da Solidnet.org | Traduzione dall’inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
13° IMCWP – Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai – Atene 9-11/12/2011
Intervento di Sitaram Yechury, Ufficio Politico e Dipartimento Internazionale
Cari compagni,
Per iniziare permettetemi di ringraziare il Partito Comunista di Grecia (KKE), per aver magnificamente organizzato questo 13° Incontro dei Partiti Comunisti e Operai – tanto più in questo momento cruciale e nel mezzo di una prolungata resistenza contro gli assalti del capitale. Intendo estendere la mia solidarietà rivoluzionaria a tutti i lavoratori e al popolo della Grecia in lotta nelle piazze, guidati dal KKE, PAME e KNE e che risolutamente dicono NO alle misure di “austerità” e si battono per un futuro migliore. Vorrei anche cogliere l’occasione per salutare in nome del Partito Comunista dell’India (Marxista) tutti i partiti fratelli qui riuniti.
Nel 2011 cade il 20° anniversario dell’abbattimento del socialismo in Unione Sovietica e nei paesi dell’Est Europa. Come espresso nelle conclusioni del 14° Congresso del CPI(M), questi eventi non si sono verificati a causa delle insufficienze o della mancanza di rigore scientifico del marxismo-leninismo, ma per la carenza di rigore scientifico da parte di coloro che hanno abbracciato questa filosofia. Non è il socialismo come sistema ad avere fallito, ma vi è stata incapacità di applicare i principi del socialismo scientifico alle condizioni concrete dei rispettivi paesi.
Guardando indietro a posteriori, è necessario trarre da questi eventi insegnamenti adeguati. Nonostante ciò, è altrettanto importante ricordare il contributo del socialismo al progresso della civiltà umana nel XX secolo.
Impatto indelebile del socialismo nel XX secolo
La creazione dell’Unione Sovietica ha segnato nella storia dell’umanità la prima anticipazione della creazione di una società libera dallo sfruttamento di classe. I rapidi progressi compiuti dal socialismo, la trasformazione di un’economia arretrata in un potente baluardo economico e militare contro l’imperialismo ha confermato la superiorità del sistema socialista. La costruzione del socialismo in Unione Sovietica è una saga epica dell’impegno umano.
Essa rimane fonte d’ispirazione per tutti i popoli del mondo che lottano per l’emancipazione sociale. Il ruolo decisivo svolto dall’Unione Sovietica nella sconfitta del fascismo e il conseguente emergere dei paesi socialisti dell’Europa dell’Est, ha avuto un profondo impatto sugli sviluppi mondiali. La vittoria sul fascismo ha fornito lo stimolo decisivo al processo di decolonizzazione che ha visto la liberazione di molti paesi dallo sfruttamento coloniale. Il trionfo storico della rivoluzione cinese, la lotta dell’eroico popolo vietnamita, la lotta del popolo coreano e il trionfo della rivoluzione cubana hanno avuto una grande influenza sugli sviluppi mondiali.
Le conquiste dei paesi socialisti – l’eliminazione della povertà e dell’analfabetismo, l’eliminazione della disoccupazione, la vasta rete di sicurezza sociale nel campo dell’istruzione, sanità, abitazione, ecc. – hanno fornito un potente impulso alle lotte dei lavoratori di tutto il mondo.
Il capitalismo mondiale si è dovuto confrontare con questa sfida al suo ordine, in parte mediante l’adozione di misure di welfare e la concessione di diritti mai dati prima ai lavoratori. L’intera concezione di stato sociale e la rete di sicurezza sociale creata dopo la seconda guerra mondiale nei paesi capitalisti, sono il risultato delle lotte dei lavoratori in questi paesi ispirate dalle affermazioni del socialismo. I diritti democratici che oggi sono considerati inalienabili dalla civiltà umana, sono anche il prodotto della lotta popolare per la trasformazione sociale e non la carità del dominio di classe borghese.
Queste trasformazioni rivoluzionarie hanno determinato salti qualitativi nella civiltà umana lasciando un’impronta indelebile. Ciò si è riflesso in tutti i campi, inclusa la cultura, l’estetica, le scienze, ecc. Mentre Eisenstein ha rivoluzionato la cinematografia, lo Sputnik ha allargato le frontiere della scienza moderna nello spazio. La smarrita risposta americana al volo di Yuri Gagarin nello spazio nel 1959, è venuta sotto forma di garanzia del presidente Kennedy al Senato degli Stati Uniti che entro un decennio avrebbero portato l’uomo sulla luna. Gli Stati Uniti sono riusciti a farlo solo nel 1969, lavorando senza pause per un intero decennio. Nel frattempo, l’URSS ha effettuato molte missioni spaziali, inclusa quella del cane Laika.
Rovesciamento del socialismo
Eppure, nonostante questi enormi progressi, avvenuti nelle circostanze più difficili e sfavorevoli, perché la potente Unione Sovietica non ha potuto consolidare e sostenere l’ordine socialista?
Sono state due, in generale, le aree in cui sono stati commessi errori di comprensione con gli sbagli conseguenti. La prima riguarda la natura delle analisi delle realtà del mondo contemporaneo e il concetto stesso di socialismo. La seconda riguarda i problemi pratici affrontati durante il periodo di costruzione del socialismo.
Stime non corrette
Nonostante i progressi compiuti e le rotture senza precedenti, va ricordato che tutte le rivoluzioni socialiste, salvo pochi casi (non tutti), in Europa orientale sono avvenute in paesi relativamente arretrati dal punto di vista dello sviluppo capitalistico. Mentre questo avvalorava la visione leninista della rottura della catena imperialista nel suo anello più debole, ha tuttavia consentito al capitalismo mondiale di mantenere la sua presa sulle forze produttive sviluppate e, quindi, anche il potenziale per il suo sviluppo futuro. I paesi socialisti hanno sottratto al capitalismo un terzo del mercato mondiale. Questo, tuttavia, non ha inciso direttamente sul livello dei progressi già compiuti dal capitalismo mondiale nello sviluppo delle forze produttive, nè sulla capacità del capitalismo di sviluppare ulteriormente le forze produttive sulla base dei progressi scientifici e tecnologici. Ciò ha permesso al capitalismo mondiale di superare delle battute d’arresto causate dalle rivoluzioni socialiste e di sviluppare le forze produttive ed espandere ulteriormente il mercato capitalista. Dati i rapporti di forza di classe a livello internazionale, l’imperialismo ha raggiunto l’espansione del mercato capitalistico attraverso il neo-colonialismo.
D’altra parte, il ritmo e i progressi qualitativamente superiori realizzati dal socialismo in un lasso relativamente breve (ricordo che l’Unione Sovietica dovette misurarsi con la potenza della macchina militare fascista in meno di un decennio e che ciò che il capitalismo ha conseguito in 300 anni è stato realizzato dal socialismo in 30!), hanno portato a credere che tali progressi fossero irreversibili. Il monito leninista che la borghesia sconfitta risponderà con una forza cento volte maggiore non è stato pienamente preso in considerazione.
Tale sottovalutazione delle capacità del capitalismo mondiale e la sopravvalutazione del socialismo si sono riflessi nei giudizi del movimento comunista mondiale.
La dichiarazione della conferenza del 1960, emessa dagli 81 Partiti comunisti partecipanti, recitava: “La caratteristica principale del nostro tempo è che il sistema socialista mondiale sta diventando il fattore decisivo nello sviluppo della società”. Proseguiva: “Il sistema capitalistico mondiale sta attraversando un intenso processo di disgregazione e di decadenza” e “Il capitalismo impedisce sempre di più l’uso delle conquiste della scienza e della tecnologia moderne nell’interesse del progresso sociale”. E che “Non è lontano il tempo in cui la quota della produzione mondiale del socialismo sarà superiore a quella del capitalismo. Il capitalismo sarà sconfitto nella sfera decisiva dell’attività umana, la sfera della produzione materiale”. Ed ancora: “Una nuova fase è iniziata nello sviluppo della crisi generale del capitalismo”, parlando di “crescente instabilità dell’intero sistema economico mondiale del capitalismo”. Sulla base di tali valutazioni, il comunicato concludeva affermando che: “Oggi la restaurazione del capitalismo è stata resa impossibile non solo in Unione Sovietica, ma anche negli altri paesi socialisti”.
Si deve rilevare in modo autocritico, che tutti i passaggi del movimento comunista mondiale sono stati influenzati da questa comprensione errata. Sulla scorta di ciò, essi vanno riesaminati.
Rivolgendosi al passato, si può affermare che la crisi generale del capitalismo è stata intesa semplicisticamente. L’inevitabilità storica del crollo del capitalismo era presentata come dietro l’angolo. Questo è stato un grave errore che ha inibito uno studio scientifico concreto sui cambiamenti in atto nei paesi capitalisti e il modo in cui questi si sono adattati per affrontare la sfida portata dal socialismo. La chiara raccomandazione di Marx ed Engels presente nel Manifesto comunista è stata ignorata: “La borghesia non può esistere senza rivoluzionare di continuo gli strumenti di produzione, quindi i rapporti di produzione, quindi tutto l’insieme dei rapporti sociali”.
L’inevitabilità del collasso del capitalismo non è un processo automatico. Il capitalismo deve essere rovesciato. Una stima errata della sua forza ha come effetto di spegnere la necessità di affinare e rafforzare costantemente la lotta ideologica rivoluzionaria della classe operaia e il suo intervento decisivo sotto la guida di un partito legato al marxismo-leninismo – il fattore soggettivo senza il quale nessuna trasformazione rivoluzionaria è possibile.
Così, la sopravvalutazione della forza del socialismo e la sottovalutazione della forza del capitalismo hanno impedito un’analisi obiettiva e di conseguenza la corretta valutazione della situazione mondiale che andava delineandosi.
Inoltre, il socialismo è stato percepito come una progressione lineare. Una volta raggiunto il socialismo, si è erroneamente pensato che il percorso futuro fosse una linea retta e senza ostacoli, fino al raggiungimento di una società senza classi e comunista. L’esperienza ha anche confermato che il socialismo è il periodo di transizione o, come diceva Marx, la prima fase del comunismo – il periodo compreso tra un ordine capitalista di sfruttamento e diviso in classi e l’ordine comunista senza classi. Questo periodo di transizione, per definizione implica quindi non l’eliminazione dei conflitti di classe, ma la loro intensificazione, con il capitalismo mondiale che cerca di riguadagnare il terreno perduto. Questo periodo, dunque, doveva essere prolungato e complesso, con molte curve e zig-zag. Questo era particolarmente vero in quei paesi che al tempo della rivoluzione erano capitalisticamente arretrati. Il successo o il fallimento delle forze del socialismo mondiale in questa lotta, in qualsiasi tempo, è determinato sia dal successo ottenuto nella costruzione socialista che della correlazione delle forze di classe sul piano internazionale e interno e della loro corretta valutazione. Stime non corrette che portano a una sottovalutazione del nemico sia all’esterno che all’interno dei paesi socialisti e la sopravvalutazione del socialismo hanno creato una situazione in cui sono stati ignorati i problemi dei paesi socialisti, nonché i progressi e il consolidamento del capitalismo mondiale.
Lenin ci ha sempre ricordato che l’essenza vitale della dialettica è l’analisi concreta della situazione concreta. Se l’analisi vacilla o la comprensione reale della situazione attuale è carente, vengono allora alla superficie interpretazioni errate e distorte.
Sono tali distorsioni e, soprattutto, deviazioni dal contenuto rivoluzionario del marxismo-leninismo negli ultimi anni dell’URSS, in particolare dopo il 20° Congresso del PCUS, insieme ai problemi irrisolti nel processo di costruzione del socialismo che hanno portato al suo rovesciamento.
Gravi mancanze nella costruzione socialista
Nel processo di costruzione del socialismo, ci sono state essenzialmente quattro aree in cui le mancanze maggiori si sono verificate. Prima di esaminarle, va rilevato ancora una volta che il socialismo stava inoltrandosi in un sentiero inesplorato del progresso umano. Non c’erano progetti o qualche formula specifica. Questa realtà ha concorso in larga misura al verificarsi di tali carenze.
Carattere di classe dello Stato: La prima di queste aree riguarda il carattere di classe dello Stato sotto il socialismo. La dittatura della maggioranza su una minoranza di classi ex sfruttatrici, cioè la dittatura del proletariato in opposizione alla dittatura della borghesia, che è quella di una minoranza sulla stragrande maggioranza, è il carattere dello Stato sotto il socialismo.
Tuttavia, le forme di questo dominio di classe devono continuare a svilupparsi con l’avanzare del socialismo attraverso le varie fasi. La forma necessaria, ad esempio in un periodo di accerchiamento capitalistico o di guerra civile, non può essere la forma del periodo di consolidamento socialista postbellico in Unione Sovietica. L’elaborazione teorica delle varie fasi della dittatura del proletariato e delle forme diverse dello Stato socialista, è stata fatta per la prima volta nella relazione politica del 18° Congresso del PCUS del 1939. Stalin svolge con ampiezza questo tema in una sezione intitolata “Questioni di teoria”. Tuttavia, quando tale trasformazione delle forme, le cui variazioni rappresentano il movimento verso una maggiore e più grande partecipazione del popolo alle attività dello Stato, non sono fatte al momento opportuno, le crescenti aspirazioni popolari verso il socialismo vengono soffocate causando alienazione e malcontento. Inoltre, la stessa forma non deve essere applicabile in modo uniforme a tutti i paesi socialisti. Il modulo sarà determinato dal contesto storico e dalle condizioni economico-sociali di tali paesi.
Lenin aveva chiaramente affermato in Stato e Rivoluzione che, siccome le forme degli Stati borghesi sono molteplici, il periodo di transizione dal capitalismo al comunismo “certamente non può che produrre una grande abbondanza e varietà di forme politiche”. Ma continua a sottolineare che benché le forme possono essere diverse, la sostanza sarà inevitabilmente la dittatura del proletariato. “Le forme degli Stati borghesi sono straordinariamente varie, ma la loro sostanza è unica: tutti questi Stati sono in un modo o nell’altro, ma in ultima analisi, necessariamente, una dittatura della borghesia. Il passaggio dal capitalismo al comunismo, naturalmente, non può non produrre un’enorme abbondanza e varietà di forme politiche, ma la sostanza sarà inevitabilmente una sola: la dittatura del proletariato”.
L’adozione della forma sovietica di Stato dopo la seconda guerra mondiale nei paesi socialisti dell’Est Europa, era di conseguenza uno sviluppo che ignorava le concrete condizioni economico-sociali e il contesto storico di questi paesi. Per esempio, la Cecoslovacchia aveva comunisti eletti in parlamento nel suo sistema multi-partitico prima della rivoluzione. Il divieto del sistema multi-partitico sotto il socialismo è stato visto da molti come una regressione. Ciò ha contribuito, inoltre, all’alienazione delle persone e alla crescita del malcontento.
Democrazia socialista: La seconda area che presentava gravi carenze era quella riguardante la democrazia socialista. La democrazia nel socialismo deve essere più profonda e ricca che sotto il capitalismo. Mentre il capitalismo dà il diritto democratico formale, non fornisce alla larga maggioranza delle persone la capacità di esercitarlo (sotto il capitalismo, tutti hanno diritto a comprare tutto ciò che è disponibile, ma tale diritto la maggioranza non è in grado di esercitarlo). Il socialismo deve quindi fornire sia il diritto sia la capacità di metterlo in pratica
Tuttavia, nel processo di costruzione socialista in molti paesi, si sono verificati due tipi di insufficienze. In primo luogo, la dittatura della classe dopo un periodo di tempo è stata sostituita dalla dittatura dell’avanguardia della classe, cioè il Partito. Questa a sua volta è stata sostituita dalla direzione del Partito. Lo Stato socialista, che rappresenta l’intera classe e i lavoratori, fu sostituito da una piccola sezione del Partito. Ciò ha portato ad una strana situazione con, per esempio, le decisioni del Politburo del Partito, che diventavano esecutive per tutti i cittadini.
Ciò è stato fatto senza convincere la maggioranza delle persone che non erano membri del Partito attraverso gli organi statali democraticamente stabiliti, come i soviet. Il principio leninista di una decisione del Partito articolata in democratiche assemblee popolari e della dirigenza di Partito istituita attraverso un processo democratico con la massima partecipazione popolare è stato sostituito, purtroppo, dai diktat. Questo, naturalmente, ha rafforzato il senso di alienazione tra le persone.
In secondo luogo, nel processo d’attuazione del centralismo democratico, la democrazia all’interno del Partito, spesso, è diventata una vittima, a favore di un rafforzamento del centralismo, come mostrano certi periodi della storia dell’URSS. Ciò ha portato alla crescita del burocratismo che è l’antitesi stessa della democrazia. Sono emerse tendenze aliene al socialismo, come ad esempio la corruzione e il nepotismo. Un caso è stata l’istituzionalizzazione dei privilegi per gran parte della dirigenza del PCUS e di altri Partiti comunisti al potere. In questo processo, la vitalità di questo principio rivoluzionario è sottratta, alienando dalle masse il Partito e il corpo del Partito dalla dirigenza.
Si deve notare che, invece di correggere queste distorsioni sia nel carattere di classe dello Stato sotto il socialismo che nella democrazia socialista, la dirigenza di Gorbaciov fu diretta all’abbandono sia del concetto di ruolo dirigente della classe operaia che del centralismo democratico. In questo modo ha disarmato il partito rivoluzionario e impedito di intraprendere le necessarie correzioni che alla fine hanno portato allo smantellamento del socialismo.
Costruzione economica socialista: La terza area in cui hanno avuto luogo alcune lacune è il processo di costruzione economica socialista. Siccome le forze produttive si sono rapidamente sviluppate sotto la proprietà sociale dei mezzi di produzione e la pianificazione statale centralizzata, i metodi di gestione economica che sorgono proprio a causa di tale rapido sviluppo economico necessitano di essere costantemente mutati. L’incapacità di procedere verso nuovi livelli con l’introduzione di questi cambiamenti può portare alla stagnazione dell’economia. Per esempio, una volta che tutte le terre disponibili per la produzione agricola vengono utilizzate, ogni ulteriore aumento della produzione può avvenire solo attraverso un aumento di produttività. Se non ci s’interessa di tale cambiamento per tempo, allora sorgono problemi. Questo è esattamente quanto accaduto in URSS negli anni settanta e ottanta.
Ancora una volta, invece di realizzare tali modifiche, la dirigenza di Gorbaciov ha voluto abbandonare le basi economiche socialiste di proprietà sociale dei mezzi di produzione e di pianificazione. Sotto l’influenza del “dio borghese dell’economia di mercato”, il sistematico smantellamento delle basi economiche socialiste ha contribuito allo smantellamento del socialismo stesso.
Gorbaciov e la dirigenza dei liquidatori del PCUS emersero così come i figli del rapporto illegittimo tra revisionismo e imperialismo.
L’abbandono della coscienza ideologica: Il quarto settore in cui si sono verificate gravi carenze si trova nel campo del rafforzamento della coscienza ideologica collettiva del popolo sotto il socialismo. Il socialismo può essere sostenuto e sviluppato solo dalla crescente consapevolezza collettiva del popolo che, a sua volta, non può innalzarsi senza la fermezza ideologica del Partito comunista al potere.
L’indebolimento di tale coscienza ideologica ha portato ad una costante erosione della coscienza e vigilanza di classe, sia tra il popolo che nella base del partito. Ciò ha agevolato il processo di indebolimento del socialismo con una resistenza minima.
A causa di queste carenze, sorse una situazione in cui le forze controrivoluzionarie, sia esterne che interne, agirono di concerto per smantellare il socialismo.
Questo rovesciamento del socialismo, quindi, non si è verificato a causa di eventuali carenze nei postulati fondamentali del marxismo-leninismo. Al contrario, si è verificato principalmente per l’allontanamento dal contenuto scientifico e rivoluzionario del marxismo-leninismo, per valutazioni errate dei punti di forza del capitalismo e del socialismo mondiali, per un’interpretazione dogmatica e meccanica della scienza creativa del marxismo e anche a causa di gravi carenze nel corso della costruzione del socialismo.
Subito dopo la caduta dell’Unione Sovietica e dei paesi dell’Europa orientale, nel nostro 14° Congresso, giungemmo alla conclusione che ciò costituiva un grande cambiamento per le forze del socialismo mondiale. Di conseguenza, la correlazione delle forze di classe a livello internazionale si era spostata a favore dell’imperialismo, che gli consentiva di lanciare una nuova offensiva per cambiamenti politici, economici e sociali su scala mondiale. L’imperialismo, in questi due decenni ha, infatti consolidato la propria egemonia in tutti gli ambiti, anche se non ai livelli desiderati a causa della crescente resistenza che si sviluppa in alcune parti del mondo.
Lenin aveva definito l’imperialismo come la fase più alta e suprema del capitalismo – “vigilia della rivoluzione socialista”. Molti hanno meccanicamente cercato di interpretarlo nel senso di un imminente crollo del capitalismo e della nascita del socialismo. Tuttavia, all’interno di un periodo storico, possono esserci e ci sono varie fasi attraverso cui l’imperialismo o qualsiasi ordine sociale si possono sviluppare. Quindi, ci sono diverse fasi dell’imperialismo pur rimanendo l’ultimo stadio del capitalismo. Queste fasi sono determinate dal dispiegarsi delle leggi fondamentali dello sviluppo capitalistico e dei conseguenti livelli di accumulazione del capitale e soprattutto all’interno della congiuntura politica in cui questo sta accadendo.
Tenuto conto del fatto che politicamente la correlazione di forze a livello internazionale si è spostata in suo favore, l’imperialismo ha trovato una situazione in cui la ricerca della massimizzazione del profitto può procedere senza ostacoli, sostenuta da colossali livelli di accumulazione del capitale che portano alla nascita del capitale finanziario internazionale (CFI). Questa è una delle caratteristiche salienti del capitalismo mondiale post-Guerra Fredda. Lenin ne L’imperialismo… aveva definito il capitale finanziario come capitale “di cui dispongono le banche, ma che è impiegato dagli industriali”. Inoltre, diversamente dall’epoca di Lenin, il CFI non opera nel perseguimento di specifici interessi strategici delle specifiche nazioni, ma a livello internazionale. Esso opera anche in un mondo non lacerato da un’intensa rivalità inter-imperialista, ma in un mondo dove questa rivalità è attenuata dallo stesso emergere di questo capitale finanziario internazionale che si propone di operare nell’intero mondo indiviso. Questo non indica la cessazione delle contraddizioni inter-imperialiste, le quali non soltanto esistono ma nel futuro sono destinate a intensificarsi data la legge fondamentale dello sviluppo ineguale del capitalismo. Ciò porta a conflitti di interesse tra i centri capitalistici.
Questo capitale finanziario internazionale non è più separato o distaccato dal mondo della produzione. La struttura finanziaria è una sovrastruttura della produzione capitalistica, ma non se ne separa. E’ strettamente intrecciata con il capitale industriale nella sua ricerca della massimizzazione del profitto. Il CFI è oggi alla testa della comune intenzione di scatenare nuovi attacchi al fine di aumentare enormemente i livelli di accumulazione del capitale e la massimizzazione del profitto.
Sono i nuovi attacchi e il riordino del mondo per la massimizzazione del profitto, sotto dettami del CFI, a definire il neo-liberismo. Esso opera, in primo luogo, attraverso politiche che eliminano le restrizioni ai movimenti di merci e capitali attraverso le frontiere. La liberalizzazione degli scambi commerciali soppianta i produttori nazionali generando una de-industrializzazione interna. Così anche la liberalizzazione dei flussi di capitale consente alle aziende multinazionali di acquisire beni produttivi nazionali ampliando notevolmente l’accumulazione di capitale.
La raison d’etre del capitalismo è la massimizzazione del profitto. E’ lo svolgimento di questa condizione che conduce alla legge di concentrazione e centralizzazione del capitale che porta alla sua accumulazione. Allo stesso modo, è la corsa alla massimizzazione dei profitti che conduce ad una spietata concorrenza tra i capitalisti stessi e ad avere successo sono quelli cha hanno adeguato tecnologicamente il proprio sistema produttivo. Senza la costante innovazione tecnologica, né il singolo capitalista, né il capitalismo possono sopravvivere. Pertanto, sia l’accumulazione che il progresso tecnologico sono una necessità coercitiva sotto il capitalismo – essendo il derivato della corsa per la massimizzazione del profitto. Allo stesso modo, anche la crescita economica che avviene sotto il capitalismo è una conseguenza della massimizzazione del profitto e non il contrario.
Il secondo modo di consolidamento dell’accumulazione di capitale passa attraverso l’imposizione di politiche deflazionistiche, come le restrizioni sulle spese del governo in nome della disciplina di bilancio che porta alla riduzione del livello di domanda aggregata nell’economia mondiale, un cambiamento delle ragioni di scambio a svantaggio dei contadini nei paesi in via di sviluppo e un ripiegamento del settore statale a livello globale, più accentuato nei paesi in via di sviluppo, divenendo sempre più privatizzato e aprendo enormi nuovi spazi per l’accumulazione privata. Così, la nuova funzione dell’imperialismo attuale è l’apertura di nuove e finora inesistenti strade per la massimizzazione del profitto.
L’imposizione di tali politiche neo-liberiste ricattatorie per i paesi in via di sviluppo è ottenuta dall’imperialismo attraverso le agenzie di FMI, Banca Mondiale e OMC – triumvirato della globalizzazione (e, naturalmente, queste sono affiancate dalla UE nell’Unione europea). I requisiti strutturali sono imposti da FMI e separatamente dalla Banca Mondiale, mentre l’erogazione dei prestiti ai paesi in via di sviluppo è legata alla conformità delle riforme neo-liberali. L’OMC allo stesso modo, soprattutto negli attuali negoziati del Doha Round è utilizzata per forzare l’ulteriore apertura dei mercati del mondo in via di sviluppo alla massimizzazione del profitto imperialista.
Questa nuova fase dell’imperialismo trasforma ampi segmenti della borghesia del terzo mondo in collaboratori. In molti di questi paesi, la lotta per la decolonizzazione era stata combattuta sotto la guida della borghesia nazionale che, dopo l’indipendenza, aveva cercato di perseguire un percorso di sviluppo capitalista relativamente autonomo. Alleandosi con il latifondo interno, scendendo a compromessi con le grandi potenze capitaliste, aveva tuttavia mantenuto un certo grado di autonomia, perseguendo un non-allineamento in politica estera che le ha permesso di utilizzare l’Unione Sovietica per tenere sotto controllo le pressioni imperialiste. Ma le contraddizioni interne di tali regimi, in combinazione con la caduta dell’Unione Sovietica e l’emergere del capitale finanziario internazionale, bramoso di aprire le economie del terzo mondo, ha modificato la prospettiva di quelle borghesie. Da una posizione di relativa autonomia, si è spostata verso una maggiore collaborazione con l’imperialismo, per abbracciare il neo-liberismo.
In tutta la storia del capitalismo, l’accumulazione avviene in due modi: uno è attraverso le normali dinamiche di espansione del capitale (appropriazione), attraverso il dispiegarsi del suo processo produttivo; l’altro è con la coercizione (espropriazione), la cui brutalità Marx definisce come accumulazione originaria di capitale. Storicamente, questi due processi continuano a coesistere. Il processo di accumulazione originaria ha assunto varie forme, tra cui la colonizzazione diretta. L’aggressività dell’accumulazione originaria dipende direttamente sia dalla direzione della correlazione internazionale di forze che… dalla brutalità capitalista. Nella fase attuale, il segno distintivo dell’imperialismo contemporaneo è l’intensificazione di tale accumulazione originaria brutale aggredendo la maggior parte della popolazione mondiale, sia nei paesi sviluppati come in tutti gli altri paesi.
In tutto il mondo capitalistico, soprattutto nel terzo mondo, disinvestimento e privatizzazione del settore statale non sono altro che accumulazione privata attraverso l’espropriazione di beni dello Stato. Servizi di pubblica utilità come acqua ed energia, servizi pubblici quali istruzione e sanità sono sempre più dominio dell’accumulazione privata del capitale. Il controllo sulle risorse minerarie sta diventando sempre più privato, l’agricoltura è sempre più aperta alle sementi delle multinazionali e delle società di marketing che portano alla virtuale distruzione dell’agricoltura tradizionale nei paesi in via di sviluppo gettando i contadini in una profonda sofferenza. L’eliminazione delle tariffe commerciali e gli Accordi commerciali di libero scambio stanno portando alla de-industrializzazione di molti paesi in via di sviluppo. Risorse comuni come le foreste, l’acqua, ecc., sono sempre più assunte a proprietà privata. Questa accumulazione attraverso l’usurpazione (espropriazione), al contrario della accumulazione attraverso espansione (appropriazione) è il segno distintivo dell’imperialismo contemporaneo.
Questo intero processo sta portando da un lato al grave impoverimento di vasti settori della popolazione mondiale, mentre dall’altro pochi selezionati stanno aumentando la loro ricchezza – alle spese di quella vasta maggioranza. Il capitalismo sprofonda inevitabilmente in una crisi quando ciò che viene prodotto non è venduto. In queste circostanze, l’unico modo per il capitalismo di sostenere i suoi livelli di profitto è di incoraggiare le persone a ottenere prestiti la cui spesa manterrà i livelli di profitto. Tuttavia, quando arriva il momento di restituire questi prestiti, il fallimento è inevitabile, visto lo stato di declino economico della stragrande maggioranza dei mutuatari.
Questo è esattamente ciò che è accaduto negli USA durante la recente crisi dei subprime, che ha portato a fallimenti su larga scala. Nella globalizzazione, con il forte calo del potere d’acquisto della maggioranza della popolazione mondiale, il capitale finanziario, desideroso di profitti rapidi, sceglie il percorso speculativo di allargare artificialmente il potere d’acquisto attraverso prestiti a buon mercato (subprime). I profitti sono fatti mentre questi prestiti vengono spesi, ma quando arriva il momento del rimborso si ha il fallimento, che rovina il beneficiario del prestito e paralizza il sistema. Per dirla semplicemente, come visto sopra, questo è esattamente quello che è successo su scala gigantesca.
Il sistema capitalista è intrinsecamente un sistema attraversato dalle crisi. La recessione globale attuale è una crisi sistemica del capitalismo che ne dimostra i limiti storici. Nessuna riforma può liberare il mondo da questa crisi. Nonostante le spavalde affermazioni di molti paesi sul fatto che la “parte peggiore della crisi è passata”, ogni giorno che passa mostra la superficialità di quest’affermazione. Questa crisi globale ha bruscamente portato avanti la contraddizione principale del capitalismo: tra la natura sociale della produzione e l’appropriazione individuale capitalista. Il capitalismo cerca di uscire dalla sua crisi auto-creata intensificando lo sfruttamento. Questo è precisamente ciò che sta accadendo oggi.
Il mondo finora ha dovuto familiarizzare con i pacchetti di salvataggio per resuscitare i giganti finanziari crollati a seguito della loro opera. E’ questo capitale finanziario internazionale che sta guidando la globalizzazione imperialista oggi. La sconsiderata creazione di nuovi soggetti finanziari e la loro assurda intenzione di generare profitti più elevati ha portato a fallimenti su larga scala. Siccome è la logica del capitalismo, i governi hanno salvato i giganti aziendali assumendone il debito. Hanno preso in esame solo le preoccupazioni delle imprese non impegnandosi ad aumentare il potere d’acquisto delle persone o di creare la domanda. I governi che hanno salvato queste imprese sono ormai presi nel vortice del debito crescente. Così, quella che era iniziata come una crisi causata del fallimento di alcune imprese è ora emersa come vera e propria insolvenza sovrana. Se l’insolvenza societaria annunciava la crisi globale e la recessione nel 2008, ora questo fallimento sovrano minaccia una crisi più profonda. Le insolvenze sovrane si sono verificate per il modo in cui il capitalismo ha scelto di riprendersi dalla recessione. I pacchetti di salvataggio – prudenzialmente stimati in oltre 10 miliardi di dollari – arrivano dai contribuenti. Mentre questi le sopportano, anche i governi vanno in bancarotta.
Questa situazione non si limita alle turbolenze nella finanza globale. L’influenza sarà grave. Ha gettato i semi di una crisi più fondamentale. L’onere del debito sovrano è passato alla gente comune e il loro potere d’acquisto diminuisce di conseguenza. In combinazione con la crescita della disoccupazione, ciò porta ad una forte contrazione della domanda interna. Inoltre, questa crisi globale ha ridotto drasticamente il commercio globale. In tali circostanze, il modo in cui gli Stati Uniti hanno gestito il loro debito incide non solo sull’economia interna, ma anche in quella globale. Con la contrazione della domanda interna in tutte le maggiori potenze economiche, salvo la Cina, la contrazione del PIL in tutti questi paesi è inevitabile. Questo, a sua volta, porterà ad un’ulteriore contrazione delle entrate governative, imponendo un aumento ulteriore del debito. Il suo mantenimento porterà ad imporre ulteriori oneri sui popoli. Questo circolo vizioso è stato messo in moto imponendo alle popolazioni oneri e miseria senza precedenti. Ciò porterà ad un’elevata tensione sociale, come le rivolte diffuse nel Regno Unito.
Un altro modo attraverso il quale le potenze imperialiste dominanti cercheranno una via d’uscita dalla crisi è di penetrare e dominare i mercati dei paesi in via di sviluppo, per costringerli ad accettare condizioni e accordi che ledono i loro interessi. I negoziati dell’OMC, Doha round, i vari Accordi di libero scambio tra le potenze imperialiste e i paesi del terzo mondo, i negoziati in corso al vertice sul cambiamento climatico, sono tutti tentativi di forzare l’apertura dei mercati dei paesi del terzo mondo. Di conseguenza, si tenta di aprire vari settori come agricoltura, banche, assicurazioni, istruzione, industria e commercio al dettaglio agli interessi delle imprese multinazionali. Queste misure rovineranno la vita delle persone, con effetti negativi sulle economie dei paesi in via di sviluppo trascinandoli in un’ulteriore profonda crisi.
Anche nei paesi sviluppati le classi dominanti vogliono uscire da questo “profondo buco” in cui si trovano, imponendo oneri supplementari alla classe operaia. Come mezzo per ridurre il disavanzo sostengono il taglio di salari, pensioni, istruzione e altre misure di assistenza sociale – il tutto in nome dell'”austerità”. Le lotte cui assistiamo sono per la difesa dei diritti faticosamente conquistati e attaccati sotto le mentite spoglie di queste ”misure di austerità”.
Gli sviluppi in Asia Occidentale e Nord Africa sono fondamentalmente causati da una combinazione di ragioni economiche e politiche. I popoli di questi paesi, come quelli di qualsiasi altra parte del mondo aspirano a migliori standard di vita, diritti umani e libertà. Quest’aspirazione è amplificata in modo esponenziale nei paesi che per secoli sono stati sotto governi oppressivi, autocratici e sostenuti dall’imperialismo. Molti paesi in questa regione sono stati per anni sotto il dominio di dittatori alleati degli Stati Uniti. Si sono fatti beffa delle elezioni, come in Egitto, Tunisia e Yemen. Le persone sono state praticamente spogliate di tutti i loro diritti democratici – diritto sindacale, diritto al dissenso e diritto di protestare. Questa sollevazione popolare in Asia Occidentale e Nord Africa è stata scatenata dall’acuto impoverimento fortemente intensificatosi durante l’attuale recessione globale e in un contesto di assenza dei diritti democratici.
Oltre a essere sottoposti a un regime autoritario per decenni, le popolazioni di questi paesi hanno sofferto duramente nel corso degli ultimi due anni di crisi economica globale. L’impatto di queste difficoltà insieme alle rivelazioni di Wikileaks che mostravano l’enorme differenza dello stile di vita tra governanti e popolazione hanno scatenato subito le proteste popolari.
I rappresentanti politici del capitale cercano di nascondere la contraddizione insolubile tra capitale e lavoro che si trova al centro della crisi. Questa contraddizione deve essere esposta e portata alla ribalta. Va effettuata una vasta campagna ideologica che esponga i limiti del sistema capitalista e il suo intrinseco carattere cavalcato dalle crisi. Insieme a ciò, deve essere rafforzata la lotta per un’alternativa politica al capitalismo: il socialismo. Va costruita una grande alleanza di tutti gli sfruttati guidata dalla classe operaia. I Partiti Comunisti e Operai ispirati dai principi del socialismo scientifico – il marxismo-leninismo – e con una “comprensione concreta delle condizioni concrete” dovrebbero impegnarsi in questi sforzi. Il socialismo è l’unico modo per uscire dalla crisi, dalla disuguaglianza, dal disumano sistema capitalista.
L’alternativa politica al capitalismo, il socialismo, può essere raggiunta soltanto attraverso il rafforzamento del “fattore soggettivo”. La responsabilità di rafforzare il fattore soggettivo – la lotta ideologica rivoluzionaria guidata dalla classe operaia, con l’unità delle altre classi sfruttate e il suo intervento decisivo sotto la guida di un partito legato al marxismo-leninismo – ricade sulle nostre spalle. Le lotte attuali che si svolgono qui in Grecia e in molti paesi – Europa, America Latina e in molti altri luoghi del mondo – sono una testimonianza di questo fatto. E’ indispensabile utilizzare la situazione oggettiva e intervenire per far avanzare il movimento con la costruzione di un vasto fronte antimperialista. Sta quindi a noi, Partiti Comunisti e Operai, intensificare ulteriormente queste lotte e portare la loro avanzata verso la creazione di una società libera dallo sfruttamento, dalle crisi e socialista.
Viva il marxismo-leninismo
Il socialismo è il futuro e il futuro è nostro