Vittorio De Seta, la grammatica del documentario

di Alberto Bougleux Videointervista, Spagna 2008, 10 min Prod. Quaderni del CSCI-ZaLab, 2008


 

Scorsese ha detto di lui che era un antropologo che si esprimeva con la voce di un poeta. A noi invece ha detto che dell’antropologia non gli importava proprio niente, e tutto quel che cercava era la poesia, “che è come il sale, conserva le cose”. In questa videointervista, realizzata da ZaLab a Barcellona nel 2008*, Vittorio De Seta, padre del documentario italiano, ripercorre gli elementi fondamentali della sua personalissima cinematografia, dal suono, al montaggio, al rapporto con i personaggi e i loro ambienti. Un appello alla resistenza per un mestiere difficile e necessario, un richiamo alla sfida del reale, che può tornare a imporsi anche quando sembra ormai troppo tardi.

 

*pubblicata in Quaderni del CSCI, n. 4, 2008, Barcellona.

 


 

Il saluto di Cecilia Mangini a Vittorio De Seta

da http://www.cinemadelreale.it

 

“Vittorio addio, ci lasci e noi siamo ancora qui a fare i conti con il tuo rigore visionario. La tua è stata un’ascensione in solitaria, senza sherpa, poveretto chi ci ha messo decenni per capirlo. Oggi il Sud te l’hanno denegato quasi fosse una tua mania, una fissa, anche se tu lo catturavi per chi ne aveva immediata urgenza, chi se ne importa, non esiste più -resto basita, è Sud ovunque ci sia disuguaglianza e dipendenza. E se lo hai messo a disposizione di chi faceva finta che non esistesse, che resistenza hai avuto, sapendo che ti avrebbero liquidato con una pacca sulla spalla e un “bravo bravo e bravo” liberatorio da ogni impegno.

 

Insieme a tutti i documentaristi dico che non perdoneremo le lacrime e i singhiozzi dei critici gementes et flentes, lacrimosi e gemebondi, ah il più grande, ah il profeta del realismo, ah il cantore dell’Italia poveraccia e magnifica di povertà e di slancio, perché quei gementes et flentes pochissimo hanno fatto per la sopravvivenza del documentario. Non è per loro, ma per i giovani testardi e i ragazzi affamati di realtà che il nostro paese ha ancora voce segno volto. Non darti pena, il documentario lo difenderemo anche per te.”

 

Cecilia Mangini