Intervista a Jorge Kreyness, segretario delle relazioni internazionali del Partito Comunista dell’Argentina
a cura di Vermelho, portale web del Partito Comunista del Brasile (PCdoB) | da www.vermelho.org.br
In un’intervista a Portal Vermelho, Kreyness sostiene che c’è un’offensiva della destra contro il processo di trasformazioni tanto in Argentina, come in America Latina, e che è necessario che queste conquiste siano difese con autonomia, indipendenza e altri cambiamenti. Kreyness mette anche l’accento sul fatto che le mobilitazioni popolari non devono essere abbandonate.
Portal Vermelho: Che cosa è accaduto nelle Primarie (svoltesi l’11 agosto 2013, ndt)? I media brasiliani hanno parlato di una grande sconfitta. Come interpretare i numeri della consultazione? (link)
Jorge Kreyness: il risultato deve essere analizzato dettagliatamente perché, sebbene il governo abbia avuto un risultato minore che in altre occasioni, il Fronte per la Vittoria (la coalizione che sostiene la presidente Kirchner, di cui fanno parte anche i comunisti, ndt) si mantiene prima forza di carattere nazionale e, allo stesso tempo, è l’unica con una presenza nei 23 distretti del paese. Nella prospettiva delle elezioni presidenziali del 2015, il Fronte per la Vittoria è ben piazzato.
In ragione della crisi internazionale del capitalismo e della sua influenza nell’economia nazionale, hanno subito un rallentamento i cambiamenti che erano stati avviati nel paese. In questo contesto, si è svolta una votazione in cui lo schieramento oficialista perde le primarie in vari distretti importanti. Quindi la situazione non è di sconfitta, come trasmettono alcuni media internazionali, confondendo i loro desideri con la realtà, ma una situazione complessa che dobbiamo analizzare.
In particolare, noi comunisti pensiamo che sia necessario fare una campagna non solo basata su ciò che è stato realizzato in 10 anni di governo, ma presentare anche proposte di maggiori e nuovi diritti per chi ne ha diritto e aspira ad averne di più. Vale a dire che nessuno può impedire alla gente di migliorare la qualità della vita. Perciò è necessario non solo fare un bilancio delle importanti conquiste realizzate in Argentina, ma anche presentare nuove proposte su diritti come la distribuzione della ricchezza, il miglioramento dei trasporti. Settori in cui si presentano difficoltà per il governo. Noi comunisti insistiamo sul fatto che non è sufficiente costituire un fronte, come è questo Fronte per la Vittoria, ma che abbiamo bisogno di un fronte organizzato a partire dal basso e che si traduca in maggiore potere per il popolo e in rapporti di forza che permettano di proseguire avanzando verso la liberazione nazionale e sociale, con giustizia sociale piena e conquista di nuovi diritti.
Il kirchnerismo è da 10 anni al potere. Che cosa occorre migliorare e che cosa è stato fatto in Argentina per rompere con il capitalismo, con il neoliberalismo?
I rapporti di forza nell’Argentina di oggi e la pratica concreta dei lavoratori indicano che siamo davanti a un governo che fa riforme progressiste, ma che è ancora lontano dal raggiungimento di una società di giustizia, bellezza e allegria. Perciò, da un lato ci sono questioni che sono state risolte e legiferate, come la legge di comunicazione audiovisiva, ma c’è bisogno di continuare con leggi che riguardino il sistema finanziario, tassando le grandi transazioni finanziarie transnazionali, riducendo o eliminando le imposte sui salari… Quindi c’è una serie di misure che è possibile assumere e che favorirebbero, e di molto, le possibilità del governo non solo di portare a termine il ciclo iniziato nel 2003 con Kirchner, ma di far avanzare il progetto di liberazione nazionale e sociale.
Ritieni che ciò sia possibile ancora con il governo Kircher?
Credo che Cristina esprima una leadership che le permette di affrontare alcune questioni e nella misura in cui ricorra alle mobilitazioni popolari e costituisca un fronte politico, ci troveremmo nelle condizioni di affrontare la politica della destra e di generare fino al 2015 una nuova fase del ciclo virtuoso che l’Argentina ha vissuto e che ha bisogno di maggiore contenuto popolare e antimperialista. Abbiamo anche bisogno di approfondire l’integrazione latinoamericana e dei Caraibi.
Molti giovani hanno votato per la prima volta e molti di loro per l’opposizione. Pensi che questo governo non sia riuscito a comunicare con la gioventù?
Anche questo è un problema complesso. Questo governo ha dato il diritto ai giovani tra i 16 e i 18 anni di votare o no. E’ possibile che molti di loro non abbiano votato il kirchnerismo pretendendo un percorso più rapido di trasformazioni.
C’è un’ondata di destra in America Latina. Con il golpe in Paraguay e con ciò che è accaduto recentemente in Venezuela, pensi che questa forza stia arrivando anche in Argentina con la crescita dell’opposizione?
C’è una controffensiva delle destre che trova modo di scontrarsi con i processi di cambiamento che hanno luogo in America Latina. Stanno dando impulso a progetti propagandistici molto sofisticati, a nuove candidature, nuove forme di presentazione e hanno ottenuto alcune cose. Penso abbiamo da apprendere molto da queste nuove strategie della destra, che non sono dirette da dirigenti nazionali, ma da specialisti che vengono da altre latitudini e che manipolano a partire dalla loro influenza nei mezzi di comunicazione. Manipolano l’opinione pubblica e hanno ottenuto alcuni successi. Dobbiamo avere consapevolezza di questo e difendere ciò che abbiamo conquistato in America Latina con il processo di autonomia e indipendenza, con la costituzione di Unasur [Unione delle Nazioni Sudamericane], di Celac [Comunità degli Stati Latinoamericani e dei Caraibi], con l’incorporazione del Venezuela in Mercosur, e dobbiamo proseguire con altri cambiamenti per rispondere alle azioni della destra, che si sono intensificate, ma con una sofisticazione tecnologica più avanzata.
Nelle giornate di giugno in Brasile, è risultato evidente che esiste una crisi di rappresentatività dei partiti politici. In Argentina, con le manifestazioni con le pentole succede la stessa cosa? Come vi rapportate con la questione della piazza?
Le manifestazioni in Argentina, tipo quelle con le pentole, sono egemonizzate dalla destra e vengono provocate dai mezzi di comunicazione monopolisti. E’ chiaramente così, e forse questa è la differenza con il Brasile. La forza che rappresenta il governo in Argentina ha annunciato poco tempo fa il ricorso alla mobilitazione popolare. Ogni volta che il governo e le forze di sinistra e progressiste hanno fatto ricorso alla mobilitazione popolare, si sono rafforzate. Noi comunisti insistiamo sul fatto che questa è la strada che non deve essere abbandonata.
La continuità del progetto è minacciata nel 2015?
Sarà minacciata se non faremo ciò che dobbiamo fare. Abbiamo due anni di tempo, sarà una rotta difficile, ma esistono tutte le possibilità di vincere e dobbiamo organizzare e mobilitare la maggioranza della società argentina per ottenerlo.