XIII Congresso del Partito Comunista del Sudafrica: un partito di massa e di classe di fronte alla questione del potere e dell’unità

da solidarite-internationale-pcf.over-blog.net
Traduzione dal francese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

sacpflagdi A.C. per solidarite-internationale-pcf.over-blog.net

Dall’11 al 15 luglio ha avuto luogo presso l’Università di Zululand, in provincia di Moses Mabhida, il XIII Congresso del Partito Comunista del Sudafrica (SACP) col tema “Ampliare e rafforzare il potere e l’egemonia del classe operaia in ogni campo della lotta”.

Un congresso che ha dato l’occasione di vedere la crescita spettacolare del partito in termini di numero di membri. Da 50.000 in occasione dell’ultimo congresso nel 2007, il partito ha ora 160.000 aderenti. Il piccolo partito di avanguardia della lotta contro l’apartheid è ormai diventato un partito di massa.

Un partito di massa deve affrontare delicate questioni circa il suo futuro e di quello di un paese dove domina ancora, diciotto anni dopo la fine dell’apartheid, la povertà, la disoccupazione e la disuguaglianza.

Un partito di massa di 160.000 aderenti che si pone la questione del potere

Il congresso ha riaffermato l’impegno del partito nell’alleanza tripartita con il sindacato di riferimento, il COSATU, e con il partito al governo, l’ANC, nel processo di approfondimento della rivoluzione democratica nazionale che il partito ritiene essere la fase precedente alla costruzione del socialismo.

Questo impegno è tuttavia stato oggetto di un acceso dibattito sul sostegno, ma anche sulla partecipazione del Partito comunista al governo guidato dall’ANC.

In effetti, se i legami tra SACP, l’ANC e il COSATU sono stati storicamente forgiati nella lotta contro il regime dell’apartheid, la svolta liberale dell’ANC dopo il 1994, ampliata con la presidenza di Thabo Mbeki ha portato ad una critica sempre più netta tra le fila dei comunisti e sindacalisti al governo guidato dall’ANC.

Se l’arrivo al potere di Jacob Zuma nel 2007 ha sollevato le speranze di una svolta a sinistra, le organizzazioni rappresentative della classe operaia non nascondono la loro delusione. Non hanno avuto luogo i cambiamenti strutturali attesi, il potere del capitale resta intatto in Sudafrica, i lavoratori subiscono la precarietà, la disoccupazione e i bassi salari.

Tuttavia, il sostegno del Partito comunista dal 2007 con Zuma ha portato anche l’ingresso di un comunista al governo, Blade Nzimande, segretario del Partito, diventato ministro dell’Educazione superiore. I comunisti hanno anche 62 deputati nel Parlamento nazionale.

I dibattiti più accesi, anche se fraterni, si sono concentrati sulla partecipazione o no dei comunisti al governo.

Forti legami con i sindacati di classe, discussione fraterna sulla questione dell’unità

La critica è venuta dalle fila del sindacato anche se il legame tra SACP e COSATU resta più forte che mai.

Secondo il segretario del Sindacato Nazionale dei Lavoratori Metalmeccanici (NUMSA) Jim Irvin, la partecipazione al governo dei comunisti li priva della possibilità di esprimere una voce più critica nei confronti del governo nelle lotte dei lavoratori sudafricani, in particolare nel settore minerario e metallurgico.

L’intervento del segretario generale del COSATU Zwelinzima Vavi riflette queste preoccupazioni, ma anche il sincero e profondo impegno della dirigenza sindacale a fianco del Partito Comunista:

Vavi ha subito accolto con favore la crescita irresistibile del partito: “Questa è la prova che il comunismo, il comunismo rivoluzionario nelle migliori tradizioni del marxismo-leninismo è vivo e vegeto”.

Poi, nel contesto di un Sudafrica sempre più disuguale, ha posto la questione sulla necessità dell’unità politica con l’ANC: “Noi vogliamo mantenere l’unità dell’Alleanza. Ma l’unità di cui parliamo è un’unità autenticamente rivoluzionaria, vale a dire l’unità attorno ad un programma rivoluzionario di azione in favore della classe operaia e dei poveri!”

Questo porta i dirigenti sindacali a mettere in discussione la strategia di partecipazione del SACP al potere: “Temiamo che questa strategia conduca a un indebolimento del partito e ad attenuare le sue caratteristiche di partito che lotta per il socialismo.”

“Ci deve essere un equilibrio tra la necessità di costruire un SACP forte e indipendente, in grado di fornire una guida alla classe operaia, e la necessità per i comunisti di prendere il potere e l’influenza in ogni ambito di trasformazione.”

Zwelinzima Vavi conclude ribadendo la necessità di rafforzare il partito nella lotta:

“Il Partito comunista si trova di fronte il difficile compito di immergersi nelle lotte popolari e sviluppare queste lotte come un’arma potenziale per abbattere questa bestia che è il capitalismo.”

“Il socialismo è il futuro, costruiamolo adesso!”

Nonostante l’acceso dibattito sulla questione del potere, il legame tra il partito e i sindacati di classe esce rafforzato da questo congresso con l’elezione del segretario del Sindacato nazionale dei minatori (NUM) alla presidenza del Partito.

I principi generali dell’azione del partito sono stati oggetto di consenso: la riaffermazione dell’impegno del partito a costruire il socialismo, la necessità di approfondire la fase di transizione costituita dalla rivoluzione democratica nazionale e infine la necessità di rafforzare il Partito Comunista, partito d’avanguardia della rivoluzione, per svolgere al meglio questo processo.

Lo slogan “il socialismo è il futuro, costruirlo adesso!”, conclude il più grande congresso del Partito Comunista del Sudafrica in 91 anni di esistenza.