Brasile: costruire un fronte ampio, democratico, progressista, popolare, patriottico

manifestacoes domingo 17 contra golpedi José Reinaldo Carvalho*
da resistencia.cc

Traduzione di Marx21.it

Il colpo di Stato antidemocratico e antinazionale perpetrato dalla coalizione multipartitica di destra e centro-destra (PMDB, PSDB, DEM, PSD, PPS, PSD e altri partitini di centro), per creare un nuovo regime politico reazionario, imporre una dura sconfitta alle forze progressiste, implementare un’agenda di restrizioni ai diritti del popolo e intraprendere la strada della repressione e criminalizzazione dei movimenti sociali, apre una nuova fase di lotta politica nel paese.

Come ogni “nuovo” regime, si presenta pronto a regolare i conti con le forze che prima occupavano il centro della vita politica, e a perpetuare il potere. Da qui l’accanimento con cui sta preparando la riforma politica antidemocratica, in previsione delle elezioni del 2018, nel tentativo di invalidare la candidatura di Lula allo scopo di eliminarlo dalla competizione elettorale, e delle elezioni per la Camera e il Senato.

Questa offensiva politica conta, oltre che sui partiti golpisti, sulla partecipazione dei media, di settori dell’apparato giudiziario e della Procura.

Il programma economico combina il “ponte verso il futuro”, inventato da Michel Temer, con i punti programmatici del PSDB di Aécio, Serra e Alckmin, del DEM di Rodrigo Maia e dell’ “agenda Brasile” di Renan Calheiros.

Il denominatore comune è la controriforma politica ed economica, con cui il regime intende promuovere la regressione antidemocratica dello Stato brasiliano; la liquidazione delle conquiste sociali; la svendita del paese; l’apertura totale al capitale finanziario internazionale; il ritorno delle privatizzazioni; la sottomissione ai dettami del capitale monopolistico, attraverso l’impegno a promuovere l’abrogazione delle leggi che oggi assicurano i diritti sociali e del lavoro; la battuta d’arresto sul piano civile, eseguendo i dettami delle chiese pentecostali retrograde, promuovendo attacchi alle conquiste nell’ambito della convivenza sociale, dei diritti civili e dei diritti umani.

Fa senso che chi ha promosso la rimozione del governo della presidenta Dilma abbia ottenuto il consenso di tutta la borghesia monopolista-finanziaria, della grande industria e dei grandi commercianti, dei latifondisti, dei mezzi di comunicazione, della classe medio-alta, di tutto ciò che abbia la fetida puzza, la grottesca apparenza e la demenziale essenza della borghesia brasiliana. Richiama l’attenzione il fatto che tutte le organizzazioni padronali, tra le quali spicca la famigerata Fiesp, dell’animoso esponente di estrema destra Paulo Skaf, abbiano pubblicato dichiarazioni formali e solenni a favore del golpe.

La consumazione del colpo di Stato e il carattere reazionario del nuovo regime e dell’alleanza che lo sostiene (PMDB, PSDB, PSD, PPS, PSB  e Centro) presenta nuove sfide per le forze progressiste e di sinistra, in particolare per il PT e il PCdoB.

Indipendentemente dalla volontà di qualsiasi organizzazione di partito e movimento sociale, la lotta politica entra in una nuova fase e assume un livello più alto. Senza pregiudizio per la lotta elettorale e l’azione istituzionale nei parlamenti e nei governi municipali e statali, assume il primo posto la lotta politica delle masse, l’organizzazione politica popolare, il rafforzamento politico delle organizzazioni dei movimenti popolari e sindacali. Il risultato delle elezioni municipali che ha rappresentato una clamorosa sconfitta delle forze di sinistra, è rivelatore non solo del rapporto di forze sfavorevole dal momento del dopo golpe, ma anche delle molte debolezze della sinistra, soprattutto dei suoi errori strategici, tattici, programmatici e del suo distacco dalle masse popolari. Sarebbero indispensabili autocritiche e anche la revisione di concetti e pratiche in relazione all’accumulazione di forze. Le correnti progressiste e di sinistra, che hanno quale missione storica la trasformazione rivoluzionaria della società, il superamento rivoluzionario del capitalismo e la costruzione di un nuovo regime politico e sistema economico-sociale, il socialismo, non possono essere catturate da una nuova versione del dogmatismo concettuale e metodologico che in altra epoca Lenin aveva definito di cretinismo parlamentare, oggi accresciuto dal cretinismo istituzionalista, che investe tutto nella partecipazione al governo, disdegnando la lotta e l’organizzazione popolare.

Si inserisce pure nell’ordine del giorno il compito prioritario della costruzione dell’unità delle sinistre e dei movimenti popolari, della convergenza programmatica e di azione tra i partiti politici e i movimenti sociali, di cui il Fronte Brasile Popolare (FBP) è uno degli embrioni. La prospettiva della sinistra deve essere quella di costituire un fronte ampio, come strumento per la resistenza e la lotta, per unire tutte le forze suscettibili di essere unite nella difesa della democrazia, dei diritti del popolo, del progresso sociale e  della sovranità nazionale, attorno a un programma che definisca compiti immediati e di medio-lungo termine, il cui obiettivo sia il rovesciamento del regime e la successiva realizzazione di riforme strutturali democratiche e progressiste.

L’impegno delle forze di sinistra nella realizzazione di questo compito sarà tanto più grande quanto più sarà profonda la sua comprensione del perché sia crollata la base di sostegno al governo di Dilma, spianando la strada al golpe. Sarà necessario creare un nuovo patto politico, un fronte progressista, e accumulare forze per garantire l’egemonia del campo democratico-popolare e antimperialista. Dal punto di vista dell’analisi e degli interessi di queste forze, è necessario elaborare una strategia e una tattica che evitino qualsiasi tipo di adattamento all’ordine neoliberale e conservatore. Il presupposto è l’opposizione intransigente al regime dell’alleanza golpista e alle  loro basi di sostegno, nel parlamento e negli stati.

I cambiamenti osservati nel comportamento del PMDB e delle altre forze di centro, e la loro diserzione dal progetto democratico e patriottico, non sono certo una novità, né si sono manifestati improvvisamente. Sono avvenuti nel corso di un processo politico in cui hanno cessato di essere partiti progressisti. Nel caso del PMBD, si tratta di qualcosa che è andata configurandosi dalla sconfitta del governo Sarney e della candidatura presidenziale di Ulisses Guimarães, nel 1989. Gli eventi recenti hanno finito per dimostrare che questo partito, sotto la direzione di Michel Temer, non aveva le credenziali per svolgere il ruolo di principale garante della coalizione governativa nel parlamento, né tanto meno di occupare l’incarico strategico di vicepresidente della Repubblica. Nei momenti finali del golpe, la stessa Dilma lo ha ammesso quando ha dichiarato che uno dei principali errori del PT e della coalizione che l’ha sostenuta è stato quello di avere accettato Michel Temer come candidato alla vicepresidenza.

Notevole è anche la degenerazione che si è verificata con il PSB, in altri tempi un partito di sinistra democratica, popolare e nazionalista. Ha iniziato la sua transizione verso posizioni retrograde a partire dall’opposizione, dal 2013, al governo di Dilma e dalla rottura con esso, nel 2014. La candidatura di Eduardo Campos alla presidenza è stato il tentativo di raggruppare forze di destra e centro-destra attorno a un progetto che di progressista aveva solo il nome. Punto culminante della sua conversione a una linea subalterna alla destra è stato l’adesione del PSB, a partire dai suoi nuclei di Pernambuco e San Paolo, ognuno con i propri interessi, alla candidatura di Aécio Neves, nel secondo turno del 2014. Quando ha votato a favore del golpe, nell’aprile del 2016, e in seguito ha deciso di partecipare sulla base del sostegno al regime di Michel Temer, il PSB già aveva attraversato definitivamente il Rubicone e bruciato tutti i ponti con le forze progressiste, già si era trasformato in una forza contraria all’ideale che lo aveva fatto nascere ed essere alleato, in battaglie del passato, con le forze di sinistra.

Con obiettivi chiari, convinzioni programmatiche, pensiero strategico e senso del momento storico, la sinistra guarda alla crisi attuale e alle nuove condizioni sfavorevoli non con fatalismo, ma come a una fase della lotta. La chiarezza con cui si indica la divisione tra campi antagonisti, non annulla, al contrario rafforza, la necessità di combinare la fermezza e la combattività con l’ampiezza e la flessibilità tattiche, senza confusione né illusioni in merito al carattere e agli obiettivi strategici delle diverse forze che si confrontano.

La criminalizzazione della sinistra, la ferocia con la quale cercano di mettere fuori legge il PT ed escludere altri settori, come i comunisti, dalla vita istituzionale, rendere l’ex presidente Lula ineleggibile, e sottoporlo, come pure la presidenta Dilma, a sanzioni penali, compresa la privazione della libertà, sono il segno del livello dell’attacco alle forze progressiste. Ciò ci dà anche l’indicazione delle dimensioni delle nuove sfide.

Nonostante la sconfitta delle sinistre con il golpe e nelle elezioni municipali, recentemente svoltesi, la lotta guidata dal Fronte Brasile Popolare ha risvegliato l’immensa coscienza democratica e la capacità di lotta di milioni di brasiliani che aspirano alla democrazia, alla giustizia sociale e alla sovranità nazionale, ai diritti umani, al buon governo, a una vita colta e a elevati indici di civiltà. Era avvenuta la stessa cosa già negli scontri decisivi del secondo turno dell’elezione presidenziale del 2014.

Si tratta di un’energia accumulata il cui sviluppo avrà una propria dinamica fino a trasformarsi  in quella forza motrice delle più urgenti trasformazioni di fondo, di significato rivoluzionario, che sta chiedendo la società brasiliana.

Il fronte da costruire sarà necessariamente ampio: democratico, patriottico, sociale, progressista, popolare. Deve comprendere qualsiasi forza politica e personalità che sinceramente si opponga al regime dell’alleanza spuria che ha rovesciato il governo della presidenta Dilma. E sarà valido ogni sforzo per dividere il campo nemico e neutralizzare forze che si trovano nella sua orbita.

Proprio per questo, il punto di partenza dell’azione frontista è l’opposizione inconciliabile, senza tregua, al “nuovo” regime e al suo governo, e la disponibilità a formulare un programma di convergenza e di unità.

I nomi per il 2018 dovranno essere stabiliti in una fase successiva. Aspettiamo ciò che accadrà a Lula e iniziamo i colloqui con le forze affini di sinistra. Dedichiamoci, prima di tutto, a ricomporre la sinistra e l’unità tra le sue forze più conseguenti, che sono racchiuse nel PCdoB e nel PT. O per usare la formulazione (corrente) del Congresso del PCdoB del 2013 e della sua Conferenza Nazionale (2015), partire dall’unità tra le forze con “affinità di sinistra”. Quanto a coloro che cercano le sinistre per conversare, conversino, dialoghino, propongano e ascoltino, ma lascino nell’anticamera convenienze interessate. Per ora la nostra lotta intende sgombrare il campo da nuovi tradimenti.

Un’osservazione finale. Nel dibattito politico in corso, si parla di copiare il modello del Fronte Ampio uruguayano, senza conoscere la sua storia, i suoi condizionamenti, il suo formato. Una valvola di scarico caricaturale, vizio antico della sinistra brasiliana. Che si costruisca il nostro autentico fronte ampio, ma non si tenti di copiare l’irripetibile formula del Fronte Ampio uruguayano, oltre che la valorosa ispirazione che ha mosso i comunisti, i socialisti, i movimenti popolari, l’intellettualità rivoluzionaria e i militanti patriottici del paese orientale nel 1971. Un promemoria, nel caso copiassimo qualcosa: il Fronte Ampio uruguayano ha tra i suoi partecipanti settori vacillanti del centro-sinistra, ma mai ha incorporato forze di destra, centro-destra e neppure transfughi.

*José Reinaldo Carvalho è giornalista, direttore di Resistência, membro del Comitato Centrale, della Commissione Politica e della Segreteria Nazionale del Partito Comunista del Brasile (PCdoB)