Fermiamo la guerra contro l’Iran!

di Uri Weltmann, della Segreteria della Gioventù Comunista di Israele* | da Solidarité Internationale

*Intervento alla 18° Assemblea Generale della Federazione Mondiale della Gioventù Democratica

 

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Traduzione a cura di Marx21.it

 

Cari compagni,

 

la Gioventù Comunista di Israele ringrazia la Gioventù Comunista Portoghese per l’accoglienza ricevuta a questa assemblea, che si svolge in un momento di grande tensione politica in Medio Oriente. Ci sono segnali sempre più chiari che il governo di Israele si stia preparando a una nuova guerra d’aggressione, questa volta contro il popolo dell’Iran.

 

La settimana scorsa, Israele ha effettuato un lancio di prova di un nuovo missile di lunga gittata. La settimana precedente, la forza aerea israeliana ha attuato manovre con gli eserciti della NATO, in Italia. Il capo dell’esercito britannico si è recentemente recato in Israele, e il ministro della Difesa israeliano è a sua volta andato in Gran Bretagna, con la richiesta di un attacco contro l’Iran all’ordine del giorno.

 

Nel momento in cui l’imperialismo e il sionismo cominciano a battere i tamburi di guerra, la Gioventù Comunista di Israele, sulla base del suo impegno comunista a favore della pace, lancia il seguente appello:

 

Fermiamo la guerra contro l’Iran, prima che abbia inizio!

 

No a nuove guerre di aggressione contro i popoli del Medio Oriente!

 

Ma il governo israeliano sta preparando nuove provocazioni non solamente contro il popolo iraniano, ma anche contro i popoli arabi, e in particolare contro il popolo palestinese.

 

Recentemente, ci siamo rallegrati per il lieto evento costituito dall’ammissione come membro a pieno titolo della Palestina all’UNESCO. Il governo israeliano ha risposto prendendo la decisione di costruire 2.000 nuovi insediamenti nelle colonie della Cisgiordania.

 

Così, emerge alla luce del sole che tutti i discorsi del governo di destra israeliano, sull’idea di “far avanzare la pace”, non sono che parole vuote. Il governo israeliano dice di sostenere la pace, ma nei fatti crea situazioni sul terreno che non fanno che rafforzare l’occupazione e l’oppressione del popolo palestinese.

 

A settembre, il presidente palestinese Mahmoud Abbas si è espresso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, e ha presentato un programma di pace realista e giusto. La risposta del governo israeliano è stata quella di respingerlo, con il sostegno dell’imperialismo americano. Israele respinge anche l’Iniziativa di pace araba, avanzata dalla Lega Araba.

 

Di conseguenza, noi non dobbiamo nutrire illusioni sui discorsi che fa il governo, né alcuna illusione su qualche intervento delle potenze imperialiste. Il governo degli Stati Uniti, l’Unione Europea, non servono gli interessi dei popoli. Non interverranno certo per difendere i diritti dei palestinesi, e ne abbiamo avuto testimonianza all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a settembre.

 

Essi sono parte integrante dell’alleanza dell’imperialismo, del sionismo e dei reazionari arabi, che operano contro la pace, il progresso sociale, contro i diritti dei popoli.

 

La fine dell’occupazione israeliana delle terre arabe resta un compito che deve essere realizzato innanzitutto dagli stessi popoli della regione.

 

E si può arrivare alla pace. Non la pace imperialista, basata sulla continua oppressione dei popoli, ma una pace basata sul rispetto della sovranità nazionale di tutti i popoli della regione.

 

Una pace che sia basata sulla creazione di uno Stato palestinese indipendente, a fianco di Israele, sull’insieme della Cisgiordania e della Striscia di Gaza, con Gerusalemme Est come capitale.

 

Una pace che sia basata sullo smantellamento di tutte le colonie israeliane nei territori palestinesi occupati e la distruzione del muro della separazione.

 

Una pace che sia basata sull’attuazione di una soluzione giusta al problema dei rifugiati palestinesi, secondo la risoluzione 194 dell’ONU, che riconosce il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi, che è un diritto inalienabile.

 

Compagni,

 

Dobbiamo ricordarci che Israele non occupa solo le terre palestinesi.

 

Noi ci opponiamo all’occupazione criminale delle aziende agricole libanesi di Shebaa, e sosteniamo la resistenza patriottica e tenace del suo popolo, in particolare quella che abbiamo potuto osservare cinque anni fa, quando Israele ha invaso il Libano.

 

Noi sosteniamo la lotta del popolo siriano che mira a ristabilire l’integrità territoriale della sua patria, e a mettere fine all’occupazione israeliana delle alture del Golan.

 

Noi sosteniamo completamente le Primavere Arabe, le sollevazioni popolari rivoluzionarie e le manifestazioni per la democrazia e la giustizia sociale a cui abbiamo assistito in Tunisia, in Egitto, nel Bahrein, nello Yemen e altrove.

 

Tuttavia, respingiamo categoricamente ogni ingerenza imperialista nei paesi arabi, con il pretesto di “aiutare le Primavere Arabe”. I bombardamenti della NATO in Libia non sono stati al servizio degli interessi del popolo libico, ma, al contrario, gli hanno arrecato molti torti. In Siria, le ingerenze degli Stati Uniti e della Francia non hanno servito gli interessi del popolo siriano, ma gli hanno fatto molto male.

 

Compagni,

 

Il governo israeliano mette in pratica politiche aggressive non solo nella politica estera, ma anche nella politica interna.

 

Le dure misure neoliberali, di privatizzazione dei servizi pubblici, di colpi alle spese sociali, hanno portato a un deciso degrado delle condizioni di vita degli strati popolari anche in Israele. La recente crisi capitalista mondiale non ha fatto che peggiorare le cose, poiché il governo ha tentato di far pagare ai lavoratori il prezzo della crisi.

 

Nel momento in cui l’aumento del costo della vita viene rivisto al rialzo, i salari continuano a stagnare. I giovani, che hanno lavori precari, si sono ritrovati incapaci di sbarcare il lunario, mentre i generi alimentari diventano sempre più cari, i trasporti pubblici costano di più e trovare un alloggio è sempre più oneroso.

 

Quattro mesi fa, le tensioni sociali hanno dato vita a un movimento massiccio di contestazione sociale popolare, di cui i giovani hanno preso la testa. Tale movimento è stato in grado di mobilitare gli israeliani in manifestazioni di ampiezza inedita.

 

Il movimento, in cui i compagni della Gioventù Comunista di Israele hanno giocato ruoli dirigenti, ha portato una nuova visione della società, che mette in primo piano la giustizia sociale piuttosto che i profitti di un pugno di ultra-ricchi.

 

Nel culmine della mobilitazione, il 3 settembre, circa mezzo milione di israeliani hanno manifestato contemporaneamente, 300.000 a Tel Aviv e 200.000 altrove nel paese, il che rappresenta circa il 6% della popolazione del paese.

 

Questi sviluppi ci hanno riempito di ottimismo e hanno rafforzato la nostra risolutezza a continuare la lotta per i diritti della gioventù.

 

La Gioventù Comunista di Israele, sulla base del Marxismo-Leninismo, continuerà a lottare per trasformazioni sociali rivoluzionarie, per realizzare il Socialismo, che è il solo modo di risolvere i problemi sociali generati dal capitalismo.

 

La Gioventù Comunista, il solo movimento politico giovanile in Israele che vede insieme nelle sue file militanti arabi ed ebrei, continuerà a lottare contro il razzismo, contro le discriminazioni, contro il nazionalismo e il sionismo.

 

La Gioventù Comunista di Israele si è impegnata a rafforzare la Federazione Mondiale della Gioventù Democratica (FMGD) in quanto organismo della gioventù antimperialista più conseguente. Il ruolo assolto dalla FMGD a tal riguardo è in effetti unico, e deve essere preservato.

 

Esistono numerosi organismi internazionali filantropici e umanitari. Non ce ne serve un altro.

 

Esistono numerosi forum della gioventù che offrono una prospettiva liberale. Non ce ne serve un altro.

 

Ma non esiste che una sola organizzazione mondiale della gioventù antimperialista., non esiste che una sola organizzazione della gioventù che offra una prospettiva socialista, ed è la FMGD.

 

E’ un’eredità che noi, in quanto Gioventù Comunista di Israele, siamo risoluti a difendere.

 

Compagni,

 

Il poeta palestinese Mahmoud Darwish scrisse un giorno: “Questa terra ha in sé ciò che dona un senso alla vita”. Ispirati da queste parole, e raccogliendo l’energia straripante del recente movimento di contestazione sociale, noi giovani comunisti di Israele continueremo a lottare per una vita migliore su questa terra, per tutti.

 

Viva la Solidarietà internazionale!

 

Viva la FMGD!