Attraversamenti. Storie e incontro di un comunista e democratico italiano. Goffredo Bettini

di Marco Pondrelli

Il libro di Goffredo Bettini pur non condivisibile in molti passaggi è una lettura interessante. Lo è innanzitutto perché racconta la vita di un politico che intreccia non solo la storia del Partito Comunista ma anche quella italiana. I personaggi di cui l’Autore parla sono stati centrali nella politica e nella cultura italiana, da Mario Tronti a Pier Paolo Pasolini, da Pietro Ingrao a Renzo Piano. Il racconto mostra l’evoluzione del PCI che Bettini, a differenza di molti suoi ‘compagni’ di strada, non rinnega. Non solo non rinnega la sua esperienza personale ma neanche le idee che l’avevano guidata. Il PCI raccontato nel libro è il PCI che attraversa il ’68, che si scontra con il movimento del ’77 fino alla svolta di Occhetto.

In quest’ottica emerge una contraddizione, l’Autore si discosta dall’esperienza sovietica ma, citando il fraterno amico Gianni Borgna, ammette come il crollo dell’URSS ‘rinfocolò il ruolo aggressivo del blocco occidentale’ [pag. 81]. Premesso che il sistema sovietico era in crisi da anni, non si può non rilevare come le parole di Gianni Borgna furono profetiche, perché pronunciate durante la svolta di Occhetto, e hanno ben delineato quello che è successo negli ultimi 30 anni. Le guerre, l’attacco ai diritti del mondo del lavoro e la riduzione degli spazi democratici dovrebbero indurre tutti a guardare con maggiore obiettività l’importanza che aveva l’Unione Sovietica nello scenario mondiale. Analogamente manca una riflessione sul nuovo mondo multipolare e sul ruolo della Cina, ben consapevole che non è questo l’oggetto del libro sono convinto che per un’avanzata delle forze progressiste il quadro mondiale non può essere ignorato, sarebbe interessante leggere su questo l’analisi dell’Autore. Quando Bettini afferma, giustamente, che il Pd non si è liberato ‘da un’ipoteca atlantica e americana’ [pag. 371] mentre questo è a sua avviso un passo necessario affronta un tema che guarda ai futuri assetti mondiali. Solo in un quadro multipolare in grado di riconsegnare autonomia e sovranità al nostro Paese, si può sperare che anche il Pd abbandoni il suo cieco atlantismo.

Venuta meno l’URSS la strada non poteva che essere quella atlantica. In questo quadro le speranze che il PCI, o parte di esso, nutriva per Gorbačëv si sono dimostrate mal riposte. La terza via in realtà è stata l’accettazione del capitalismo, non c’era nel leader sovietico una chiara idea del che fare. Lo stesso successe al PCI. Per quanto è indubbio che da anni fosse in atto la ‘socialdemocratizzazione’ del Partito, la verità è che la consacrazione arrivò quando oramai la socialdemocrazia era in crisi. Mentre sul crollo dei Paesi dell’Est si è molto discusso, anche se spesso non in modo approfondito, la crisi della socialdemocrazia è stata oggetto più di riflessioni accademiche che politiche. La svolta della Bolognina è quindi partita verso un porto che non esisteva più, questo ha portato il PDS a passare direttamente al liberismo.

Thomas Piketty nel suo ‘Il capitale nel XXI secolo’ pur arrivando a conclusioni discutibili denuncia gli errori della sinistra socialista francese, sono errori che possono essere ripresi e riportati anche in Italia. Per anni la critica a Berlusconi era rivolta verso il suo statalismo, la sinistra si è fatta paladina delle liberalizzazioni e delle privatizzazioni. Dopo 30 anni di sbornia neoliberista sarebbe doverosa più che un autocritica una nuova visione del proprio ruolo.

C’è un tema importante che solleva Bettini in conclusione del suo interessante libro, ovverosia il ruolo della tecnica. Questo è un argomento che richiederebbe maggiore spazio di quello che ho a disposizione, è un tema che su cui grandi pensatori si sono confrontati e che tocca in profondità la nostra vita e anche la nostra idea di democrazia. È uno dei motivi per cui la lettura del libro di Goffredo Bettini è interessante, anche perché la politica e i politici hanno perso l’abitudine, o forse la capacità, di volare alto astraendosi dalla beghe quotidiane per guardare ad obiettivi più avanzati della prossima scadenza elettorale.

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