di Marco Pondrelli
Il libro di Andrea Puccio è un’interessante lettura, un lavoro ben fatto da un Autore che conosce Cuba e riesce a darne una rappresentazione che va fuori ed è contro il racconto mainstream. Per inquadrare la storia cubana e il bel libro di Puccio è necessario ricordare una frase di Domenico Losurdo il quale parafrasando Theodore Roosevelt diceva che per alcuni pseudo comunisti l’unico comunista buono era quello morto, perché chi come Castro provava a costruire qualcosa era sicuramente un venduto, un dittatore e un traditore. La realtà ci insegna che combattere per l’esistenza di un Paese sovrano a poche miglia dagli USA non è semplice, come scrive l’Autore all’inizio del 1959 ‘la rivoluzione era vinta ma adesso ai vincitori spettava il compito di ricostruire un paese e attuare tutte quelle politiche per le quali avevano lottato’ [pag. 9]. La storia cubana è la storia della guerra che per oltre 60 anni la prima potenza militare gli ha mosso contro. Non fu la famosa baia dei porci l’unico tentativo per rovesciare il governo cubano e distruggere la Rivoluzione, il terrorismo è stato sostenuto dagli Stati Uniti in questi anni e accanto ad esso hanno trovato spazio le leggi per isolare economicamente e politicamente Cuba.
Tutto questo è successo perché quello che successe il 1° gennaio 1959 non fu solo un cambio di governo, fu una Rivoluzione che metteva al centro il riscatto dell’isola e non il ricambio della classe dirigente, ciò volle dire che Cuba non era più disponibile a farsi sfruttare da Washington, scrive Puccio: ‘le misure adottate dal governo Rivoluzionario, volte a riscattare le ricchezze del paese mettendole a disposizione della popolazione, colpirono gli interessi dei grandi monopoli americani che per più di mezzo secolo avevano saccheggiato le risorse dell’isola e influenzato la sua politica interna’ [pag. 27]. Questa politica era pericolosa non solo perché toccava gli interessi economici statunitensi ma anche perché dava un esempio a tutti i popoli sfruttati dell’America Latina e non solo.
Proprio per questi due motivi la reazione statunitense è stata particolarmente dura, come scrive l’Autore ‘le azioni intraprese contro Cuba dal governo degli Stati Uniti, non appartengono alla categoria di “embargo”. In questo caso si deve parlare piuttosto di “blocco”, in quanto si persegue attraverso di esse l’isolamento, il soffocamento, la paralisi di Cuba, allo scopo dichiarato di strangolarne la popolazione e spingerla a rinunciare a qualunque rivendicazione di sovranità e indipendenza; simili iniziative costituiscono in effetti il tratto centrale del concetto di Bloqueo’ [pag. 28], a Cuba prima e più che altrove hanno trovato concretizzazioni le teorie dell’ammiraglio Alfred Thayer Mahan, il quale vedeva nel blocco economico uno strumento di guerra.
Puccio si occupa anche della storia recente, con gli accordi di Obama e la svolta di Trump. In merito ai primi sottolinea come siano stati più forma che sostanza. Il viaggio di Obama a Cuba ‘è stato una passerella dove tutti i riflettori accesi illuminavano la faccia pulita di Barak Obama. L’unica concessione era stata quella di autorizzare Cuba all’uso del dollaro Usa nelle transazioni commerciali. Una concessione non da poco se non fosse che dopo un anno nessuna banca aveva autorizzato alcuna transazione in divisa statunitense per paura di essere multata’ [pag. 57]. Trump ha cambiato innanzitutto la propria idea, in precedenza era arrivato a promettere di costruire un albergo sull’isola, successivamente complice, probabilmente, la volontà di riallacciare i rapporti con il senatore Rubio per rafforzare la sua posizione al Senato ha virato verso una politica anti-cubana.
Scarso interesse suscitano in Trump i voti dell’Assemblea dell’ONU che costantemente condannano l’embargo USA (ad esempio la 27° votazione 187 favorevoli su 192), questi voti non hanno seguito perché gli Stati Uniti possono esercitare il diritto di veto, ci domandiamo dove siano i tanti opinionisti che pretendono il rispetto del diritto internazionale contro la Russia ma tacciono rispetto a questa palese violazione dei diritti del popolo cubano.
Gli spunti che il libro contiene sono molti, Andrea Puccio ricorda di come Cuba ha combattuto efficacemente il Covid, come la popolazione collabori nella difesa della Rivoluzione, dedica pagine molto interessanti alla legge cubana sulla famiglia ma sopratutto l’Autore ha il merito di smascherare l’opposizione cubana raccontando chi è ‘il dissidente cubano Guillermo Farinas Hernandez vincitore nel 2010 del Premio Sacharov dell’Unione Europea’ e spiegando, dati alla mano, da dove arrivano i finanziamenti e quali sono le pratiche di questi personaggi.
Il libro di Andrea Puccio da voce al popolo cubano e pur mettendo in luce anche i problemi che vive l’isola (questo non è un testo di propaganda) ci aiutare a capire perché il governo cubano gode di un forte consenso e verrebbe da dire che non lo gode solo fra i cubani. In rete si possono rintracciare le due visite che Castro fece a New York per presenziare all’Assemblea dell’ONU entrambi le volte visitò Harlem (la prima incontrò anche Malcolm X) e fu accolto da grandi manifestazioni di affetto, le stesse persone che lo andarono ad omaggiare alla sua morte. Tutto ciò a dimostrazione di come lo stesso popolo statunitense non sia riconducibile all’esigua minoranza della diaspora di Miami.
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