Appunti dal carcere. Erich Honecker

dopo la notizia che il DKP non sarà ammesso alle elezioni del Bundestag in settembre (dove sono i censori che accusavano Maduro di non ammettere gli oppositori alle elezioni?) le riflessioni di Honecker contenute in questo libro assumono un’importanza ancora maggiore

di Marco Pondrelli

La lettura degli ‘appunti dal carcere’ di Honecker rivela la natura di questa grande figura del Novecento, non c’è in lui il rancore o la disperazione ma la consapevolezza e la rivendicazione delle proprie scelta assieme ad una grande fiducia nel socialismo, che egli non giudica definitivamente sconfitto. Come scrive Marco Rizzo nella prefazione ‘la superiorità del socialismo si dimostra nell’indipendenza che quei paesi hanno saputo opporre all’imperialismo. Sia paesi grandi e potenti come la Cina, ma anche paesi più piccoli e più esposti’ [pag. 6]. Parole condivisibili, ma se oggi la forza della Cina è indiscutibile così come il suo peso internazionale, quando Erich Honecker scrive queste parole, chiuso nello stesso carcere (Moabit a Berlino) in cui lo avevano rinchiuso i nazisti, le cose erano diverse.

Gli ‘appunti dal carcere’, libro nel quale è compresa anche la dichiarazione finale al processo che condannò il dirigente comunista, sono un’analisi della storia della Germania Est e, a differenza di quello che si potrebbe pensare, sono una storia in cui vengono messi in luce anche gli errori ed i limiti di quell’esperienza. In particolare Honecker osserva criticamente la mancata attenzione ‘alle concezioni consumistiche che crescevano’ [pag. 98] o al tema ‘dell’ampliamento della democrazia’ [pag. 58]. Nonostante questa visione critica sul proprio passato con un’analisi degli errori e dei limiti, il sistema socialista rimane valido, soprattutto alla luce di quello che ha portato l’annessione.

Vladimiro Giacchè nel suo Anschluss ha dimostrato, dati alla mano, cosa ha rappresentato per i tedeschi dell’est questo drammatico passaggio: de-industrializzazione, povertà e disoccupazione. Come Giacché sottolinea nel titolo della sua opera il nesso fra l’unificazione tedesca e ‘il futuro dell’Europa’, così Honecker davanti ai giudici che lo condannarono disse: ‘è il gioco il futuro della Germania e dell’Europa, anzi del mondo’ [pag. 106]. Difronte al disastro dell’unità tedesca è facile per chi ebbe ruoli di primo piano nella Germania Est rivendicare la piena occupazione, i servizi sociali, il diverso ruolo delle donne ed anche l’importante vita culturale.

L’analisi sulla sconfitta dell’esperienza tedesco orientale non sarebbe completa senza alzare lo sguardo sul campo internazionale. Fra i vari capi d’accusa contro Honecker ci fu anche quello di avere fatto costruire il muro, scelta che non fu sua ma che egli rivendica, essendo stata funzionale al mantenimento della pace. Il mantenimento della pace fu la scelta che guidò Lenin nel difficile passaggio del trattato di Brest-Litovsk ‘sicuramente Lenin non pensava che la coesistenza di paesi con ordinamenti sociali diversi si sarebbe realizzata senza ostacoli o problemi. Sostenne comunque, fino alla sua morte nel 1924, una posizione priva di ambiguità: la coesistenza pacifica è possibile considerando le opposizioni esistenti’ [pag. 50]. Coerentemente con questa affermazioni Honecker può rivendicare di avere governato un paese pacifico che si è sempre battuto per la difesa della pace e che, alla fine della seconda guerra mondiale, non rivendicò l’Oder-Neisse che passò alla Polonia e che fu invece un tema su cui la Germania unificata puntò molto. In questo scenario la figura di Gorbaciov è quella a cui vengono riservate le maggiori critiche, perché la Germania Est non poteva continuare ad esistere contro la volontà dell’URSS (che di lì a poco proprio a causa degli errori di Gorbaciov e della follia etilica di Él’cin si sarebbe sciolta). Quando Gorbaciov accettò l’unificazione tedesca, e con essa l’appartenenza della stessa alla NATO, pose le premesse per una sconfitta storica delle forze democratiche. Come disse Honecker in visita al cancelliere Kohl l’unificazione di capitalismo e socialismo è altrettanto improbabile ‘che quella dell’acqua col fuoco’ [pag. 71]. La conseguenza fu che l’economia dell’est che potè resistere fu solo quella che non disturbava ‘gli sbocchi delle imprese site in Germania Ovest’ [pag. 69].

In conclusione Honecker scrive che ‘non sarebbe però realistico, oggi, darsi l’obiettivo di ricostruire il nostro defunto Stato’ [pag. 80] allo stesso tempo egli rimane convinto che il ‘futuro appartiene al socialismo’ pag. 84].