di Andrea Vannini
La lettera aperta di Fausto Sorini del 7 settembre si collega idealmente all’ editoriale di Marco Pondrelli del 21 dicembre 2022. Egli constata e lamenta giustamente che i tempi biblici e la scarsità degli interventi testimoniano lo stato (comatoso direi io) della elaborazione teorica e strategica dei comunisti. La lettera aperta é indirizzata all’ intera diaspora comunista, come è giusto che sia, ma in primis sarà letta da chi segue Marx21. Io penso che, contestualizzandola, anche una riflessione su Marx21, su ciò che é e su ciò che vuole essere, non sarebbe di troppo.
La “novità” storica che concerne l’ umanità intera, e noi con lei, è che stiamo (siamo già) passati da una guerra di posizione a una guerra (non figurata) di movimento.
Nutro anch’ io la massima stima, se non altro umana, per i compagni politicamente attivi nei vari partitini. Mi chiedo se i vari “gruppi” esistenti siano la testimonianza di una vitalità potenziale, se non altro per il futuro, o le scorie di un passato che è morto e che a ciò non si rassegna. Su questo quesito, io non sono ottimista perché la sconfitta subita è stata storica e, in primis, é stata la sconfitta della classe lavoratrice (mi limito a un contesto nazionale ora e a seguire) e solo conseguentemente di chi, come i comunisti, si poneva l’ obiettivo di rappresentare, organizzare e portare alla vittoria la classe. Non esprimo le mie opinioni sulla storia e la fine del pci (la tragedia) e del prc (la farsa) ma la talpa scava (lo stesso contesto internazionale lo conferma se confrontiamo lo scenario attuale con il 1989/91) e nutro la fiducia e la speranza che anche in Europa e in Italia questo simpatico animale non sia estinto.
A livello sociale e sindacale, l’ esplosivita’ oggettiva della condizione proletaria non si esplicita, é vero, anche per il tradimento della cgil e la funzione antipopolare che essa svolge, che ha scelto di svolgere e che le é stata assegnata dal potere e dallo stato (la cgil é oggi un nemico da combattere e da battere).
Il sindacalismo conflittuale (o come lo si vuole chiamare) svolge una funzione comunque preziosa e generosa e i padroni e lo stato dei padroni sono attenzionati perché esistono dei “talloni di Achille” (p.e. la logistica ma non solo) che non li rendono invulnerabili.
La guerra di aggressione imperialista usa-nato-ue alla Russia, scatenata usando i fascisti ucraini (si badi bene, non un “altro”, un “nuovo” fascismo ma il fascismo delle origini, quello già “sperimentato”) é stata una autentica “doccia fredda” per i comunisti. L’ antifascismo si é manifestato come una “pura formalità”. L’ Italia partecipa alla guerra dalla parte fascista nel 2022 come nel 1940. La nostra impotenza é agghiacciante. Non abbiamo neanche colto le potenzialità insite nella campagna referendaria, che non si limitavano a una sfida allo stato filofascista italiano, ma che erano anche e principalmente quelle di unire singoli e gruppi antifascisti e antimperialisti. Una constatazione amara assai che segue e si somma a quella della cecità della più parte dei comunisti di fronte alla pandemia.
Estrema sintesi: “guerra e pandemia, stessa strategia”.
“Che fare?” La domanda delle domande. Per porla e cercare una risposta serve “l’ analisi concreta della situazione concreta”. La caratterizzazione principale dell’ Italia di oggi (non dà oggi ma mai come oggi) é la sua condizione coloniale. Una nazione priva integralmente della propria sovranità, (ceduta agli USA, alla nato, alla Ue) politica, militare, diplomatica, economica, finanziaria, monetaria, ecc.,
non é una colonia? La domanda: che fare? si concretizza alla luce di ciò: cosa fanno i cumunisti in una colonia? Ignorano che esiste, anche, una questione di liberazione nazionale? Nella storia dei comunisti, la capacità di saldare la trasformazione socialista con la liberazione nazionale è stata decisiva per vincere e per essere identificati come la guida delle rivoluzioni e degli stati e delle società che ne sono nate. E’ una questione che si pone concretamente e quotidianamente. É possibile combattere e battere il liberismo quando il potere sovrano, il nemico supremo,
non é neanche presente nei confini nazionali? Lo stato in italia oggi non è solo o tanto il comitato affaristico della borghesia quanto il governatorato dell’ impero. Mille sono gli esempi possibili di cosa comporta la condizione coloniale. Con ciò non sostengo certo che o si conquista l’ indipendenza nazionale o non c’è altro da fare. Ciò che sostengo é che di questa condizione e di ciò che essa comporta, serve che milioni e milioni di lavoratori acquisiscano la massima consapevolezza. Uno dei compiti dei comunisti é proprio piantare questa bandiera nella testa dei lavoratori.
Concordo pienamente sull’ urgenza che una tendenza finalmente centripeta subentri fra i comunisti.
Concordo pienamente con l’ idea di censire, mappare la presenza comunista in Italia.
Io penso che si tratti, nell’ ambito dell’ arcipelago della diaspora comunista, di stabilire dei contatti politici e umani stabili fra i singoli compagni, i collettivi e i gruppi esistenti, delle collaborazioni permanenti fra le varie associazioni. Condividere l’ utilizzo degli strumenti disponibili: siti, pubblicazioni periodiche, case editrici, ecc. Moltiplicare iniziative pubbliche, manifestazioni, assemblee, ecc. comuni, inviti reciproci. Aprirsi, fidarsi, mettersi alla prova.
Io penso che Fausto Sorini faccia bene a “evocare”, con i dovuti distinguo, “l’ Ordine Nuovo”. É un esempio efficace di ciò a cui tendere, una “bussola” per la faticosa, graduale ma non gradualistica, costruzione dell’ “intellettuale collettivo”, che é si anche costruzione del Partito ma non meccanicistica bensì dialettica.
Sull’ asse Resistenza-repubblica-costituzione-democrazia progressiva io penso sia bene non generare degli equivoci. Se si tratta di una “evocazione” ideale dei punti alti della nostra storia, come non condividere?
É bene però capire che non esiste nessuna continuità fra ieri e oggi perché quei punti alti sono morti. La costituzione (il solo compromesso storico alto fra le classi e i loro partiti in Italia) é stata assassinata. I comunisti si sono sempre battuti, dal 1948, per la sua difesa, attuazione e applicazione. Sarebbe ancora possibile oggi? Oggi la costituzione non solo non é stata attuata e applicata. É stata tradita e calpestata. Non solo la costituzione materiale contraddice quella formale ma quest’ ultima stessa è stata manomessa e manipolata. Cosa difenderemmo oggi la carta del 1948? Equivarrebbe a una rivoluzione… O quella indifendibile attuale? Con le modifiche e le mutilazioni inflitte? Con i poteri regionali (centrosinistra)? Con il pareggio di bilancio (monti)? Con la diminuzione dei parlamentari (5s.)? Per non parlare delle leggi elettorali antidemocratiche e anticostituzionali in vigore dagli anni ’90 che tradiscono lo spirito e la lettera della carta. La sola legge coerente con la costituzione, la proporzionale pura, non serviva allo scopo di espellere la classe lavoratrice dalla rappresentanza e con essa i comunisti che, poco e male, comunque si ponevano il compito di rappresentarla. Si noti bene che assassinare la costituzione equivale a cancellare la legge delle leggi e con essa il contratto sociale, il patto vincolante fra le classi. La classe degli sfruttatori lo sa bene e lo manifesta nella sua lotta contro gli sfruttati. Quando gli sfruttati sapranno che non sono più vincolati “contrattualmente”? É compito dei comunisti renderli edotti.
Io penso che “l’ inchiesta” continui a essere lo strumento prezioso più valido e utile per l’ analisi scientifica della realtà sociale, sindacale, produttiva, lavorativa, ecc. atta alla individuazione dei luoghi e dei gangli nei quali e sui quali concentrare gli sforzi per il radicamento comunista, per la esplicitazione dell’ antagonismo lavoro-capitale, per una vertenzialita’ radicalizzata, qualitativamente avanzata e potenzialmente emblematica e generalizzabile.
Pace, democrazia, stato sociale, antiliberismo, sono dei titoli per dei capitoli da esplicitare in una ottica comunista, se no sono solo parole vuote. Con la consapevolezza che oggi sono direttamente, se esplicitate, non “compatibili”, rivoluzionarie.
Illusorio e velleitario sarebbe contare su una “sponda istituzionale”. Dove? In un parlamento nel quale i lavoratori e i comunisti non hanno altro che nemici?
Non c’ è da coltivare nessuna illusione né per il presente né per il futuro: i comunisti sono stati espulsi dalle istituzioni “rappresentative”, mediante le leggi elettorali-truffa per la semplice ragione che la classe lavoratrice è stata espulsa dalla rappresentanza.
Una illusione perniciosa che affligge ancora tanti, troppi comunisti per i quali c’é da temere che siano afflitti da cretinismo elettorale (una variante del “cretinismo parlamentare”, non meno grave).
Viceversa il crescente astensionismo é da valutare positivamente (se non da incoraggiare) perché testimonia una crescente estraneità popolare verso lo stato. Una estraneità che é auspicabile che cresca e si trasformi in ostilità prima e in odio diffuso poi. Non é l’ astensionismo qualunquista che fu. Pensare e dire oggi “sono tutti uguali, non cambia niente” é sacrosanto e un primo passo anche se di per sé ancora innocuo.
Concordo pienamente con l’ analisi e il giudizio negativo sui 5s. Di più: io penso sia doveroso gratificare conte e i suoi con una critica la più dura possibile sia per le responsabilità criminali dei governi da lui presieduti (vedi la gestione della pandemia) sia per il ruolo di opposizione di sua maestà mediante il quale mirano a rastrellare dei consensi da spendere nelle contrattazioni con il Pd. (La storia dell’ Internazionale Comunista ci offre delle analogie significative). Smascherare le finte, false opposizioni è essenziale per liberare dall’ illusione della rappresentanza istituzionale e radicalizzare quella parte della opposizione sociale e del dissenso popolare che è più esposta a essere strumentalizzata e truffata. (non basta firmare una volta un memorandum e votare una volta contro la spedizione delle armi per acquisire una dignità che non si ha:
“anche l’ orologio rotto segna l’ ora esatta per due volte ogni giorno”).
Concludo, sulla questione della creazione del “fronte”. Ci ispiriamo all’ esperienza storica dei fronti popolari? Non vedo nessuna analogia. Non sarà un fronte per la difesa della costituzione? Per come ho argomentato: quella attuale è da buttare. Per quella del 1948 si tratterebbe di battersi per il suo integrale restauro. Non vedo nessuna possibilità. Si tratterà di vedere programmi minimi e massimi… E, comunque, se fosse il tempo per un Fronte di Liberazione Nazionale?
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