a cura della redazione
Mentre le forze antimperialiste e di progresso in tutto il mondo stanno festeggiando la rielezione di Chavez a presidente del Venezuela, non possiamo dimenticare l’apporto che a questa vittoria smagliante della rivoluzione bolivariana è venuto dal Partito Comunista del Venezuela.
Da noi, i commentatori hanno prestato poca attenzione al fatto che gli elettori venezuelani, il 7 ottobre, hanno avuto la possibilità non solo di scegliere chi eleggere alla presidenza, ma anche il “partito preferito”, tra quelli indicati a fianco del candidato che avevano deciso di sostenere.
Tra le 12 liste che hanno appoggiato Chavez, di gran lunga la più votata è stata quella del PSUV (Partito Socialista Unico del Venezuela), il partito del presidente, con il 43,09%, ma un risultato confortante è stato ottenuto anche dai comunisti del PCV (Partito Comunista del Venezuela) che si confermano seconda forza di sinistra del paese, raccogliendo quasi mezzo milione di voti, il 3,30% (http://www.cne.gob.ve/resultado_presidencial_2012/r/1/reg_000000.html). Un successo significativo, se consideriamo che nel 2000 il PCV aveva ottenuto solo lo 0,8% e nel 2006 il 2,9% con 340.000 voti. I risultati dei comunisti sono particolarmente soddisfacenti nelle regioni nord-occidentali del paese: gli stati di Portuguesa (6,4%), Trujillo (6,3%) e Yaracuy (6,1%).
L’avanzata del Partito Comunista rappresenta il riconoscimento del lavoro realizzato dai suoi 40.000 militanti e della giustezza di una linea politica che, pur in presenza anche di critiche costruttive all’operato di questi anni del governo, ha sempre confermato il suo sostegno al processo rivoluzionario avviato dall’avvento di Chavez alla guida del paese. Lo stesso Chavez, nel 2010, di fronte alla defezione delle forze socialdemocratiche, non esitò a dichiarare che i comunisti erano “i soli alleati che ci sono rimasti”.