Un ricordo di Elfriede Brüning

di Ada Donno

Martedì scorso, è deceduta all’età di 103 anni la scrittrice berlinese Elfriede Brüning.

Elfriede era nata a Berlino nel 1910 ed era l’ultima sopravvissuta della gloriosa Lega degli Scrittori Proletari Rivoluzionari della Repubblica di Weimar , alla quale appartennero tra gli altri Bertold Brecht, Anna Seghers e Ludwig Renn. Era entrata a far parte della Lega nel 1932, due anni dopo essersi iscritta al Partito Comunista nel 1930. Attiva nella resistenza comunista durante la dittatura nazista, fu arrestata dalla Gestapo e trascorse due anni in prigione. Gli anni fino alla fine della guerra li passò al confino interno senza poter più pubblicare nulla. Dal 1950 visse nella Repubblica Democratica Tedesca come scrittrice freelance, ricevendo numerosi riconoscimenti per la sua opera. Continuò a scrivere anche dopo la riunificazione della Germania: nel 1994 uscì la sua autobiografia “E del resto, era la mia vita”, e nel 1999 la raccolta di racconti “Ognuno vive per se stesso”. Rimasta sempre comunista convinta, nel 2010 dichiarò in un’intervista alla Süddeutsche Zeitung che nella Repubblica federale si sentiva “orfana” e che la disturbava il “capitalismo selvaggio” che aveva combattuto in gioventù. La sua ultima uscita pubblica a Berlino è stata il 10 maggio scorso: ci aveva tenuto ad essere presente in Bebel platz, alla manifestazione organizzata dalla Linke per ricordare quel 10 maggio 1933 in cui “la bestialità nazista aveva bruciato i libri, compresi quelli della sua cara amica Anna Seghers, tedesca, ebrea, comunista”.

Apprendendo la notizia della sua morte, il sindaco di Berlino Klaus Wowereit (SPD) l’ha definita “grande scrittrice e donna ammirevole”. In alcuni commenti apparsi sulla stampa berlinese è stata definita “un pezzo di storia vivente della letteratura tedesca, soprattutto della DDR” ed è stato sottolineato che “la sua opera e la sua biografia meritano il rispetto anche di chi non condivideva le sue convinzioni politiche .” Elfriede Brüning ha pubblicato una trentina di libri, per lo più di narrativa, in cui si è molto occupata dei problemi delle donne e di memoria storica. Diversi di essi sono stati anche tradotti e pubblicati all’estero , soprattutto nell’Europa dell’Est.

Nello scorso mese di marzo ero andata a trovare Elfriede nella sua casa di Berlino, accompagnata dalla nipote Jasmina. Lasciandoci, le avevo promesso che in autunno le avrei portato la prima copia di stampa della sua autobiografia “Vita e scrittura nella Ddr”, tradotta in italiano. Era felice, sarebbe stato il primo suo libro pubblicato in Italia, disse. Sembrava stare bene e non dubitavo che avrebbe aspettato. Ma forse 103 anni sono troppi anche per una tempra di ferro come la sua. Nel darmi la notizia che Elfriede si era addormentata pacificamente nel pomeriggio di martedì, la figlia Christiane mi ha confidato : “è stata fino alla fine un esempio per me e per Jasmina, anche nel senso della sua difesa, tutta personale e solitaria, della autodeterminazione delle persone”.

Ciao Elfriede, manterrò comunque la mia promessa.