RIFLESSIONI SU ALCUNI TEMI POSTI DALL’INTERVENTO DI FAUSTO SORINI

di Carlo Paolini

La questione comunista in Occidente si ripropone oggi come nel biennio catastrofico 1989-91 anche perché non è stata minimamente risolta. 

Qualcuno potrebbe obiettare anche da sinistra che la questione è risolta perché è stata liquidata dalla storia e che i tentativi fallimentari dell’ultimo trentennio sono l’ulteriore conferma. Al contrario ritengo che la questione rimane aperta, che non sia stato fatto nessun serio tentativo di affrontarla e che oggi rispetto ad allora si sia entrati in una fase storica nuova che ripropone la questione comunista e la ricerca di una soluzione in tempi politici. 

La differenza più significativa tra oggi e quegli anni è nel fatto che allora si sarebbe dovuto approntare una strategia difensiva di fronte all’offensiva capitalistica e al crollo del blocco sovietico, oggi è possibile impostare una strategia politica di movimento e d’attacco al modello capitalistico dominante ma in evidente crisi. 

Schematicamente procedo con sommarie valutazioni divise in quattro punti: 

1) il crollo del blocco sovietico, 2) lo scioglimento del Pci, 3) Il fallimento di Rifondazione, 4) la situazione attuale. 

1) Il blocco sovietico, dall’apertura del muro di Berlino allo scioglimento consensuale dell’Urss ha evidenziato una crisi politica dei vertici del Pcus che non si giustifica con i problemi economici e sociali presenti all’interno né con le sfide e le manovre messe in atto dall’Occidente. E’ stata una crisi catastrofica di prospettiva e di direzione politica del partito sovietico. 

Oggi vediamo come il Partito comunista cinese facendo all’epoca una scelta opposta e in condizioni ben più difficili abbia assunto una posizione di rilievo mondiale. La Russia oggi che è molto meno dell’Urss sta tenendo testa agli Usa e alla Nato, prima ancora che sul fronte militare in Ucraina, sul piano economico e nelle relazioni internazionali. Quello dell’Urss dunque è stato un autoaffondamento. Come sia potuto accadere è, a mia conoscenza, un fatto ancora non spiegato ma da studiare con attenzione. Come elementi di analisi indicherei una incapacità di comprendere le novità e le capacità di rilancio a tutto campo del capitalismo reale, in particolare la sottovalutazione delle rivoluzioni tecnologiche che cambiavano l’organizzazione del lavoro, le comunicazioni, la mentalità collettiva, l’incomprensionedei movimenti politici e religiosi nei paesi ex coloniali, un’idea di società ferma agli anni 50, una ideologia socialista schematica e rigida non più in grado di interpretare il mondo in cambiamento. 

2) Il Pci ha svolto una funzione progressiva fino alla morte di Berlinguer e si è confrontato con i problemi emergenti all’interno del capitalismo occidentale e con la paralisi del socialismo sovietico ma non ha avuto il tempo di elaborare una strategia compiuta di fronte all’incalzare degli eventi. Anche in questo caso c’è stata una crisi catastrofica dei gruppi dirigenti che hanno pensato di salvarsi dichiarando ciò che non erano più ma incapaci di dire chiaramente ciò che volevano diventare. I numerosi cambi di nome, di simbolo e di segretari sono il segno di questo vuoto ideale e prospettico dalla Bolognina fino ad oggi. Quel vuoto è stato riempito da una superficiale aspirazione al governo fine a se stessa e tutta interna all’ideologia dominante. 

3) Rifondazione ha sbagliato tutto a partire dal nome. Non c’era da rifondare alcunché ma mantenere una forza comunista organizzata che a partire dalle migliori acquisizioni del Pci si confrontasse coi problemi dell’Italia e del mondo in un quadro di arretramento a livello mondiale delle forze di sinistra e comuniste in particolare. Per rifondare avrebbe dovuto esserci un Gramsci o un Togliatti. Ma sarebbero bastati dei buoni dirigenti per mantenere forze in campo e per prepararsi a tempi più favorevoli. Invece dietro un richiamo nominalistico al comunismo si sono messi insieme gli spezzoni più eterogenei della storia comunista, si è tenuta una linea di galleggiamento affidando alla propaganda la speranza di successi elettorali, ma non c’è stata l’elaborazione di una strategia politica. Il Prc si è ripetutamente scisso sul tema delle alleanze, è stato ininfluente sia dal governo che dall’opposizione nel determinare gli eventi politici, ha vissuto ed è morto di elettoralismo (dal Pdci a Sel a Si agli altri micropartiti non ci sono stati significativi cambiamenti.

 4) Se gli anni 90 sono stati segnati dal dominio dell’unipolarismo americano e dal modello liberaliberista e bisognava attrezzarsi a quello scenario di offensiva capitalista invece di fantasticare, dalla crisi economica del 2008 in un crescendo costante si è assistito alla crisi del mondo unipolare e della globalizzazione capitalista. 

 E’ sintomatico che proprio in quell’anno il neonato e già ideologicamente morto Pd si presenta alle elezioni e viene sconfitto da Berlusconi e la Sinistra arcobaleno guidata da Bertinotti non elegge nessuno. 

Quando il vento della storia sta cambiando e per le forze di sinistra si presentano nuove possibilità di riscossa le formazioni post Pci affondano, non sono in grado di capire il mondo essendo venuta meno una analisi critica del capitalismo. le strutture organizzate si dissolvono, il mondo del lavoro esce dal loro orizzonte. 

Nel drammatico presente, in Italia non c è un partito comunista e neppure una forza di sinistra degna di questo nome, caso anomalo nel quadro europeo. In questa situazione come reagire? Nonostante tutti i disastri sono attivi movimenti in controtendenza, ma manca un punto di convergenza e di organizzazione. Possono passare gli anni e i decenni prima che qualcosa di buono accada, ma con I’incalzare della crisi chiaramente sistemica potrebbe esserci una accelerazione politica e organizzativa. 

Nell’immediato ovunque ci si collochi a sinistra serve raccogliere forze e cercare convergenze su obiettivi fondamentali a partire da temi antichi come pace e lavoro. Non si deve escludere preventivamente la formazione di alleanze in grado di competere per il governo, ma con la consapevolezza delle difficoltà della sfida.

 I comunisti ovunque si trovino in questo scenario dovrebbero essere lievito di convergenze, di organizzazione e di battaglie politiche. Ma per rendere più efficace la loro azione e aprire prospettive più avanzate devono almeno coordinarsi tra loro sulla base di comuni riferimenti ideologici e politici.

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