di Luca Cangemi
Bene fa Marco Pondrelli a riproporre, e nella data del 101° anniversario della fondazione del PCdI, una discussione sui comunisti in Italia e nel mondo. Una scelta condivisibile tanto nei tempi quanto nell’impostazione.
È necessario fare un bilancio innanzitutto di quest’ anno centenario che abbiamo appena messo alle spalle, delle iniziative con cui è stato ricordato l’inizio di una storia (inequivocabilmente) gigantesca, dei ragionamenti che si sono sviluppati. Che cosa ha portato quest’anno sul piano culturale e politico? Ha rappresentato un’occasione per portare alla luce elementi di controtendenza?
Mi sento di esprimere un giudizio globalmente negativo. Un giudizio che ovviamente non nega (anzi!) il valore di alcune iniziative, che non trascura la passione e l’attaccamento a una tradizione che tanti compagni e compagne, di generazioni diverse, hanno espresso, che non sottovaluta le difficoltà, tanto quelle sedimentate nel tempo quanto quelle derivate dal periodo “pandemico” che stiamo vivendo.
Il punto però (mi sembra) è che non abbiamo avuto quello che potevamo chiedere a questo centenario cioè l’occasione per un salto di qualità nella ricollocazione della storia dei comunisti in Italia, una nuova attenzione agli strumenti teorico-politici del movimento comunista riferiti alla società di oggi e più in generale un dibattito che forzasse, almeno un po’, i limiti assai angusti in cui sono costretti i comunisti in questo paese. Appunto elementi di controtendenza che senza aspettarci eventi salvifici aprissero squarci in una situazione desolante (riprendo convintamente l’aggettivo di Marco).
Bisogna (ri)provarci. Bisogna soprattutto, a mio parere, istruire un lavoro che permetta alle forze intellettuali disponibili e in particolare a quelle giovani che, direi persino sorprendentemente vista la situazione, esistono di condurre un’opera di approfondimento e anche di battaglia culturale in luoghi formali e informali, sociali e culturali. Un’opera articolata e aperta ma non eclettica, un’opera “generale” ma non estranea ai punti brucianti della lotta politica e sociale. Un lavoro di questo genere si dovrebbe porre anche il problema di una presenza nella rete e negli strumenti informativi disponibili. Le riviste attive, a partire da Marx21. possono essere strumenti da cui partire per questo lavoro senza il quale ogni forma di razionale (uso volutamente questo termine minimale) relazione/collocazione politica è impossibile, frammentazione e marginalità non possono essere superata volontaristicamente, anzi ogni tentativo non meditato rischia di determinare ulteriori lacerazioni.
I terreni di questo impegno sono ben individuati nel testo di Marco Pondrelli, a partire dal titolo scelto.
“Il popolo italiano è quello che nazionalmente è più interessato all’internazionalismo” scriveva Gramsci Vale tanto più ora, per noi. Cosa significa concretamente questa centralità della collocazione internazionale? Tante e impegnative cose, ne cito solo alcune: 1-il superamento radicale di ogni residuo della narrazione eccezionalistica della vicenda del PCI, oltre a essere storicamente infondata è stata perniciosa politicamente (e continua ad esserlo). La rivendicazione della storia del PCI riguarda non una storia nazionale ma una delle più alte esperienze del movimento comunista internazionale. E la rottura con il movimento comunista internazionale (pensiamo alla questione dell’europeismo) è stata premessa essenziale della fine del PCI 2-la lotta alla guerra imperialista come compito della fase e come terreno su cui esercitare allo stesso tempo le peculiarità dei comunisti (gli strumenti analitici che ci vengono da Marx e Lenin) e la capacità di relazione con forze diverse. 3-una visione non provinciale e non asfittica delle stesso delle trasformazioni della società dell’economia, delle istituzioni del nostro paese 4- Una disponibilità a imparare dalla pratica politica ed organizzativa delle forze comuniste del mondo senza cercare modelli risolutivi precostituiti ma anche con l’umiltà di prendere atto che- in questi anni difficili – in situazioni anche profondamente diverse sono maturate esperienze assai rilevanti, tanto sul versante del radicamento sociale quanto su quello delle proposta politica. In altre occasioni, anche su Marx21, ho discusso della costruzione di “Fronti” come tratto caratterizzante dell’azione di tanti Partiti Comunisti in situazioni anche assai diverse l’una dall’altra e dei risultati conseguiti, non riprendo qui il discorso, sottolineo che si tratta di una discussione sempre più urgente.
Spero che il dibattito sollecitato da Marco, sia ampio, sincero e caratterizzato da un vero spirito unitario. Sia soprattutto un dibattito che contribuisca rimotivare all’impegno diretto tanti compagni, a rompere un clima di sfiducia che impedisce di cogliere e valorizzare anche quei segnali importanti che vengono dalle lotte sociali. Nei mesi passati la vertenza della GKN che è divenuta un riferimento, in questi giorni le mobilitazioni degli studenti contro l’alternanza scuola lavoro ci danno indicazioni precise.