Alfonso Cano, eroe della Colombia

di Miguel Urbano Rodrigues* da www.odiario.info | Traduzione a cura di Marx21.it

 

*Miguel Urbano Rodrigues (1925), figura storica del comunismo portoghese, è un noto giornalista e scrittore, autore di decine di pubblicazioni. In passato e’ stato caporedattore di Avante, organo del Partito Comunista Portoghese e direttore del giornale O Diario. E’ stato deputato del PCP nell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa. Tra gli editori di Odiario.info (a cui collaborano prestigiosi intellettuali progressisti di molti paesi, tra cui Domenico Losurdo), dirige oggi l’autorevole sito antimperialista Resistir.info.

 

alfonsocano farc

Alfonso Cano, comandante in capo delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia è caduto combattendo il 4 novembre.

 

Alfonso Cano si è battuto per la liberazione della Colombia per più di quattro decenni. Di origine borghese ha rotto con la sua classe all’Università di Bogotà dove studiava Antropologia. Dirigente della Gioventù Comunista conquistò il rispetto dei professori e dei colleghi per il suo talento, cultura e fermezza di carattere. Era un intellettuale brillante che aveva dei classici del marxismo e della storia del suo paese una conoscenza profonda, al momento della sua adesione alle FARC. E’ stato con Jacobo Arenas uno dei più creativi ideologi dell’organizzazione rivoluzionaria. Non ha sorpreso, perciò, la sua nomina a comandante in capo quando è morto Manuel Marulanda.

 

Come c’era da aspettarsi, piovono ora sul presidente Juan Manuel Santos le felicitazioni dei dirigenti dei paesi imperialisti. Il crimine viene da loro trasformato in una grande vittoria della democrazia contro il terrorismo.

 

I media del sistema hanno già elaborato e diffuso una estesa lista di “crimini” commessi dal “terrorista” e “narcotrafficante” morto.

 

Dimenticano ovviamente il fatto che Alfonso Cano fu responsabile del progetto che le FARC avevano inviato all’ONU e al governo colombiano negli anni 90, proponendo lo sradicamento della coltura della coca entro 10 anni nel municipio di Cartagena del Chairà, il maggiore produttore nel paese della pianta maledetta. Questa esperienza pilota esigeva appena il modesto finanziamento di 10 milioni di dollari. Tuttavia l’iniziativa incontrò immediatamente il veto del governo di Bogotà, considerato da Washington modello di democrazia e il suo migliore alleato nell’America del Sud.

 

L’oligarchia colombiana ha naturalmente festeggiato con entusiasmo la morte del leader delle FARC. L’organizzazione guerrigliera definisce il regime, dalla presidenza di Uribe, come fascistizzante. E non esagera nella definizione.

 

Il Presidente Juan Manuel Santos, ministri e generali, si sono spostati a Popayan, capitale del Dipartimento di Cauca dove è stato assassinato Cano, per vedere il suo cadavere, in esposizione, decorare gli uccisori e celebrare il crimine in un clima di entusiasmo. I militari hanno rivelato che nell’accampamento dove si è svolto l’ultimo combattimento sono stati trovati i computer del comandante e che il loro contenuto “sarà studiato”. Tutto sta a indicare il fatto che il governo, ripetendo l’utilizzo che fece dei computer manipolati del comandante Raul Reyes, renderà a breve pubbliche rivelazioni sensazionali sulla loro scoperta.

 

Sulla testa del comandante Alfonso Cano, come di altri membri del segretariato dello Stato maggiore centrale delle FARC, pendeva una taglia di più di un milione di dollari. E’ scomodo per Santos e i suoi epigoni riconoscere che nell’operazione “Odissea” – insulto all’eroe greco di Omero – montata per abbattere il comandante delle FARC hanno partecipato 2.300 ufficiali, sottufficiali e soldati, aerei Super Tucano e molti elicotteri.

 

All’inizio dell’anno il governo di Bogotà aveva diffuso notizie secondo le quali Alfonso Cano si sarebbe trovato nell’Oriente, vicino alla frontiera del Venezuela. Erano false.

Il segretariato delle FARC, nel momento in cui scrivo non si è ancora pronunciato sulle circostanze del crimine.

 

Ma il semplice fatto che le selve dell’oriente del paese distino circa 800 chilometri dal municipio di Suarez, nel Cauca, dove egli è morto dopo due massicci bombardamenti e l’accerchiamento predisposto da truppe speciali, induce alla riflessione. Due catene di giganti andini della Cordigliera Orientale e di quella Centrale separano questi fronti di combattimento. Ignoro dove Cano si sia mosso negli ultimi tempi. Le dichiarazioni al giornale El Tiempo dei militari che lo hanno ucciso non ispirano fiducia. In un punto tutte coincidono: Alfonso Cano è caduto combattendo!

 

La capacità strategica e la mobilità dei guerriglieri delle FARC, che attraversano montagne, fiumi e foreste, in traversie che la storia ha registrato e hanno ispirato poeti e romanzieri hanno un precedente solo nell’epopea di Bolivar mentre si arrampicava sulle Ande, durante la campagna di liberazione di Nova Granada (l’attuale Colombia).

 

Alfonso Cano, insieme a Jorge Briceno, Jacobo Arenas e Manuel Marulanda, hanno saputo con il loro esempio, come rivoluzionari comunisti, conquistare in vita il rispetto di milioni di compatrioti. Morti, i loro nomi rimarranno nella storia come di eroi dell’America Latina.

 

Sono stati durissimi i colpi ricevuti negli ultimi anni dall’organizzazione guerrigliera più antica del Continente, che si batte da oltre quattro decenni per una Colombia democratica, libera, progressista, affrontando un esercito di 300.000 uomini, armato e finanziato dagli USA.

 

Ma la gerarchia della Chiesa e anche l’ “oligarchia creola” sono coscienti che non esiste soluzione militare al tragico conflitto che insanguina la nazione.

 

L’euforia di Juan Manuel Santos – protettore dei paramilitari assassini – non riesce a nascondere la sua certezza che la lotta delle FARC continuerà. Egli stesso ha già riconosciuto questa evidenza. I media ufficiali hanno valutato in 10.000 il numero attuale dei guerriglieri delle FARC.

 

La lotta continua in Colombia!

 

Vita Nova de Gaia, 5 novembre 2011