di Marco Pondrelli
I libri di Ilan Pappé sono tanto ben scritti e argomentati quando ignorati dal sistema mainstream, bene ha fatto quindi Fazi Editore ha pubblicare, dopo il precedente volume, questo importante lavoro.
L’affermazione che apre il libro ed è contenuta nella prefazione all’edizione italiana è sicuramente in controtendenza rispetto a quello che si ascolta sui nostri telegiornali, secondo l’Autore prima del 7 ottobre le fondamenta d’Israele erano piene di crepe ‘queste spaccature, a mio avviso, mettono in pericolo il futuro stesso di Israele come Stato sionista. Credo che siamo all’inizio della fine del progetto sionista in Palestina’ [pag. 11]. Questa visione di Pappé ribalta le normali convinzioni su Israele, se da una parte c’è chi ritiene che questo Stato sia forte e consolidato d’altro c’è chi pensa che la sua esistenza sia messa in crisi dagli Stati confinanti, secondo l’Autore invece le difficoltà arrivano dall’interno. La contrapposizione che è sempre più difficile gestire è quella fra lo Stato di Giudea, coloro che vogliono un Paese teocratico che espanda gli insediamenti, e lo Stato d’Israele, ovverosia coloro che sono convinti (a torto secondo l’Autore) che Israele sia l’unica democrazia del Medio Oriente. È questa la contrapposizione che si sta producendo dentro lo Stato ebraico e rispetto alla quale oggi non si vedono possibili mediazioni.
Il libro è un prezioso viaggio attraverso la storia di questa travagliata regione del mondo, Pappé ha una indubbia capacità di sintetizzare in poche e chiare pagine gli eventi complessi che abbiamo alle spalle. La conoscenza della storia è essenziale per non cadere nel tranello di chi vuole convincerci che la questione palestinese sia nata il 7 ottobre e che le colpe siano dalla parte di chi vuole distruggere ‘l’unica democrazia del Medio Oriente’. La storia non inizia il 7 ottobre ma neanche nel 1948, i cambiamenti iniziano a prodursi agli inizi del Novecento per poi esplodere, dopo la Prima Guerra mondiale, con il mandato britannico. Va ricordato che le prime relazioni fra palestinesi ed ebrei non furono di conflitto, spesso i nuovi arrivati venivano aiutati dagli abitanti del luogo e non erano visti come usurpatori o invasori. Successivamente quando il movimento sionista si radicalizza anche con l’emergere di movimenti terroristici questi rapporti degenerano.
Fino al ‘48 la storia di questa regione è una storia di conflitti con un terrorismo ebraico che si rivolge contro arabi e inglesi e con le proteste arabe represse nel sangue. La politica sionista può essere riassunta nel tentativo di conquistare più terra possibile per mettere gli inglesi ma sopratutto la nuova potenza emergente, gli USA, di fronte al fatto compiuto. Dall’altra parte gli arabi si sono fidati troppo delle Nazioni Unite, riponendo le loro speranze nel rispetto del diritto.
Il libro contiene una precisa e puntale denuncia delle politiche israeliane dal ‘48 in poi, scrive Pappé: ‘la Nakba non fu soltanto un furto di terre da parte delle forze sioniste, bensì un tentativo di rendere impossibile la ricostruzione di una nazione palestinese’ [pag. 75], è questo il ‘peccato originale’ che segna ancora oggi le tensioni nell’area. Questa ricostruzione storica spiega il perché della Legge fondamentale che nel 2018 riconosce agli ebrei uno status particolare, trasformando così Israele in una vera e propria teocrazia. Questa politica di apartheid vuole chiudere la questione palestinese semplicemente negandone l’esistenza. La conclusione è che ‘l’attuale evoluzione di Hamas va letta alla luce di questo contesto: quando ha partecipato a delle elezioni democratiche e ha inequivocabilmente vinto, gli Stati teoricamente democratici hanno disconosciuto il risultato’ [pag. 124]. La sensazione che assale il lettore leggendo le belle pagine di questo libro è che semplicemente i palestinesi non debbano esistere, quello che sta succedendo dopo il 7 ottobre ci conferma che questa posizione è quella dello Stato ebraico.
Proprio queste considerazioni in un Occidente nel quale 10 poliziotti inseguono un bambino ‘colpevole’ di portare una bandiera palestinese, ci portano ad augurare al libro di Ilan Pappé il massimo successo.
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