CONTRIBUTO INVIATO DALLA FGCI AL SEMINARIO DAL TITOLO: “20 anni dopo le contro-rivoluzioni ed il rovesciamento del socialismo, le conseguenze sui giovani. Il futuro è dei giovani e del socialismo” SVOLTO IN OCCASION DEL 9° INCONTRO EUROPEO DELLE ORGANIZZAZIONI GIOVANILI COMUNISTE – PRAGA, 3-4 DICEMBRE 2011
Cari compagni,
prima di tutto vogliamo ringraziare calorosamente e fraternamente la gioventù comunista della Repubblica Ceca che ospita questo importante evento. La KSM (gioventù comunista della Rep. Ceca) è stata vittima di un attacco pesante da parte del governo volto a renderla illegale, un atto contro la democrazia e la libertà. Alla KSM va la nostra solidarietà. Vogliamo contribuire a questo seminario cercando di dare un contributo originale che sicuramente non esaurisce il tema della discussione ma pone all’attenzione alcuni sviluppi del dibattito politico del movimento comunista italiano e dello sviluppo della società italiana negli ultimi 20 anni. Crediamo che linee di sviluppo simile si siano verificate in altri paesi europei in questi ultimi venti anni, e che vi siano numerosi punti di contatto tra la storia recente italiana e quella di altri paesi.
Ci auguriamo che il nostro contributo sia utile allo sviluppo della discussione che sicuramente sarà ricca di punti di vista interessanti con i quali confrontarsi.
La fase storica ci richiede, in quanto giovani e comunisti, un confronto sulla storia recente e sugli avvenimenti che hanno caratterizzato l’Europa negli ultimi 20 anni, cioè a partire dal rovesciamento dei paesi e delle democrazie popolari nate in est Europa sulla forte spinta della rivoluzione d’ottobre.
La rivoluzione d’ottobre è stato l’atto attraverso cui il popolo russo ha intrapreso la strada dell’autodeterminazione e dell’emancipazione ed il momento che ha dimostrato all’umanità intera che i rapporti di produzione, i rapporti di proprietà e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo non sono naturali, immutabili e divini. Questi vivono dentro uno specifico modo di produzione e dentro la conseguente organizzazione sociale del lavoro.
A 20 anni dal rovesciamento degli stati socialisti, le cui cause sono molteplici e vanno profondamente analizzate, è giusto un confronto serrato sugli effetti prodotti dal capitalismo, tanto più che oggi il capitalismo nella sua fase suprema, l’imperialismo, vive una crisi strutturale e profonda i cui effetti determineranno gli assetti sociali futuri.
Gli effetti prodotti dalla fine della presenza di un forte blocco di paesi che tra diverse difficoltà e problemi cercavano uno sviluppo differente da quello capitalista, sono stati negativi e degenerativi per milioni di persone, per gli strati popolari e per i lavoratori, tanto in quei paesi quanto in Europa occidentale e in generale nel mondo; l’assenza di un contrappeso forte all’imperialismo ha accelerato l’attacco ideologico e politico contro le forze che volevano e che vogliono, dopo l’89, continuare a lottare per il socialismo; ha accelerato indirettamente una frammentazione sociale mandando in crisi il blocco sociale storico del movimento operaio; ha dato vita ad un nuovo ciclo di guerre e restaurazioni politiche.
Come FGCI vogliamo inizialmente menzionare alcuni punti che hanno caratterizzato l’attacco sul terreno delle idee che le forze politiche legate agli interessi delle potenze imperialiste e al profitto hanno mosso dopo il rovesciamento del blocco socialista.
1. Nella caduta del blocco socialista e nella sconfitta dell’URSS i regimi capitalisti e le potenze imperialiste hanno visto il trionfo ultimo del proprio modo di produzione. Questi hanno assunto e “imposto” una concezione della storia dello sviluppo umano come processo che con la caduta dei paesi socialisti è giunto a compimento. È in questo contesto che sopravanza l’idea della “Fine della storia” titolo dell’opera di Fukuyama in cui è racchiusa l’idea che il capitalismo è l’alfa e l’omega del mondo, governerà ovunque e per sempre e produrrà pace e prosperità per tutti gli abitanti del mondo. La realtà conferma esattamente il contrario.
2. Sul piano ideologico gli attacchi portati avanti nei confronti delle forze che lottano per il cambiamento sono stati numerosi e si sono mossi su diversi livelli: il primo è un attacco frontale all’idea stessa della lotta di classe, il secondo riguarda una particolare analisi della società che recupera alcuni elementi teorici delle tesi esposte nella “Fine della storia”( volontariamente o involontariamente) producendone però una pericolosissima lettura che va nella direzione della costruzione del pensiero di una nuova sinistra, il terzo è un fortissimo attacco al senso comune. Questo in Europa ha potuto prodursi anche grazie alla crisi complessiva delle forze comuniste, chiaramente con alcune eccezioni.
2.1. La mistificazione della realtà e della struttura classista della società ha indebolito fortemente la coscienza di classe, questo ha avuto ovvie ricadute nel conflitto sociale. Questo processo, con la cessazione dell’esistenza di un forte contrappeso internazionale all’imperialismo, ha subito un’accelerazione. Per fare un esempio di quanto accaduto a livello sovrastrutturale e su larga scala, dal piano del dibattito accademico fino a quello del senso comune, basta soffermarsi sul tentativo, in gran parte riuscito, di sostituire l’identità materiale con quella culturale, di sostituire al conflitto tra il capitale ed il lavoro lo scontro tra civiltà. Lo spostamento mistificatorio dal piano del conflitto di classe a quello del conflitto tra diverse identità nazionali o religiose o entrambe assieme, è stato uno degli strumenti con i quali il capitalismo ha diviso i lavoratori, ingenerato una “guerra tra poveri “ e ricavato profitto da questa divisione in seno ai lavoratori; sul piano delle relazioni internazionali è stato uno degli strumenti teorici dell’imperialismo per la conduzione e talvolta per la giustificazione di nuove guerre. Basta vedere la diffusione che il testo di Huntigton “Scontro di civiltà” ha avuto nel periodo immediatamente successivo all’11 settembre 2001.
2.2. Nel periodo successivo al rovesciamento delle esperienze di socialismo numerose organizzazioni politiche della sinistra e anche del movimento comunista si trovano in crisi sul terreno ideologico. Inizia a questo punto a farsi strada la necessità dell’attualizzazione del pensiero marxista. Questo avviene però con una cesura netta rispetto al passato e attraverso la rottura con il patrimonio teorico culturale del movimento operaio. Questo tentativo di innovazione, parola e concetto che diverrà un feticcio, avviene attraverso la liquidazione totale delle esperienze del 20 secolo. In questa direzione vengono costruite nuove analisi, talvolta legate con la tradizione degli studi post-modernisti e vengono prodotte teorie politiche eclettiche. In questo contesto vi è il tentativo di ridefinire, cambiare di significa e sotto molti aspetti cancellare completamente categorie centrali come quella di imperialismo, di presa del potere, di classe sociale o di lotta di classe. Questo orientamento ha trovato consenso anche in alcuni settori del movimento operaio e in organizzazioni politiche provenienti dalla tradizione della sinistra e comunista; ha generato processi di socialdmocratizzazione o degenerazione in senso anarco-libertario; le forze politiche che sono state travolte da questa ondata fintamente innovatrice hanno finito per accantonare ogni idea di cambiamento rivoluzionario della società.
2.3. L’affermazione del capitalismo, la sua glorificazione e l’affermazione di uno sviluppo storico ad una dimensione, quella capitalistica, sono stati alcuni degli strumenti che hanno permesso all’ideologia capitalista dell’individualismo di radicarsi saldamente dentro la società. L’affermazione dell’individualismo significa l’affermazione dell’idea individuale di progresso: lo sviluppo ed il progresso non sono più fatti che devono prodursi dalla collettività ma inerenti alla vita dei singoli. Chiaramente questo attacca ogni meccanismo solidaristico e l’idea stessa di coscienza sociale e di appartenenza ad una classe. L’affermazione dell’ideologia dell’individualismo è l’affermazione della cultura, dell’estetica e dei valori delle classi dominanti su tutti i soggetti subalterni.
Quanto sopra indicato sono alcuni punti del dibattito che si è sviluppato negli ultimi 20 anni in seno alle forze di sinistra e comuniste in Italia ed anche in altri paesi d’Europa, e di come questo dibattito si è interrogato sui cambiamenti profondi della società. Quello che vogliamo sottolineare è che la crisi del movimento comunista europeo nasce si dagli sconvolgimenti politici post 89 e da un arretramento complessivo della lotta di classe che subisce un duro colpo a livello internazionale, ma nasce anche da alcune scelte strategiche che i gruppi dirigenti di alcuni partiti comunisti europei hanno fatto. Un esempio di questa dinamica è dato da quei partiti che hanno individuato nell’Europa e nel movimento operaio europeo l’epicentro rivoluzionario e hanno investito strategicamente nei processi di formazione delle istituzione comunitarie europee e dei mercati. Oggi assistiamo ad una crisi delle istituzioni comunitarie e dell’assetto complessivo dell’UE, dunque queste teorie si mostrano deboli anche dinnanzi ai fatti concreti.
Dopo la battuta di arresto che la lotta per il socialismo ha subito tra gli ultimi anni 80 ed i primissimi anni 90, battuta di arresto le cui cause sono più profonde e non circoscrivibili ad un lustro, abbiamo visto svilupparsi processi di restaurazione ed esistono notevoli similitudini con il periodo di restaurazione successivo al Congresso di Vienna (1814-15), in particolare con i processi di restaurazione politica-istituzionale oltre che economica.
1. Nei paesi ex socialisti abbiamo assistito ad una svendita del patrimonio pubblico, delle forze produttive, della tecnologia e delle materie prime che hanno favorito le imprese capitaliste e hanno messo la parola fine al progresso sociale e alla distribuzione equa della ricchezza.
2. Chi ha governato politicamente questi processi di dismissione del sistema pubblico, economico e produttivo sono state forze politiche legate alle forze imperialiste e espressione diretta di questi interessi.
3. In alcuni paesi ex-socialisti sono stati messi in atto veri e propri attacchi alla democrazia volti all’eliminazione e alla messa fuori legge delle forze comuniste.
4. A far le spese di questa svendita del patrimonio pubblico sono stati i lavoratori e gli strati popolari della società che si sono visti da un giorno all’altro cancellati diritti fino a quel momento garantiti ed intoccabili, inasprire le proprie condizioni di lavoro e abbassare il proprio tenore di vita.
5. Questo impoverimento complessivo della società ha generato un ciclo di sfruttamento della forza lavoro. Mentre fabbriche dell’Europa occidentale e nord americane de-localizzavano e tutt’ora de localizzano comparti produttivi nei paesi ex socialisti dato il basso costo della forza lavoro, decidendo tramite governi amici in quei paesi le regole del gioco, migliaia di persone emigravano cercando in Europa occidentale diritti e condizioni di vita migliori.
6. Nei paesi dell’Europa occidentale le leggi in materia di immigrazione ed emigrazione vanno nella direzione dell’insubordinazione degli immigrati e in quello dello sfruttamento della loro forza lavoro.
7. L’emigrazione si denota quindi come una dinamica con aspetti ciclici, innescata dall’imperialismo e come strumento di valorizzazione del capitale, nella misura in cui questo mantiene economie meno sviluppate di altre e riduce il costo della forza lavoro.
8. Nello stesso tempo abbiamo assistito ad un depotenziamento della capacità del movimento operaio europeo di influire nei processi reali e di condizionare le politiche dei governi in favore di un miglioramento delle condizioni di vita degli strati popolari e dei lavoratori. I rapporti di classe ridefinendosi sul piano internazionale mutano anche nei contesti nazionali.
8.1 Il compromesso social-democratico risulta inefficace e appare come il tentativo di arginare la spinta del movimento operaio europeo concedendo diritti sociali e civili.
8.2 Le conquiste sociali ottenute durante la seconda metà del 900 in alcuni paesi europei, ed in particolar modo nel nostro paese, l’Italia, vengono dismesse nel tempo, facendo arretrare complessivamente la qualità della vita ed i diritti acquisiti con le lotte degli anni 50, 60 e 70.
8.3 Crediamo che l’esistenza di un blocco alternativo all’imperialismo sia stato un fattore di progresso anche nei paesi europei a capitalismo avanzato e che in questi paesi lo stato sociale sia nato in risposta alle sfide poste dal socialismo. Questo ci è confermato anche dalle parole del presidente degli industriali italiani dei primi anni ’90 Innocenzo Cipolletta: “L’Europa ha dovuto costruire lo stato sociale per far fronte alla minaccia del comunismo”.
Il rovesciamento del socialismo in Europa orientale ha avuto un impatto negativo sui paesi ex socialisti e ha ridefinito i rapporti di classe a livello internazionale. Questo, oltre ad aver indebolito i movimenti anticoloniali ha avuto conseguenze negative nei paesi a capitalismo avanzato erodendo le conquiste nate dalle lotte sociali. La ridefinizione e lo sbilanciamento dei rapporti di classe su scala internazionale e conseguentemente nazionale ha compromesso le conquiste ottenute dalle lotte del movimento operaio, in Italia come in altri paesi europei. Salute, educazione, scuola e diritti del lavoro sono costantemente sotto attacco. Viene spesso detto a gran voce in Italia: ” è la prima volta nella storia repubblicana che le prospettive di vita dei figli sono peggiori di quelle dei genitori “, pensiamo che questa frase rappresenti una risposta schematica ma triste e reale ai temi posti dal seminario. Noi pensiamo che l’unica via per uscire dai disastri che questo modo di produzione genera si quella di dar vita a processi di trasformazione sociale e di cambiamento. Il nostro obiettivo è quello di cambiare questa società e costruirne una completamente diversa, fuori dalle logiche perverse dell’economia capitalista, noi pensiamo che l’unica strada da intraprendere sia quella lunga e difficile ma al contempo necessaria del socialismo.
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