
di Marco Pondrelli
Quello di Pietro Angelini non è solo un romanzo ma è anche un atto d’amore verso la musica e verso la Russia, è una sorta di Faust moderno con personaggi che potrebbero essere usciti da un racconto di Bulgakov.
Il racconto parte (e si chiude) a Teatro, è in scena il Trovatore di Giuseppe Verdi e Nicola, il protagonista, interpreta Manrico. Come commenta la voce narrante questo è un ruolo per il quale serve ‘un tenore gagliardo’ in grado di sfondare il pentagramma per arrivare a Do5 eseguito di petto pieno. Per il protagonista quella serata però si rivela un clamoroso fiasco. L’espressione ‘è venuto giù il teatro’ può essere usata in caso di un grande successo o di un grande insuccesso che è proprio quello in cui incorre protagonista.
È la paura di essere oramai arrivato alla fine della carriera che spinge il protagonista a stringere un patto con un personaggio misterioso, l’Uomo Profumato, di cui solo alla fine si apprenderà l’identità. Dopo questo primo episodio ambientato trent’anni fa il racconto arriva ad oggi spostandosi da Milano a Mosca e attraverso la storia del protagonista ripercorriamo la storia della Russia. Gli anni ’90, quelli che l’Occidente vede come gli anni d’oro della Russia, furono i peggiori per il popolo russo. L’esercito di babuške che sui marciapiedi della Tverskaja o della Nuova Arbat vendevano un po’ di tutto, erano la nuova avanguardia della Russia capitalista. Come scrive Angelini ‘in questo modo la Russia fu gettata nel mondo del libero mercato e sprofondò nel caos’, inflazione, povertà, alcolismo e diminuzione della vita media sono i risultati di questo periodo che tanto piace in Occidente.
Questo fu anche il periodo delle privatizzazioni selvagge, attraverso le quali un grande patrimonio pubblico venne regalato a pochi personaggi. Ad ogni russo, minori compresi, venne dato un voucher del valore di 10 mila rubli, ovverosia la ricchezza dello Stato veniva divisa fra i 150 milioni di russi. Fu relativamente semplice per alcuni giovani ex funzionari del Partito con consolidati rapporti con l’estero, acquistare per pochi soldi queste aziende.
Il romanzo prosegue raccontando di come il nuovo Presidente ‘un giovane astemio’, mise ordine e iniziò a ricostruire lo Stato, generando ‘una nuova speranza di futuro’. Le vicende del Protagonista avvengono dentro questa Russia, si arriva fino all’avvio dell’Operazione Militare Speciale (a cui si accompagna il tentativo del consolato italiano di ‘arruolare’ il tenore nella lotta al putinismo) e alle censure dell’Occidente.
Il libro di Pietro Angelini può essere quindi definito anche un romanzo geopolitico, nel quale si può leggere anche una citazione di Halford J. Mackinder che definisce la Siberia ‘il cuore della terra’. Assieme al moderno Faust, alla storia e a tanto altro non potevano mancare i grandi autori russi come Dostoevskij e Pushkin, che sono un patrimonio non solo russo ma mondiale. Quello di Angelini è un romanzo che ci aiuta a capire la Russia e che ha il merito di instillare la curiosità per questo grande e affascinante Paese.
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