Diario di una lotta

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di Giovanni Sarubbi, segretario Provinciale Pdci di Avellino
e Luca Servodio, direzione nazionale PdCI

È stato presentato ad Avellino il libro “Diario di una lotta”, scritto dai lavoratori dell’IRISBUS di Valle Ufita. È una storia di parte, più precisamente un diario di tutto ciò che è successo durante i 117 giorni di lotta che hanno tenuto bloccato lo stabilimento FIAT-IRISBUS di Valle Ufita nel tentativo disperato di impedirne la chiusura che poi è avvenuta. 

Ci sono articoli di giornale, comunicati stampa, dichiarazioni di politici, sindacalisti, amministratori comunali, documenti parlamentari. Il diario si apre il 7 luglio 2011 quando, per la prima volta in Italia, i lavoratori sono messi al corrente del loro destino dalle pagine del quotidiano “Il Mattino” che pubblica la notizia sulla decisione della Fiat di voler chiudere lo stabilimento di Valle Ufita. Il libro si chiude con l’accordo, che il diario chiama “accordo della vergogna”, del 14 dicembre 2011, che ha chiuso lo stabilimento e con una lettera di Rossella Iacobucci, del Comitato Resistenza Operaia che si è formato per sostenere la lotta dei lavoratori IRISBUS.

Il libro è aperto dall’immagine di un quadro dal titolo significativo “Naufragio della speranza”, che è richiamato dal titolo della lettera conclusiva che è “Il sogno tradito”.

Questi elementi fanno comprendere bene, anche visivamente, come il libro racconti una sconfitta dei lavoratori e del movimento sindacale e delle forze politiche della sinistra, nonostante la generosità e l’impegno nella lotta che i lavoratori hanno messo in campo.

Questo libro diventa dunque il diario di un tradimento subito, della rabbia e dell’indignazione delle tute blu, della morte di una zona interna del Mezzogiorno d’Italia, in questo caso Valle Ufita, adagiata sull’Appennino meridionale campano, nella parte settentrionale della provincia di Avellino, ma anche, al tempo stesso, della necessità di un rilancio forte e quanto mai necessario della “questione meridionale”, da troppo tempo messa in disparte e ignorata da politici e istituzioni locali.

Il libro non analizza i motivi della sconfitta, si limita a rappresentarla riportando la documentazione di ciò che hanno detto e fatto gli operai e i vari soggetti politico-istituzionali che si sono impegnati e ancora si occupano della vicenda.

Il libro si limita a indicare una volontà, quella di continuare la lotta ma non ne traccia il percorso ne indica una traccia di riflessione sugli errori commessi, sul perché si è stati sconfitti, su quali siano le responsabilità politiche o sulla necessità di cambiare profondamente il tipo di società. C’è, ed è importante, una dichiarazione di voler trasformare la sconfitta momentanea subita in vittoria.

Le strade che i lavoratori dell’Irisbus possono seguire sono due. Da un lato quella di rincorrere ancora una volta i vecchi politici dell’Irpinia, quelli che sostengono di essere stati i promotori e i realizzatori dello stabilimento FIAT oltre trent’anni fa, con tutto il marciume del potere economico–finanziario a essi collegati, oppure tentare di percorrere la via dell’emancipazione dei lavoratori e dell’intera società, promuovendo l’unità di classe tra tutte le diverse vertenze irpine e regionali esistenti, e sono oramai centinaia, partendo dal rispetto integrale della Costituzione nata dalla Resistenza al nazi-fascismo, che mette il lavoro ed il rispetto del bene collettivo a fondamento del nostro Stato. Solo un nuovo umanesimo potrà fare piazza pulita degli egoismi e dell’idolatria del mercato che da oltre trent’anni dominano la scena politica italiana e mondiale.

Al momento, dai dibattiti infuocati promossi dal Comitato di Resistenza operaia che si sono svolti nell’ultimo mese, non c’è ancora una linea chiara. Emergono profonde divergenze di opinione e tentativi di frantumare e depotenziare la lotta fin qui realizzata.

Una cosa è certa: non potranno essere le forze politiche e sociali che hanno provocato la crisi economica che è all’origine della chiusura dell’Irisbus a trovare la soluzione che vada negli interessi dei lavoratori e di tutta la società nel suo complesso. Queste forze dovrebbero mettere in discussione la destinazione dei fondi pubblici che loro hanno orientato verso la spesa militare anziché verso quella civile (ci sono i soldi per gli F35 ma non per i pullman, per la TAV ma non per i treni dei pendolari, per le cliniche private ma non per la sanità pubblica, ecc), oppure la privatizzazione selvaggia dei servizi pubblici essenziali, con la distruzione dell’intervento pubblico in economica, o l’aumento esponenziale degli squilibri sociali fra nord e sud, con le imprese del nord che in questi due ultimi decenni sono diventati l’idrovora insaziabile che ha risucchiato tutte le risorse economiche possibili e immaginabili una volta destinati al sud.

Sono questi i temi che sono all’ordine del giorno dello scontro politico-sociale oggi in Italia. Se il Comitato Resistenza Operaia dell’Irisbus saprà affrontarli con coraggio allora la realizzazione di questo “Diario di una lotta” avrà avuto un senso e produrrà molti frutti. Altrimenti…

(Per richiedere copia del libro mettersi in contatto tramite facebook con Resistenza Operaia http://www.facebook.com/resistenza.operaia )