Il Nepal verso il socialismo? L’unità dei partiti comunisti aspira alla maggioranza!

nepal comunistida sinistra.ch

Che i comunisti rappresentassero una corrente politica importante nella società nepalese è cosa nota da tanti anni: lo erano persino sotto la monarchia, figuriamoci oggi che proprio su loro iniziativa è stata istituita la repubblica. Più sorprendente è che tre partiti marxisti che fino a poco tempo fa erano in conflitto fra loro comunichino ora l’inizio di un processo che porterà alla nascita di un nuovo partito comunista unificato. I due maggiori partiti comunisti del Nepal e un gruppo minore hanno deciso infatti di unirsi in una sola forza politica sulla base di un accordo di sei punti firmato nei giorni scorsi. Il processo di fusione porterà verosimilmente alla costituzione del più grande partito politico del paese asiatico.

Protagonisti di questa scelta sono il Partito Comunista del Nepal – Unità Marxista Leninista (PCN-UML), il Partito Comunista del Nepal – Centro Maoista (PCN-CM) e il più piccolo Partito Forza Nuova (Naya Shakti). Inizialmente i tre partiti correranno uniti alle elezioni parlamentari previste per il 26 novembre e il 7 dicembre con l’obiettivo di conquistare due terzi dei seggi. Dopodiché avverrà la fusione vera e propria a livello di strutture organizzative. Nel frattempo è stato già creato un comitato coordinatore composto di quattro dirigenti del PCN-UML, tre dirigenti del PCN-CM e uno di Forza Nuova con il compito di preparare l’unificazione.

Il PCN-UML proviene dalla tradizione filo-sovietica e aveva a suo tempo cercato di convivere nelle istituzioni monarchiche del Paese, rifiutando la lotta armata e riconoscendo l’autorità del re, partecipando addirittura ad alcuni governi del paese nel corso degli anni ’90 e dei primi anni 2000. Spesso alleato ai socialdemocratici del Partito del Congresso Nepalese, esprime oggi la presidenza della Repubblica nella persona di Bidhya Devi Bhandari. Con 181 deputati è il partito più forte dell’opposizione al governo del Partito del Congresso Nepalese.

Il Centro Maoista, per contro, è l’evoluzione del partito armato anti-monarchico guidato da Kamal Dahal, meglio noto come Comandante “Prachanda” che guidò la sanguinosa guerriglia iniziata nel 1996. Dopo aver assassinato il capo della polizia militare, nel 2005 i maoisti accettarono di negoziare la pace fino alla deposizione del Re. Nel 2009 Prachanda assunse l’incarico di primo ministro del Nepal e nel 2012 anche gli USA tolsero il partito dalla liste delle organizzazioni terroristiche. Dei 601 seggi nel parlamento nazionale, il PCN-CM ne occupa attualmente 82. Ritenuto comunemente il più nostalgico di Josif Stalin e di Mao Zedong fra i comunisti nepalesi, è in realtà una forza politica che ha molto rinnovato la propria concezione ideologica, adeguandosi alle nuove condizioni repubblicane del Paese e aprendosi alla Cina.

Più recente la storia del Naya Shakti: benché anch’esso sia di ispirazione marxista, il più piccolo dei tre partiti (ha un solo deputato in parlamento) fondato nel 2016 ha nel suo programma il rafforzamento dell’industria nazionale in alleanza con la borghesia patriottica. Esso è inoltre più attento ai diritti civili soprattutto quelli di genere. A dirigerlo c’è Baburam Bhattarai, conosciuto anche in India dove ha pubblicato vari libri, fra cui “The Nature of Underdevelopment and Regional Structure of Nepal, a Marxist Analysis”. Bhattarai, che proviene dai maoisti, dopo aver diretto il ministero delle finanze nel 2008, è stato eletto primo ministro dal 2011 al 2013.