da Solidnet.org | Traduzione dall’inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
13° IMCWP Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai – Atene 9-11/12/2011
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Il socialismo è il futuro!
La situazione internazionale e l’esperienza dei comunisti 20 anni dopo la controrivoluzione in USSR. I compiti per lo sviluppo della lotta di classe in condizioni di crisi capitalista, guerre imperialiste, delle attuali lotte e rivolte popolari, per i diritti del popolo e della classe operaia, il rafforzamento dell’internazionalismo proletario e il fronte anti-imperialista, per il rovesciamento del capitalismo e la costruzione del socialismo.
Il carattere dell’attuale crisi del capitalismo
Il SACP esprime apprezzamento e gratitudine al Partito comunista di Grecia (KKE) per l’ospitalità di questo importante incontro: il 13° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai.
Il SACP, nel corso degli ultimi anni, ha intrapreso un’analisi complessiva dell’attuale crisi globale del capitalismo, caratterizzata essenzialmente da una triplice connotazione, ossia come:
Crisi ciclica – una crisi tipica, ma particolarmente grave nel ciclo altalenante dello sviluppo capitalista, in cui alla sovraccumulazione consegue l’imperativo (capitalista) di una massiccia distruzione di ricchezza (chiusure di fabbriche, licenziamenti, liquidazioni società, default finanziari e la “necessità” di tagli da parte del governo). Una questione importante per noi è chi ne subisce il peso, quale classe e all’interno delle classi, quali settori (es. capitale finanziario o capitale industriale)? Le risorse pubbliche saranno utilizzate per salvare le banche, come negli Stati Uniti o come Germania e Francia stanno cercando di costringere Grecia, Italia, ecc? O saranno gli speculatori ad essere puniti, mentre le risorse pubbliche verranno utilizzate per implementare misure anti-cicliche e di aumento della spesa sociale?
Questa è una battaglia decisiva ed è (fondamentalmente) una lotta di classe scatenata in tutta Europa e Nord America, con vari gradi di coerenza e determinazione.
Crisi strutturale – una crisi di egemonia capitalistica, in cui vi è uno spostamento decisivo rispetto ai centri di accumulazione capitalista del 20° secolo. Si tratta essenzialmente di uno spostamento delle dinamiche delle attività capitaliste dal Nord America, Giappone ed Europa verso il Sud-est asiatico. Come sempre, quando l’asse egemonico si sposta, i vecchi centri di potere lottano per mantenere il controllo e i privilegi, nonché l’accesso alle risorse naturali mondiali (es. petrolio) a fronte della concorrenza dei nuovi centri, soprattutto la Cina.
Ancora una volta, chi “vincerà” e chi “perderà” in questo cambiamento globale? Questo apre tutta una serie di conflitti: militari (Libia), commerciali, valutari, per il controllo dell’agenda delle istituzioni multinazionali, ecc.
Nell’attuale realtà globale, a differenza del periodo precedente analizzato da Lenin (in, per esempio, “L’imperialismo, fase suprema del capitalismo”), le tendenze ai conflitti armati interimperialisti (per esempio la Prima Guerra Mondiale) sono un po’ (ma non del tutto) remoti, a causa della maggiore integrazione, per esempio, dell’economia cinese nell’ambito del processo di accumulazione delle grandi imprese transnazionali.
A sua volta, vi è una crescente dipendenza dell’economia cinese dai consumatori degli Stati Uniti, del Giappone e dell’UE. La robustezza della continua crescita cinese ha dato una soluzione relativamente veloce al cosiddetto contagio asiatico del 1997; ma la Cina è ora incapace (data la vastità della crisi attuale) ed è indisponibile a farsi carico del maggior peso di puntellare l’Unione europea o gli Stati Uniti.
Così dilagano maggiori contraddizioni tra Cina e Unione europea e Stati Uniti, da un lato e contraddizioni di classe all’interno della Cina (persistenza di manodopera a basso costo/dipendenza dall’export vs. lavoro dignitoso, salari più alti e una maggiore attenzione al mercato locale).
Invece, le guerre imperialiste sono rivolte in misura crescente verso i paesi più deboli che hanno enormi risorse naturali, come nel caso dell’invasione dell’Iraq, la guerra in Libia e [la minaccia verso la] Siria, sostenute da alcune delle principali nazioni imperialiste.
Di civiltà – il capitalismo si basa sulla crescita incessante ed è sistematicamente incapace di una traiettoria “stabile” (cioè una traiettoria in cui ciò che viene consumato è naturalmente rinnovabile). L’attuale traiettoria di crescita sta portando all’estinzione sostanziale delle risorse naturali (acqua, pesca, fertilità della terra), alla distruzione dell’agricoltura contadina su piccola scala del Sud (e all’urbanizzazione di massa) e al cambiamento climatico che avrà un impatto più severo in continenti come l’Africa e nelle basse regioni insulari. Il capitalismo è un sistema basato sul profitto e non sul bisogno sociale e ambientale ed è incapace di risolvere la crisi climatica, come risulta evidente dalle posizioni delle potenze capitaliste nel processo COP17.
Situazione e compiti della sinistra a livello mondiale
In generale, il compito della sinistra a livello globale nel contesto di questa pervasiva crisi capitalista, è quello di avere una presenza attiva in tutti i luoghi di lotta (sia il movimento Occupy Wall Street o siano le lotte popolari in Europa attorno alla riduzione del debito e alla disoccupazione o anche nella lotta per la giustizia climatica).
Il compito della sinistra, come il Manifesto Comunista ha posto eloquentemente, è di stare in mezzo a queste lotte e cercare sempre di costruire l’unità e una sempre maggiore consapevolezza del carattere sistemico e strutturale della crisi: cioè la necessità incondizionata di abolire il capitalismo stesso.
Il bisogno di una nuova strategia e tattiche per la sinistra?
Mentre maturano tutte le condizioni oggettive per un assalto al capitalismo nel corso di una delle sue peggiori crisi, le forze soggettive e le forze motrici per la lotta di alternativa socialista sono davvero molto deboli. Invece l’ala destra, in luoghi come l’Europa, utilizza la crisi per un’offensiva contro le politiche socialdemocratiche e sfrutta i problemi emotivi, quali l’immigrazione, come capri espiatori per l’attuale crisi economica, salvando il sistema capitalista.
Alcune delle lezioni da trarre da questo periodo riguardano la necessità di esplorare una vasta gamma di combinazioni di strategie vecchie e nuove che investano in particolare nella formazione di larghe alleanze, mobilitazioni di massa e campagne elettorali di massa, coniugate con un uso efficace del potere statale, dove le forze della sinistra siano o abbiano accesso, al governo. E’ una lotta che per qualche tempo dovrà essere ingaggiata sul terreno della politica elettorale multipartitica. Richiede strategie marxiste nuove e innovative.
Mentre le elezioni democratiche multipartitiche hanno nel complesso favorito le élite e i ricchi – cosa che ha dato fiducia all’imperialismo di sperimentare attraverso patti tra circoli di potere e negoziati, transizioni per l’affrancamento dalle dittature della fine degli anni ’80 e ’90, in luoghi come l’America Latina – sono ora emerse nuove possibilità per la sinistra di sfruttare il terreno elettorale multipartitico, soprattutto se combinato con e sostenuto da, mobilitazioni di massa.
Un’altra arena di lotta che il SACP, così come tutta la sinistra, deve prendere seriamente, è quella della distruzione ecologica causata dall’accumulazione rampante del capitalismo. Questo è ancora più importante all’indomani del COP17 di Durban che sembra diretto a un altro stallo, con gravi conseguenze per il nostro pianeta. La mancata ratifica e estensione del Protocollo di Kyoto o altro accordo vincolante alternativo a Durban, ha implicazioni molto gravi per il nostro pianeta e il futuro dell’umanità.
L’attuale crisi globale del capitalismo richiede anche che tutte le forze di sinistra a livello mondiale indaghino seriamente la capacità di rivitalizzare i partiti comunisti e operai, la sinistra, le forze anti-capitaliste, così come la necessità di costruire un blocco globale della sinistra alternativa.
Una sfida immediata per il SACP, sulla scia di COP17 e le sue conseguenze immediate, è quella di coinvolgere i nostri quadri sulle questioni concernenti l’ambiente, i cambiamenti climatici e in generale le questioni ecologiche. Ciò richiederà anche che noi stabiliamo legami con i movimenti ecologisti progressisti nazionali e internazionali, anche come componente fondamentale della solidarietà internazionalista della classe operaia.
Infatti nell’affrontare la questione, avremo a che fare con una contraddizione per molti paesi in via di sviluppo come il nostro, tra la necessità simultanea di far crescere le nostre economie e il pericolo di distruzione dell’ambiente causata da percorsi di crescita ecologicamente insostenibili.
Così, vogliamo sollecitare questo 13° Incontro di prendere in considerazione la proposta del SACP e approvare la convocazione della conferenza internazionale sulla giustizia climatica in Sudafrica nel 2012, che riunirà i partiti comunisti e operai sul dibattito e confrontarsi sulle questioni relative al clima.