
di Norberto Natali
L’altro ieri ho appreso della morte del compagno Nguyen Phu Trong, il quale guidava da tredici anni il Partito Vietnamita.
Proprio lo scorso 21 maggio, presso l’Ambasciata di Roma, ho potuto partecipare alla tavola rotonda (alla presenza di varie altre compagne, compagni ed esponenti politici) per ricordare l’anniversario della nascita di Ho Chi Minh, per la quale sono giunti da Hanoi due dirigenti dell’Istituto di Studi “Ho Chi Minh” del PCV, che hanno fatto interventi molto interessanti.
In quell’occasione è stata presentata la traduzione in lingua italiana del libro “Teoria e pratica del socialismo in Vietnam” che raccoglie alcuni significativi discorsi degli ultimi quattro-cinque anni del compagno Nguyen Phu Trong.
Il tenore, il contenuto e la prospettiva di questi scritti fanno subito capire che grandi uomini politici sono ben diversi da molti più di moda da noi, negli ultimi tempi. Non sono come Berlusconi o Trump, i quali -dopo aver accumulato miliardi (lo scrittore Mario Puzo diceva che dietro ad ogni grande fortuna c’è il crimine)- hanno comprato giornali, sedi, intellettuali e politicanti ed ottenuto così cariche e potere politico. Non sono neanche come Matteo Renzi o Beppe Grillo, “pupi” evanescenti ed in continua contraddizione con loro stessi, al servizio dei ricchi e potenti più opportuni al momento.
Tanti grandi dirigenti politici, invece, sono come Gramsci, Togliatti, Longo, Berlinguer e -per fare solo due nomi stranieri- il presidente Ho Chi Minh o, appunto, Nguyen Phu Trong. Hanno combattuto tutta la vita, con gli stessi principi e per una sola causa, con le armi quando richiesto dalla storia, rischiando coscientemente di subire le ritorsioni, i colpi o le condanne dell’avversario di classe.
Dietro personalità di questo tipo non ci sono miliardi e affari sporchi né intrighi di palazzo e squallidi carrierismi ma il sostegno di una grande massa di militanti e dirigenti, l’appoggio di larga parte del proprio popolo. Non sono questi singoli uomini o donne che si fanno (o si fanno fare) un partito ma sono il coraggio e la forza di tante e tanti militanti che li rendono grandi. E questo perchè -tali dirigenti- hanno saputo dare il meglio a tutto il Partito per garantirne la coerenza, l’unità, il successo: nell’interesse della classe operaia e secondo le aspirazioni di tante compagne e compagni di cui sono espressione.
“Più alta è la posizione, migliore è l’esempio che deve essere dato”: con questa parola d’ordine il compagno Nguyen Phu Trong sintetizzava -nel suo rapporto in preparazione del Congresso Nazionale di tre anni fa- uno dei suoi principali meriti, ossia di aver guidato il Partito in una lotta intransigente ed esemplare contro ogni possibile tentazione di corruzione, di sperpero, di incompatibilità con i costumi e la moralità di un dirigente comunista.
Il PCV, sotto la sua direzione, aspira ad essere sempre più un Partito “puro e forte” come premessa dell’elevazione del popolo e di uno Stato nel quale al centro ci sia il popolo stesso che deve esserne la radice.
Il Partito Comunista del Vietnam ha fondato la sua strategia sull’intreccio creativo, aderente alle proprie caratteristiche nazionali, tra socialismo e indipendenza, come fattori di libertà e creatività per la prosperità di un popolo composto da 54 etnie che convivono nell’armonia.
La via socialista fu confermata e approfondita anche 34 anni fa, quando il socialismo fu soppiantato nell’URSS e in altri paesi europei: essa fu accompagnata da una vivace e brillante scelta di costante rinnovamento che si dispiega ancora oggi. Il compagno Nguyen Phu Trong ha le idee molto chiare sull’irrazionalità iniqua del capitalismo attuale, sulla sua incapacità a trovare soluzioni per gli angosciosi problemi che provoca all’umanità. “La rivendicazione di ‘pari diritti’ svincolati dalle ‘pari opportunità’ di esercitare questi diritti ha portato a una democrazia solo di nome…”: è l’efficace sintesi con la quale smaschera l’ipocrisia delle società capitalistiche.
Negli ultimi trent’anni il PIL del Vietnam è cresciuto mediamente del 7% all’anno (la Meloni esulta per lo 0,8%!) e negli anni scorsi è stato il paese con il più alto incremento al mondo; il numero di studenti universitari è aumentato di 17 volte e l’aspettativa di vita di circa dodici anni; le famiglie povere (secondo gli standard internazionali) sono scese dal 58% a meno del 3%: in Italia sono di più!
Non è questa la sede (ammesso che io ne sia capace) di parlare del Vietnam e della sua storia -per chi volesse, qualche nota è stata pubblicata su questo profilo il 6 ottobre del 2013, per celebrare il comandante Giap- ma spero di aver chiarito che ricordare una personalità come Nguyen Phu Trong significhi anche rendere omaggio al suo Partito e al suo popolo (dunque anche all’indimenticabile figura di Ho Chi Minh) e viceversa.
Le cose, nel mondo, non vanno come in Italia: le forze antimperialiste, progressiste, rivoluzionarie -in prima fila i Partiti Comunisti- sono in piedi, lottano e spesso avanzano collezionando successi e vittorie. Noi dovremmo avere il realismo e la modestia di imparare (adattando ciò alle caratteristiche storiche del nostro popolo) da loro come dalla storia del nostro P.C.I.
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