Elezioni in Brasile. Smascherare Marina e mettere in movimento la forza del popolo

Editoriale di Vermelho, portale web del Partito Comunista del Brasile (PCdoB)

dilma silvaTraduzione di Marx21.it

Il sondaggio di Datafolha diffuso il 29 agosto conferma il manifestarsi di una brusca movimentazione nel quadro pre-elettorale, con un impatto negli indici delle intenzioni di voto per la presidente della Repubblica, Dilma Rousseff, candidata alla rielezione, e Marina Silva, entrambe con il 34%.

Le proiezioni del secondo turno indicano un vantaggio per la candidata del PSB (Partito Socialista Brasiliano), con il 50% delle preferenze contro il 40% della presidente. I risultati di Datafolha confermano la tendenza rilevata da altri sondaggi dell’opinione pubblica, divulgati a metà settimana.

Non ci sono ragioni per trarre conclusioni affrettate da questi sondaggi, né per assumere i numeri delle rilevazioni come l’anticipazione del risultato e il pronostico della sconfitta. Meno ancora per accettare le provocazioni delle forze neo-liberali e conservatrici, con l’attivo e militante appoggio dell’apparato mediatico monopolista, quando affermano che il panico e il terrore si sono impadroniti della squadra di comando della campagna di Dilma e lo spettro della sconfitta incombe sulla leadership del Partito dei Lavoratori e sul Palazzo Presidenziale.

Abbiamo ancora di fronte cinque settimane di campagna, che saranno segnate da duri scontri politici e accalorati dibattiti, decisivi perché la maggioranza dell’elettorato brasiliano formi le proprie convinzioni e acquisisca piena capacità di decidere la strada che pretende imboccare.

I dati rilevati dai recenti sondaggi sono sorprendenti perché indicano un mutamento del quadro della leadership della presidente Dilma che sembrava consolidato. Non è mai passato per la testa di alcuno che avremmo avuto elezioni facili e che la vittoria fosse scontata. E’ di fatto la prima volta, da quando le forze progressiste sono arrivate al potere centrale, nelle elezioni del 2002, che emerge una messa in discussione così chiara e diretta del favore verso queste forze nella contesa elettorale. Ma anche le vittorie precedenti, nel 2002, 2006 e 2010, non sono state facili. In tutte, l’elezione presidenziale è stata decisa al secondo turno e sono state grandi le questioni e le sfide imposte alla coalizione democratico- popolare.

I sondaggi di questa settimana dimostrano che la candidatura di Marina Silva capitalizza un sentimento diffuso a favore dei cambiamenti in settori della popolazione che ancora non hanno percepito che la forza propulsiva di tali cambiamenti è rappresentata proprio dal governo progressista guidato dalla presidente Dilma e dalla sua candidatura alla rielezione. I cambiamenti sono gradualmente avvenuti nel corso di 12 anni, in mezzo a difficoltà, crisi internazionali, e con all’interno un rapporto di forze, in cui i settori reazionari detengono immenso potere.

La presidente Dilma e i partiti che l’appoggiano saranno senza dubbio più espliciti e convincenti nell’opera di convinzione del popolo della novità contenuta nei cambiamenti già intrapresi e nelle prospettive che si aprono con un altro mandato. Questo secondo aspetto ha a che vedere con la nitidezza programmatica, radicate convinzioni e audacia per affrontare le contraddizioni sociali e politiche realmente esistenti nella società.

E’ doveroso, come compito di primo piano, smascherare Marina Silva, la candidata delle forze interessate prima di tutto all’interruzione e al rovesciamento del ciclo politico aperto con la prima vittoria di Lula nel 2002. A questo punto degli eventi, sono accelerati e intensi gli sforzi dietro le quinte per promuovere l’unione delle forze conservatrici attorno a Marina Silva, in una gigantesca operazione per fare del suo governo l’occasione per il ritorno dei tucanos(termine con cui vengono definiti i componenti del blocco delle forze conservatrici brasiliane, ndt) e dei loro alleati al potere.

Senza ulteriori indugi, è necessario mettere in evidenza i compromessi di Marina Silva con il capitale finanziario, con gli interessi antinazionali, il suo disprezzo per la democrazia contenuto nel messianismo e nella retorica dell’ “apoliticismo” e della “nuova politica”. Più che mai, è necessario denunciare la candidata come la personificazione della lotta anti-Dilma, anti-Partito dei Lavoratori e della lotta contro la sinistra. Una che porterebbe, in nome della realizzazione dei cambiamenti, al rovesciamento delle immense conquiste sociali con tanto sforzo realizzate negli ultimi 12 anni.

Con il suo messianismo e personalismo esacerbato, Marina Silva può rappresentare un’altra ridicola avventura, come lo furono in momenti diversi Jânio Quadros e Collor de Mello. Un eventuale governo da lei guidato sarebbe il preludio di crisi e regressioni nella vita democratica, con nefaste conseguenze per la lotta trasformatrice ed emancipatrice dei lavoratori e del popolo brasiliano.

Il governo brasiliano sotto la guida della presidente Dilma e la sua candidatura alla rielezione rappresentano un’immensa forza politica e sociale, corrispondono alle aspirazioni profonde del popolo brasiliano e già hanno dimostrato di essere la garanzia che continueranno ad accumularsi le vittorie nella costruzione di una grande e potente nazione prospera, progressista, democratica, sovrana e solidale con i popoli, a beneficio della cooperazione internazionale e della pace.

Sono milioni e milioni gli elettori, la cui forza potenziale deve essere suscitata, motivata e mobilitata in un momento così decisivo della vita nazionale. Scatenare la forza, l’energia e la mobilitazione del popolo, infondergli volontà ed elevargli la coscienza è il dovere principale di coloro che conducono e sono protagonisti della lotta per altri cambiamenti e altre conquiste.