A Sochi, le lotte e le aspirazioni della gioventù a 100 anni dalla Rivoluzione d’Ottobre

wfdy sochi podioda avante.pt

Traduzione di Marx21.it

L’esperienza vissuta con la partecipazione al 19° Festival Mondiale della Gioventù e degli Studenti (FMGS) di Sochi nella testimonianza della delegazione portoghese.

Il lungo viaggio, con uno scalo a Mosca, non ha scoraggiato i 40 giovani che hanno costituito la delegazione portoghese: l’entusiasmo era percepibile nella combattività ed energia manifestate dalle migliaia che hanno sfilato in direzione del palco principale, il 16 ottobre, chiedendo un mondo di pace, libero da ingerenze, ricatti e aggressioni.

Dopo avere ricevuto l’accreditamento, è venuto il momento di partecipare alla cerimonia di apertura del Festival, con l’intervento di Nicolas Papademetrious, presidente della Federazione Mondiale della Gioventù Democratica (FMGD), e quello del presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin. Contemporaneamente, alla Fiera dell’Amicizia, venivano montati gli stand delle delegazioni  con i materiali delle diverse organizzazioni.

Nei lunghi corridoi dei quell’edificio, decine di delegazioni nazionali hanno condiviso uno spazio in cui tradizioni e culture di popoli diversi si sono mescolate in un clima di rispetto e grande amicizia. Era frequente vedere un grande pubblico assistere a spettacoli di danza offerti dalle delegazioni della Siria e dell’India, ad esempio, e sentire cantare e suonare strumenti dei cinque continenti. E maggiore era la comprensione dei processi di lotta della gioventù nei quattro angoli del pianeta, e le loro preoccupazioni e aspirazioni, di cui abbiamo avuto esempi dal giovane inglese che spiegava come “preparare uno sciopero in Inghilterra è un processo estremamente burocratico” o dal giovane saharawi che parlava dell’occupazione del suo paese da parte del Marocco.

E’ pure stato in quell’edificio che si sono tenuti, nei giorni del Festival, i dibattiti e le conferenze su temi come “Le conquiste della Rivoluzione d’Ottobre”, oltre a diversi seminari sul contributo di Che Guevara, Fidel Castro, Robert Mugabe e Mohamed Abdelaziz – i quattro leader storici a cui si è reso omaggio quest’anno – allo sviluppo della lotta dei popoli per un mondo di pace, solidarietà e progresso sociale.

L’educazione, la precarietà, la disoccupazione e i bassi salari, l’offensiva su diversi piani contro i diritti della gioventù (e non solo di essa), il diritto dei popoli all’autodeterminazione e alla sovranità, sono stati alcuni dei molti temi in discussione.

L’imperialismo sul banco degli imputati

Uno dei momenti più importanti del Festival è stato il Tribunale Antimperialista. Per tre giorni, i giovani di tutto il mondo hanno illustrato casi concreti di come l’imperialismo colpisce le loro vite e portato esempi dei differenti meccanismi e strumenti utilizzati per attaccare i diritti dei popoli su diversi piani. Nell’ultima sessione, un gruppo di giovani ha condannato simbolicamente l’imperialismo e ha chiesto un altro corso per l’umanità.

L’ultimo giorno è stato riservato alla risoluzione finale del 19° FMGS, letta dal presidente della FMGD, Nicolas Papademetrious, in cui è stata ribadita la validità dei valori storici del movimento dei Festivals e del ruolo della FMGD e della gioventù nella lotta contro l’imperialismo. Durante l’intervento, sono risuonati molti slogan in solidarietà con Cuba, Venezuela e Palestina, tra gli altri.

Il 19° FMGS è stato un grande successo, sia per la sua combattività che per l’elevato livello della discussione e della partecipazione alle diverse iniziative realizzate. I più di 20.000 giovani che hanno segnato la presenza sono usciti da questo Festival con più forza per la lotta quotidiana per un mondo di pace e solidarietà tra tutti i popoli.

“La piovra ha solo otto tentacoli”

Il cubano José Maury. Segretario generale della Federazione Mondiale della Gioventù Democratica, ha spiegato ad Avante! il processo di costruzione del FMGS nel suo paese. Ha spiegato che a Cuba si è cominciato a preparare il FMGS con più di un anno di anticipo, “una preparazione molto ricca e molto grande, con la realizzazione di festivals in tutte le province”, che sono essi stessi festivals internazionali, poiché vi partecipano “molti giovani stranieri che studiano nel paese. Così è possibile incontrarvi un saharawi che parla della sua patria o un palestinese che riferisce della lotta del suo popolo per l’indipendenza”.

“Si è creato così, a partire dai festivals provinciali, un movimento di discussione su quello che sarebbe stato il messaggio che i giovani cubani avrebbero portato al FMGS. Ciò ha consentito una maggiore partecipazione alla FMGD e che la voce dei cubani trovi ascolto nella FMGD” e che rifletta l’impegno del popolo cubano per garantire il successo del FMGS.

Il contributo cubano non è solo di oggi, spiega Maury. “Nel 1972, Fidel aveva visitato l’Ungheria e la sede della FMGD e chiesto se fosse possibile organizzare un festival a Cuba. La sua proposta  venne approvata, e, per la prima volta, il Festival uscì dall’Europa, venne esteso ad altre regioni del mondo”. La dissoluzione del campo socialista nell’Europa dell’Est e la caduta dell’Unione Sovietica ha generato, all’inizio del decennio 90, un periodo di confusione e si è registrato un momento di pausa nel movimento dei festivals. Nel 1995, “Fidel decise che era necessario salvare il Festival e  propose L’Avana come sede del prossimo FMGS”, il che sarebbe avvenuto nel 1997.

Il popolo cubano, che stava vivendo “un periodo di penuria e di grande crisi, frutto della perdita di tutto il mercato economico, comprese il messaggio e accolse migliaia di giovani nelle sue case. E’ stata una gran cosa offrire questa possibilità al popolo cubano e ai giovani del mondo: la possibilità di conoscere la vita dei cubani”. In seguito, il movimento dei festivals ha ripreso il suo corso e ritmo naturali ed è importante che così continui”, poiché “all’imperialismo non interessa che questo movimento si sviluppi, ma che muoia e scompaia. Ma i presunti de-ideologizzazione e apoliticismo di fronte ai problemi che esistono nel mondo” non è possibile concepirli, sostiene Maury.

“E’ per questo molto importante mantenere vivo il FMGS e che non ci venga sottratto”. Per Maury il bilancio è positivo; “abbiamo raggiunto molte persone e l’importante è continuare a lottare. La piovra ha solo otto tentacoli, non di più. Se tutti ci uniamo, non riuscirà a controllare la situazione”.

Dalla Russia al Portogallo con molto da raccontare

Duarte Alves, Luís Silva e Sofia Lisboa sono tre dei 40 giovani rientrati recentemente dalla Russia, dove hanno partecipato al 19° Festival della Gioventù e degli Studenti.

Il primo è rimasto due mesi a Sochi, facendo parte del Comitato Organizzatore del Festival, mentre il secondo, in quanto membro della Segreteria della Direzione Nazionale della Gioventù Comunista Portoghese (JCP), nella Sezione Internazionale, fa parte della delegazione portoghese. Sofia, da parte sua, è stata tra i responsabili del Comitato Nazionale Preparatorio portoghese.

Qual è la vostra valutazione del Festival?

Luis Silva (LS): il 19° Festival Mondiale della Gioventù e degli Studenti è stato molto partecipato, con delegazioni di tutto il mondo e migliaia di giovani. Le conferenze sono state molto ricche, e hanno dato espressione alle esperienze e lotte dei giovani nei diversi paesi. Tra i momenti più significativi vanno segnalati la sfilata commemorativa del Centenario della Rivoluzione d’Ottobre e il Tribunale Antimperialista, nel quale sono state condannate le varie facce che l’imperialismo assume nella sua offensiva contro la gioventù e i popoli. Il Festival si è anche caratterizzato per i propri valori, nell’anno in cui si commemora il 70° anniversario di questo movimento. Se nel 1947, poco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, giovani di tutto il mondo si erano riuniti a Praga “per una pace duratura”, oggi, quando la pace è ancora ben lontana dall’essere assicurata, questo evento conserva una grande importanza.

Duarte Alves (DA): La denuncia dell’imperialismo in vari paesi e del suo ruolo nelle diverse guerre, aggressioni e ingerenze è stata molto presente nei seminari e nelle conferenze ed è contenuta nella Dichiarazione Finale. In essa si riaffermano anche i valori del Festival e il suo carattere ampio e unitario.

Sofia Lisboa (SL): I valori del Festival si basano sulle questioni che più toccano la gioventù sui più diversi piani. Così, ha assunto grande centralità la lotta per il diritti del lavoro e per il diritto all’educazione, alla cultura e allo sport e non solo e non solo le questioni relazionate alla pace e alla guerra. Membri della nostra delegazione hanno partecipato a seminari e conferenze su temi come l’acqua,l’educazione e il lavoro.

Al di là delle questioni strettamente politiche, che cosa vi ha più colpito di questo Festival?

SL: Ciò che mi ha maggiormente colpito è stato verificare che, se dal punto di vista politico esistono questioni che sono trasversali a tutte quelle organizzazioni e a tutti quei giovani, sul piano culturale è tutto molto composito. Tuttavia, per quanto l’imperialismo scommetta sulla divisione culturale e religiosa, e in un momento in cui lo fa così intensamente, al Festival le differenze non sono state un problema, ma un fattore di arricchimento. Si avvertiva un forte spirito di solidarietà tra tutti.

DA: Le delegazioni portoghese e siriana stavano nello stesso albergo e ciò che più mi ha colpito è stato proprio l’ottimismo che i giovani siriani dimostravano di fronte alla situazione che si vive nel loro paese. Erano lì ad affermare la loro causa, senza complessi, con le loro bandiere e la loro cultura. Anche la diversità della stessa Russia, che era ben evidente, mi ha colpito abbastanza. Dei tanti giovani russi che erano lì non tutti facevano parte della delegazione. Diversi non erano neppure lì per il Festival, ma per il programma culturale e scientifico che lo caratterizzava, ma hanno finito per partecipare ai seminari e ai dibattiti, contattando la Federazione e le sue organizzazioni.

La FMGD si è rafforzata a Sochi?

LS: Per il ruolo svolto dalla FMGD e i comitati nazionali, il Festival si è caratterizzato come una grande iniziativa giovanile, di massa, antimperialista e come un importante momento di lotta per la pace. Nonostante alcuni problemi che hanno segnato la preparazione e lo svolgimento del Festival, la Federazione ha rivelato una grande unità, essenziale per rispondere alle sfide che sono emerse. I discorsi del presidente della FMGD nelle cerimonie di apertura e di chiusura hanno dato grande rilievo alla Federazione e la Dichiarazione Finale ha indicato ciò che il Festival è e deve continuare ad essere, un festival con la più ampia unità antimperialista. Per questo, certo, la Federazione esce rafforzata dal festival, confermandosi come essenziale alla continuità del movimento dei festivals e per la difesa e l’affermazione delle sue caratteristiche.

Come è stata organizzata la delegazione portoghese?

SL: La preparazione del Festival in Portogallo è stata un processo di molti mesi. Nell’estate del 2016, in una riunione con diverse associazioni, si sono definiti i principi che avrebbero dovuto orientare la partecipazione portoghese e si è deciso di lanciare un appello alla gioventù, il che è avvenuto a dicembre. In esso erano contenute le questioni che la delegazione portoghese avrebbe dovuto sollevare al Festival, incentrate sulla lotta della gioventù per la scuola pubblica, per il lavoro con diritti, per l’accesso alla creazione e alla fruizione della cultura. Siamo stati in grado di includere tutte queste questioni nell’appello perché le associazioni che stavano aderendo a questo processo intervengono in questi settori.

Che ruolo ha avuto la JCP in questo processo?

SL: La JCP è stata, in quanto membro della FMGD, quella che ha lanciato il processo preparatorio, ma siamo riusciti a riunire associazioni studentesche, sindacali, culturali, delle donne. In ogni riunione del Comitato Nazionale Preparatorio si aggiungeva un’altra associazione. Ciò è andato allargandosi fino alla costituzione della delegazione finale, molto ampia. Siamo stati in grado di partecipare a tutti i dibattiti e alla Fiera dell’Amicizia e abbiamo dato un contributo molto positivo al successo del Festival.

Il Festival è terminato o, in qualche modo, continua? E, se si, come?

SL: Per quanto cerchiamo di immaginarci prima che cosa sarà il Festival, solo quando ci troviamo lì ci rendiamo veramente conto di essere coinvolti in qualcosa di molto più grande delle lotte che stiamo combattendo da noi. E ci rendiamo pure conto che, sebbene esistano problemi specifici in ogni paese, l’offensiva è generale e si presenta a tutti i popoli e a tutti coloro che lottano per alternative di progresso e giustizia sociale. I processi sono differenti, gli ostacoli sono differenti, ma si lotta molto dovunque, e ciò rappresenta un’iniezione di fiducia e di motivazioni per tutti quelli che erano presenti a Soci. Trasferire anche qui tale energia è fondamentale!

LS: E’ fondamentale, da subito, presentare alla gioventù portoghese la Dichiarazione Finale approvata al Festival, farla conoscere e discutere. Per questo, è necessario andare nelle scuole e nei luoghi di lavoro allo scopo di illustrare che cosa è stato il Festival e continuare la lotta contro l’imperialismo, per la pace e per i diritti.