
di Marco Pondrelli
Il libro di Valentina Pisanty recentemente pubblicato da Bompiani è un libro interessante di cui si sentiva il bisogno. Giulio Busi su ‘il sole 24 ore’ del 26 gennaio riflettendo sul lavoro della Pisanty ha sostenuto che ‘l’ipotesi è netta, ed è destinata a sollevare più di un dubbio‘. Prima ancora, dal mio punto di vista, questo libro è importante perché ci permette di riflettere su un termine molto usato e allo stesso tempo molto abusato.
Siamo in una fase storica in cui le parole vengono usate come clavi per colpire l’avversario, come scrive l’Autrice: ‘la parola sacra non deve essere capita o interpretata. Va ripetuta liturgicamente e applicata alla lettera in tutti i contesti e le circostanze che i nomoteti-legislatori hanno stabilito essere di sua pertinenza‘. Si parli di antisemitismo, di populismo o di sovranismo la confusione regna sovrana, più queste parole vengono urlate meno si capisce di cosa si parla.
Valentina Pisanty ripercorre la storia della parola ‘antisemita’ che inizia ad essere usata alla fine dell’Ottocento, quando in Germania nasce un gruppo di attivisti contrari alle leggi che avevano riconosciuto agli ebrei i diritti civili, questi attivisti si definiscono antisemiti. È in questo periodo che ‘gli antisemiti essenzializzano gli ebrei, riconducendoli a uno stereotipo che ai loro occhi è scolpito nell’eternità. Per reazione molti ebrei essenzializzano gli antisemiti, replicandone l’operazione a valori invertiti, e ricostruiscono la propria identità di gruppo sul mito di uno scontro senza tempo’.
La sconfitta del nazismo ha condannato questa parola, essa non ha più, giustamente, valenza positiva o semplicemente neutra ma rimane legata al ricordo delle atrocità commesse dal nazismo. La parte di maggiore interesse nell’analisi di Valentina Pesanty è quella successiva e a noi più vicina, essa si legata al rapporto che viene ad instaurarsi fra antisemitismo e antisionismo. Nel 1975 su proposta dell’Unione Sovietica l’ONU vota una risoluzione che afferma che ‘il Sionismo è una forma di razzismo e di discriminazione razziale’. Partendo da questa risoluzione, che sarà abrogata nel 1991 nel clima che si era prodotto in riferimento al dialogo israelo-palestinese che sfocerà negli accordi di Oslo, è incredibile come a pochi anni di distanza si sia arrivati all’affermazione opposta, l’antisionismo è antisemitismo.
Se negli anni ’90 l’antisemitismo sembrava morto successivamente ‘la situazione in Medio Oriente precipitò in una serie di eventi catastrofici’, che rimise al centro del dibattito politico il ruolo di Israele. È qui che scatta la difesa di Israele come ‘Ebreo collettivo tra le nazioni’ e quindi la sovrapposizione di antisemitismo e antisionismo. L’interessante analisi dell’Autrice spiega le vicissitudini che segnano la genesi di questo cambiamento (Working Definition 2005, seguita dalla definizione data dall’IHRA, l’International Holocaust Remembrance Alliance nel 2016) e le sue contraddizioni intrinseche. È proprio legandosi a questa definizione che Jeremy Corbyn è diventato bersaglio di una campagna diffamatoria tesa a accusarlo di antisemitismo in virtù delle sue critiche ad Israele. Come per tanti altri non c’è possibilità di rispondere e di articolare un ragionamento quando l’attacco è così violento e infamante. La stessa cosa succede in Germania, dove è vietato anche comparare (cosa che molti studi accademici fanno) colonialismo e Olocausto.
Purtroppo questa brusca virata permette lo sdoganamento del vero antisemitismo che torna sulla scena, come scrive la Pisanty: ‘l’antisemitismo vero, quello dei Protocolli, è ormai senza nome, libero di scorrazzare on-e offline senza che nessuno gli faccia troppo caso’, questo perché ‘a forza di ribadire che antisemitismo e antisionismo sono la stessa cosa, si finisce per togliere peso e gravità al primo dei due termini’. I risultati di tutto ciò è il risorgere delle destre xenofobe che, come nel caso dell’AFD in Germania, sostengono apertamente Israele ma non hanno problemi a rivangare vecchi slogan e vecchie teorie del complotto.
Unisciti al nostro canale telegram