di Marco Pondrelli
La lettura del bel libro di Daniele Burgio, Massimo Leoni e Roberto Sidoli dovrebbe essere accompagnata dalla visione di un film di recente uscita ‘don’t look up’, nel quale l’umanità viene sconvolta dalla notizia di una cometa in grado si cancellare ogni forma di vita diretta verso la terra. Il mondo della politica, dell’economia e dell’informazione reagiscono senza rendersi conto del pericolo ed anzi accusando gli scienziati di creare allarmismo. È uno specchio fedele dei tempi che stiamo vivendo, tempi nei quali c’è chi ancora crede che la terra sia piatta. ‘Cento miliardi di galassie’ è un tributo all’importanza della scienza elevandola sopra il mortificante dibattito attuale rispetto ai vaccini, nel quale essa viene usata alternativamente come una clava o come un totem a cui credere fedelmente. Con lo stesso approccio si sarebbero difesi i criminali esperimenti di Mangele. L’approccio degli Autori è differente ed è ben riassunto da Alessandro Testa nella prefazione laddove afferma che ‘non può esistere alcuna scienza senza un pensiero filosofico che la strutturi, perché senza di esso la scienza si ridurrebbe a mero calcolo, ad ossessiva ricerca delle “risposte giuste” senza peraltro conoscere quale siano le domande da porsi’ [pag. 15].
Tutto il pensiero marxiano mette al centro la prassi aprendo la strada per un’opera fondamentale di Lenin (centrale anche nel libro) ‘materialismo ed empiriocriticismo’, nel quale il grande rivoluzionario interviene su una contrapposizione che è alla base del pensiero filosofico. Quando Raffaello Sanzio affrescò la ‘Scuola di Atene’ vi pose al centro Platone e Aristotele, il primo indica il cielo e il secondo le terra, meglio di tutto quest’opera racchiude la contrapposizione fra idealismo e materialismo. Per gli Autori George Berkeley (1685-1753) è ‘il vero fondatore dell’idealismo soggettivo occidentale’ [pag. 45], è infatti il vescovo anglicano che afferma che le cose non sono altro che collezioni di idee. Alla luce di queste affermazione può essere colta appieno l’opera di Schopenhauer (1788-1860) il quale afferma che ‘non c’è oggetto senza soggetto’ [pag. 49], frase che spesso e volentieri sarà confutata del libro. Heidegger tentò di imboccare una terza via filosofica ma come notò Lukàcs ‘l’oggettività della realtà ontologica rimane puramente dichiarativa’ [pag. 51] costringendo il filosofo tedesco nel campo idealista.
Il sostegno che Burgio, Leoni e Sidoli portano alla causa materialista è articolato ed al contempo molto interessante. Alla base c’è l’eurekismo, per fare un esempio la nostra specie grazie a Richiard Lamming nel 1838 ebbe coscienza dell’esistenza degli elettroni. Questo vuole dire che non essendoci stato un soggetto che avesse pensato gli elettroni prima del 1838 essi non esistevano, Lemming ne è quindi l’inventore anziché lo scopritore? Ovviamente non è così la materialità delle cose che ci circondano, a partire dalle cento miliardi di galassie, era tale anche prima che qualcuno le scoprisse.
Hegel ‘definì l’idealismo come non volontà di considerare il finito […] come la vera realtà’ [pag. 104], è un affermazione rilevante anche se come sottolineano gli Autori il filosofo di Stoccarda considerava la realtà finita destinata a perire senza tenere conto, come fece Marx nella sua testi di laurea ‘differenza tra le filosofie della natura di Democrito e di Epicuro’, dell’iterazione con le altre parti. Diversamente Parmenide affermava che ‘l’essere è, e non può non essere’ e ‘il non-essere non è, e non può essere’, come per Heidegger l’essere non può essere conosciuto, esso si mostra negandosi e l’Ulisse di Dante non avrebbe avuto motivo di oltrepassare le colonne d’Ercole. Nonostante Hegel non sia stato conseguente con…sé stesso possiamo vedere qui la vera contrapposizione fra idealismo e materialismo, la fiducia nella scienza non è quindi fede ma certezza nelle capacità umane. La forza del libro è sapere dimostrare questo guidandoci attraverso la scienza: dalle galassie ai batteri, realtà che esistevano prima di essere scoperte.
A questo approccio gli Autori aggiungono quello temporale, la visione dei tanti idealisti presi in considerazione non considera il tempo, non coglie il fatto che il nostro passato e nel nostro presente che sarà a sua volta contenuto nel futuro. Una visione che non può appartenere a chi ritiene che le cose esistano solo quando vengono scoperte.