da www.solidnet.org | Traduzione di Marx21.it
Stimati compagne e compagni,
Prima di tutto intendiamo salutare la realizzazione di questa 16° edizione dell’Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai (IIPCO), che per la seconda volta si svolge in America Latina. Ci rallegra trovarci tra fratelli di tutti i continenti. Il PCdoB ha avuto l’onore di ospitare il 10° Incontro a San Paolo, Brasile, nell’anno 2008.
Salutiamo tutti i partiti comunisti del mondo e ci congratuliamo con il Partito Comunista dell’Ecuador per la realizzazione di questo 16° Incontro nella città di Guayaquil. Proprio qui eravamo stati nella stessa data nel 2012, quando approvammo all’unanimità la storica Dichiarazione di Guayaquil, risoluzione dell’Incontro dei Partiti Comunisti e Operai dell’America Latina e dei Caraibi. L’Incontro dei comunisti dell’America Latina era stato convocato dai compagni ecuadoriani, con il decisivo appoggio del Partito Comunista di Cuba. In quella occasione si rese anche omaggio alle operaie e agli operai che avevano perso la vita nel massacro di Guayaquil, avvenuto 90 anni prima, il 15 novembre 1922, “le Croci sull’acqua”, uno dei più importanti ed eroici eventi della storia di lotta della classe lavoratrice latinoamericana.
Ci rallegra trovarci tra fratelli latinoamericani. I popoli latinoamericani hanno forti legami storici e culturali, avendo la caratteristica di popoli figli della resistenza anti-coloniale e antimperialista.
Nel loro processo di liberazione nazionale e sociale, i nostri popoli lottano in difesa della pace e contro le guerre imperialiste; lottano in difesa del diritto allo sviluppo economico e sociale sostenibile; lottano per i diritti dei lavoratori e la valorizzazione del lavoro; lottano per le trasformazioni democratiche; lottano per la vera indipendenza e sovranità nazionale; lottano per l’integrazione solidale del nostro continente; lottano per aprire la strada al potere popolare e al socialismo.
Nella nostra realtà, l’America Latina, insieme alle relazioni fraterne tra i partiti comunisti e operai, è di fondamentale importanza l’unità dei comunisti e delle forze politiche antimperialiste e di sinistra, di cui il successo del Foro di San Paolo, che nel 2015 celebra i 25 anni di esistenza, è espressione.
Il Partito Comunista del Brasile ha realizzato nel novembre 2013 il suo 13° Congresso, di cui tutti voi conoscete le risoluzioni. Nell’analisi della situazione mondiale, molto ricca e approfondita nelle tesi del Congresso, il PCdoB rafforza il suo carattere internazionalista e antimperialista, riafferma la sua solidarietà con le lotte dei lavoratori e dei popoli del mondo, in un contesto segnato dalla crisi sistemica e strutturale del capitalismo, sistema ormai storicamente superato. Le forze comuniste, rivoluzionarie e progressiste si trovano tuttavia in una situazione di difesa strategica.
I comunisti valorizzano lo sviluppo del quadro politico negli ultimi 15 anni in America Latina e nei Caraibi, segnato dall’ascesa di una tendenza generale democratica, progressista e antimperialista e, allo stesso tempo, dall’accentuato declino dell’influenza delle politiche neoliberali e dal manifestarsi di nuovi limiti per l’ingerenza dell’imperialismo statunitense nella regione.
L’onda progressista e antimperialista, e la controffensiva della destra in America Latina
Il nuovo contesto latinoamericano è obiettivamente antimperialista, dal momento che resiste alla dominazione imperialista sulla regione. Dalla vittoria di Hugo Chavez in Venezuela nel 1998 fino alle più recenti vittorie, ottenute in Bolivia, Brasile e Uruguay, si sono susseguite molte vittorie politiche ed elettorali delle forze di sinistra e progressiste in vari paesi.
Dal 1998 le forze popolari non hanno perso nessuna elezione presidenziale, dove avevano vinto in precedenza. Occorre sottolineare che le sconfitte subite sono avvenute attraverso colpi di Stato, come nel caso dell’Honduras e del Paraguay.
Nel loro insieme le vittorie elettorali hanno fatto nascere una serie di governi nazionali di orientamento democratico e progressista che, con differenti ritmi ed energia, cercano di abbandonare le politiche antipopolari e neoliberali e di promuovere cambiamenti volti al conseguimento di progetti di integrazione continentale, sovranità nazionale, democratizzazione politica e sviluppo economico e sociale, in cui, nei casi più avanzati, si manifestano propositi rivoluzionari e antimperialisti con la proclamazione di obiettivi socialisti.
Certamente il momento attuale in America Latina si caratterizza anche per la brutale controffensiva della destra e dell’imperialismo. Sono sferrati nuovi attacchi destabilizzatori e golpisti contro i processi guidati dalle forze di sinistra e progressiste.
E’ necessario evidenziare che l’attuale controffensiva della destra si realizza proprio perché dal 1998 si sono susseguiti segnali di ascesa delle forze popolari, sebbene condizionata dai rapporti di forza a livello mondiale. Per questa stessa ragione, il corso della lotta politica tra i settori popolari e la destra è il segno caratteristico degli ultimi anni, una disputa accanita per determinare la rotta del nostro continente.
La controffensiva delle forze di destra cerca di impedire nuove vittorie della sinistra, far rinculare o almeno porre sulla difensiva politica le forze che si trovano alla guida di vari governi nazionali nella nostra regione. Questa controffensiva comprende l’allargamento della presenza militare nella regione, attacchi golpisti e destabilizzatori appoggiati da compiacenti campagne politico-mediatiche.
Svolgono un ruolo di primo piano, nella reazione delle forze di destra di fronte all’ascesa della tendenza progressista in America Latina e nei Caraibi, i grandi strumenti di comunicazione di massa, il cui comportamento assomiglia a quello di un partito transnazionale di destra, che si presenta molte volte come la principale forza di opposizione al progresso dell’integrazione e ai processi di cambiamento. Alle forze di destra si aggiungono alcuni piccoli partiti di ultra sinistra, che anche se in modo non consapevole fanno il gioco del nemico.
Avanza l’integrazione solidale latinoamericana
E’ da sottolineare in particolare l’avanzata dei processi di integrazione latinoamericana, la proclamazione di obiettivi socialisti da parte di alcuni processi politici e governi della regione. Ma al di là delle difficoltà e degli ostacoli che si incontrano sul cammino del conseguimento di questi obiettivi, la loro proclamazione ha un significato rilevante nell’attuale situazione mondiale, dove ancora persiste una situazione di difesa strategica per le forze rivoluzionarie. Certamente, in questo percorso, accanto a interessanti idee e innovazioni, si manifestano anche molto eclettismo, illusioni socialdemocratiche e seri equivoci teorici.
Ma il fatto più importante è che si è avviato un ampio dibattito sul socialismo in America Latina. I partiti comunisti e operai sono sfidati ad agire e a contendere l’egemonia nel corso di tali processi, ad affermare il marxismo-leninismo nel confronto che si sviluppa sul socialismo nella Patria Grande latinoamericana.
La Rivoluzione Cubana continua ad avanzare attualizzando il suo progetto economico e sociale socialista con una grande partecipazione popolare. In questo momento svolgono un ruolo rilevante nel processo di affermazione e attualizzazione del socialismo nel mondo, i paesi diretti da partiti comunisti, come Cuba nella nostra America, Cina, Vietnam, Laos e Corea Popolare in Asia.
La lotta per avanzare con le trasformazioni politiche e sociali in Brasile
Finalmente, vorremmo dire qualcosa in merito alla situazione brasiliana. Negli ultimi 12 anni, pur con limiti e contraddizioni, i governi di Lula e in seguito di Dilma Rousseff hanno ottenuto importanti successi per le masse lavoratrici e hanno portato avanti politiche progressiste, come la politica di redistribuzione del reddito con la valorizzazione del lavoro e la politica estera.
Certamente, il Governo di Lula, e ora quello di Dilma, hanno un carattere democratico e progressista, ma non sono esattamente governi di sinistra e meno ancora rivoluzionari. Certamente, il loro successo nella realizzazione dei cambiamenti, è parte di un cammino verso l’accumulazione rivoluzionaria delle forze nel nostro paese.
Per la prima volta nella storia del Brasile, i comunisti partecipano a un governo nazionale, salvaguardando la loro indipendenza politica e ideologica. Il Partito Comunista del Brasile attua compromessi con un fronte di ampia coalizione per governare il paese, con varie forze di centro, diretta dal Partito dei Lavoratori.
La relazione del PCdoB con il governo federale è di unità e lotta, in cui prevale l’unità e il fermo appoggio al governo perché esso possa realizzare i cambiamenti. Naturalmente, ciò non significa astenersi dall’avere posizioni proprie, dei comunisti, perché tra il programma del Partito e il programma del governo federale certamente esistono differenze. I nostri obiettivi in quanto Partito Comunista vanno molto oltre quelli del governo federale a cui partecipiamo.
La proposta del Programma Socialista del PCdoB osserva che “nell’attuale periodo storico, la conquista dell’egemonia da parte delle forze politiche e sociali che potranno iniziare la transizione al socialismo, consiste nel processo di accumulazione delle forze di carattere rivoluzionario attraverso riforme strutturali e rotture”, con la realizzazione di un Nuovo Progetto Nazionale di Sviluppo, per creare le condizioni della conquista del potere popolare. Per ottenere queste riforme strutturali è condizione sine qua non la mobilitazione delle masse popolari, l’avanzata della coscienza popolare e una maggioranza parlamentare di sinistra e progressista che faccia da supporto a cambiamenti più strutturali.
La quarta vittoria popolare nelle elezioni presidenziali in Brasile
Vorremmo evidenziare l’importanza politica e di significato strategico della quarta vittoria consecutiva della vasta coalizione che governa il Brasile dal 2003, composta da forze politiche e sociali che vanno dalla sinistra al centro nello spettro politico, e che comprende i comunisti brasiliani.
Dopo la vittoria del presidente Luiz Inácio Lula da Silva nel 2002 e la sua rielezione nel 2006, e la prima elezione di Dilma Rousseff nel 2010, il 26 ottobre scorso il popolo brasiliano ha rieletto la presidente nel secondo turno, in un accanito confronto con la forte coalizione dell’opposizione di destra, che proponeva un programma neoliberale, oltre che una politica estera allineata agli interessi delle potenze imperialiste.
Dei sette partiti brasiliani che appartengono al Foro di San Paolo, tre (Partito dei Lavoratori-PT, Partito Comunista del Brasile-PCdoB e Partito Democratico Laburista-PDT) hanno appoggiato Dilma Rousseff. Altri tre hanno appoggiato la candidata Marina Silva (Partito Socialista Brasiliano-PSB, Partito Popolare Socialista-PPS e Partito Patria Libera-PPL). Il Partito Comunista Brasiliano (PCB), ha presentato un proprio candidato alle elezioni presidenziali che ha ottenuto lo 0,07% dei voti.
E’ importante rilevare che degli altri nove candidati alla presidenza nessuno ha appoggiato Dilma Rousseff al 2° turno. Quattro candidati di ultrasinistra, compresi i trotskisti e il candidato del Partito Comunista Brasiliano (PCB) hanno deciso di non appoggiare Dilma Rousseff, mentre gli altri cinque candidati hanno sostenuto Aécio Neves.
Nel secondo turno delle elezioni, il 26 ottobre, Dilma ha ottenuto il 51,64%, contro il 48,36% di Aécio.
Il 4° governo delle forze democratiche e popolari in Brasile continuerà a confrontarsi con un rapporto di forze sfavorevole nel parlamento, ancora peggiore. La sinistra brasiliana è sempre stata minoranza nel parlamento. L’unica via d’uscita per le forze rivoluzionarie, di sinistra e democratiche che appoggiano la presidente Dilma è la mobilitazione popolare per esercitare pressione sul parlamento perché approvi le misure che facciano avanzare i cambiamenti richiesti dai lavoratori e dal popolo brasiliano.
Il PCdoB incoraggiato dalla vittoria di Dilma e dall’elezione di un governatore comunista nello stato di Maranhão, e pronto per nuove lotte
La militanza comunista e delle forze di sinistra è stata decisiva nella campagna di Dilma Rousseff.
Tra i risultati del primo turno della consultazione elettorale del 2014, ha assunto rilievo nazionale l’elezione del primo governatore comunista della storia del Brasile, nello Stato di Maranhão. Il popolo di questo stato ha pure votato in massa per Dilma Rousseff, che ha ricevuto il maggiore consenso in proporzione al resto del Brasile, con il 78,76% nel secondo turno, grazie alla campagna elettorale che il PCdoB e gli altri partiti che l’appoggiavano hanno condotto nello stato.
Il PCdoB ha conquistato 10 parlamentari nazionali al Congresso e un totale di 25 deputati nei parlamenti degli Stati.
Nell’insieme, i risultati ottenuti dal PCdoB nelle elezioni parlamentari sono stati ottenuti nel contesto del grande scontro politico presidenziale tra due campi, estremamente duro, polarizzato e radicalizzato, segnato dalla 4° vittoria popolare con la rielezione della presidente Dilma e dalla diminuzione della forza parlamentare della sinistra.
Il PCdoB ha ottenuto il voto più consistente nell’elezione per i deputati nei parlamenti degli Stati, con 2.754.206 voti, che rappresenta il 2,8% del totale. Nelle elezioni parlamentari nazionali, ha ottenuto 1.913.015 voti, vale a dire il 2,0% del totale.
Il PCdoB accoglie il risultato elettorale con gioia e spirito di lotta, incoraggiato dalla vittoria, di fronte alle nuove e dure battaglie che si avvicinano, che esigeranno maggiore consapevolezza e maggiore mobilitazione dei lavoratori e di tutto il popolo brasiliano.
I comunisti brasiliani sono oggi ancor più impegnati tatticamente nell’accumulazione rivoluzionaria delle forze, per aprire la strada alla transizione al socialismo in Brasile.
In questa impresa, il Partito Comunista del Brasile cercherà di rafforzare il suo ruolo e la sua influenza politica insieme al popolo brasiliano e in particolare insieme ai lavoratori, affinché nel futuro più vicino possibile la speranza della rivoluzione brasiliana si traduca in realtà, come anche un’America Latina unita, integrata in modo solidale e in transizione al socialismo.
Per questi motivi, occorre affermare che la vittoria di Dilma in Brasile ha un’importanza che travalica le frontiere nazionali; questo successo è un altro contributo alla lotta per la pace, la sovranità e lo sviluppo dei popoli, per un futuro socialista.
In questa lotta storica dell’Umanità, di cui sono protagonisti i lavoratori, i comunisti del mondo sono imprescindibili.
Viva il 16° Incontro dei Partiti Comunisti e Operai!
Viva l’unità dei comunisti!
Vinceremo!