vera e propria eredità, di cui sicuramente ne faranno tesoro.

Sileno ha tutte le caratteristiche del metalmezzadro, di cui si è letto e studiato sui libri di storia, ovvero del contadino strappato alla coltivazione delle terre per andare a lavorare in fabbrica. Egli, tuttavia, si potrebbe definire, più correttamente, un mezzadrometal. Fin dal principio, infatti, si avvertono le forti e profonde radici legate alla terra, al lavoro nei campi e alla natura. L’anima e la tradizione contadina non lo hanno mai lasciato. Vi si ritrova anche l’orgoglio per una società ormai estinta, che pur viveva di sacrifici e di sforzi fisici immani. Basti pensare alla “scatena” ossia lo zappare a mano la terra dura e secca nella stagione calda per rivoltarla e per eliminare i sassi, senza l’aiuto di alcun aratro. Riemergono, nelle sue parole, tracce di una fanciullezza semplice, all’aperto, a raccogliere i fichi oppure nella semina di legumi che, spesso, rappresentavano i pasti unici dei contadini unitamente alla caccia per uso familiare. È presente la macchia mediterranea, ora quasi completamente scomparsa, i muretti a secco, i trulli, i maestosi alberi di olivo, vere sculture della natura oggi colpite e decimate dalla xylella e le grandi masserie che erano anche centri di incontro, commercio e baratto.

acquista il libro

Cosimo Sileno ha attraversato anche un lungo periodo della sua vita in cui è dovuto fuggire dalla terra per necessità economiche e lavorative. A partire dagli anni ’70 è stato operaio in una piccola officina dell’indotto Fiat a Torino svolgendo tutte le mansioni ripetitive e alienanti che hanno rappresentato la fabbrica fordista nel ‘900. È in questo contesto che si affaccia per lui una passione che è per lui ancora viva e vitale: quella della politica. Siamo nel ’71 e l’Italia intera ancora pulsa di contestazioni e di manifestazioni operaie e studentesche. Anche il militare da lui svolto nel Friuli Venezia Giulia è stato una palestra politica. Qui Sileno incontra altri ragazzi emiliani e toscani e può parlare liberamente di filosofia e politica. Gli capita di leggere in caserma – una roba incredibile per l’oggi – giornali come Lotta Continua o L’Unità, seppur di nascosto. Queste modalità, per noi così lontane, permettono il formarsi di una coscienza che, un tempo, si sarebbe definita di classe per sé. Si realizzava, infatti, l’incontro di individui che si rendono conto di avere degli interessi comuni e di appartenere, appunto, alla stessa classe. Un’altra formazione assai significativa per l’autore è stata nel ventre del “mostro” ossia come operaio dell’Italsider. Qui trascorre ben 12 ore giornaliere, oltre alle 8 ore ci volevano anche altre per raggiungere l’immensa fabbrica. Qui conosce un’umanità varia, le vite e le condizioni di tanti operai meridionali. Affluivano a Taranto, infatti, non solamente operai pugliesi ma anche lucani e perfino calabresi. La capacità di ascolto e di elaborazione che ha sempre contraddistinto Cosimo Sileno favorisce un approdo naturale: quello del delegato di reparto e sindacalista della FLM (Federazione Lavoratori Metalmeccanici). Anche a Taranto negli anni ’70 ci furono grandiose manifestazioni e mobilitazioni per i rinnovi dei contratti di lavoro, per la sicurezza sul posto di lavoro visto che gli incidenti erano (e sono purtroppo) frequenti. Complementare all’esperienza sindacale non poteva non essere l’iscrizione al PCI, che era “una vera e propria Università del Popolo, come la definì Palmiro Togliatti” e come lo stesso Sileno ricorda. Qui trova interlocutori e, come nella migliore tradizione dei comunisti italiani, anche la possibilità di formarsi e crescere in una dimensione collettiva. La vita politica di Sileno è attraversata dalle vicende legate al PCI, alla fine dello stesso e ai tentativi generosi di tenere aperta la questione comunista in Italia, seppur attualizzandola in un contesto profondamente cambiato.

La pensione raggiunta dall’autore, in seguito, ha rappresentato il ritorno alla terra, alle sue radici, ai suoi olivi e al suo vigneto; resta per sempre viva e genuina una grande passione politica anche in contesti difficili. Per chi si avvicina ed ha occasione di colloquiare con lui, Cosimo Sileno trasmette – nonostante tutto – entusiasmo e una grande determinazione. Nella narrazione si capisce che egli soffre per gli stretti steccati degli schematismi ripetitivi e dogmatici; ritrova, invece, una forza inaspettata quando può inserirsi in un contesto più ampio e fecondo: quello dell’umanità. Mentre ancor oggi si affollano i ricordi dei suoi appassionati comizi, in questi tempi tremendi e difficili viene naturale, per chi scrive, abbracciare simbolicamente quella generazione di uomini e donne. Si vorrebbe non abbandonarli mai e restare loro legati. Il libro di Cosimo Sileno permette di non perdere neanche una virgola della sua grande eredità e di tenerla vicina a noi che vorremmo essere suoi piccoli nipotini e che ancora vogliono conquistare la luna.

acquista il libro

Unisciti al nostro canale telegram