L’opposizione più fedele di Sua Maestà: il discorso di apertura di Gregor Gysis (Die Linke) al Bundestag

di Thanasis Spanidis, 28 marzo 2025

da https://kommunistischepartei.de/

Traduzione di Enzo Pellegrin

Non è davvero un compito facile assistere al discorso di apertura del nuovo Bundestag da parte di Gregor Gysi. Gysi pronuncia un discorso a tutto tondo e poco interessante che tratta, tra le altre cose, le guerre in Ucraina e Palestina, il riarmo, la politica dell’istruzione, l’assicurazione sanitaria, la restaurazione capitalistica nella DDR, i nomi delle strade e l’IVA sugli alberi di Natale in un ordine abbastanza casuale. Se, come l’account YouTube di Die Linke dice di saper già, questo è stato il “DISCORSO DELL’ANNO”, l’anno promette almeno di rimanere noioso e senza grandi emozioni.

Ma qual è la natura politica del discorso di Gysi?

In quanto membro anziano del Bundestag, Gysi avrebbe avuto l’opportunità di sollevare le principali questioni del giorno – la povertà, i licenziamenti di massa nell’industria, il ruolo aggressivo dell’imperialismo tedesco e i preparativi per la guerra contro la Russia, il massacro in Ucraina, il genocidio a Gaza, la crescente repressione, il razzismo deliberatamente alimentato. Un deputato comunista lo avrebbe fatto e avrebbe colto l’occasione per denunciare con forza le politiche criminali dell’ultimo governo e di quello che verrà. Ma Gysi non solo non è un comunista, ma, come il Partito Die Linke che rappresenta, non si oppone in alcun modo al sistema capitalista e alle politiche dominanti.

Alcuni punti salienti del discorso:

Dall’Audio dell’intervento di Gysi: “La maggioranza dei membri del Bundestag (…) ritiene che sia necessario un alto potenziale di deterrenza attraverso la Bundeswehr e le sue armi, in modo che nessun Paese osi mai attaccarci. (…) Coloro che vedono le cose in modo diverso, come me, non dovrebbero mai etichettare coloro che hanno questo punto di vista come guerrafondai, perché vogliono garantire la pace lungo il cammino”. Per Gysi, l’armamento del secolo e i preparativi concreti dell’imperialismo tedesco per la Terza guerra mondiale non sono motivo di particolare preoccupazione – Gysi trova fatale solo quando i guerrafondai vengono etichettati come guerrafondai. Dopo tutto, il personale politico della RFT deve amarsi, così come Gysi probabilmente preferirebbe abolire la lotta di classe se fosse possibile.

“La Bundeswehr deve naturalmente essere in grado di difendersi”, afferma Gysi, paragonandola all’esercito francese, che non si occupa tanto di “difesa” quanto di missioni all’estero, ad esempio nelle ex colonie francesi come il Mali, il Burkina Faso, il Gabon o la Costa d’Avorio. Se stiamo già riarmando per poter produrre nuove montagne di cadaveri con la croce della Wehrmacht sul carro armato, Gysi vuole almeno farlo in modo economico: “Se le forze armate francesi possono creare capacità di difesa con meno soldi, perché non possiamo farlo noi?”.

Se il militarismo, la corsa agli armamenti e la guerra sono parte integrante della vita di oggi, come sembra essere ora anche la posizione del partito Die Linke, allora probabilmente anche la storia dovrebbe essere rivalutata. “Non possono alcuni esponenti della sinistra smettere di opporsi all’intitolazione di una strada a Otto von Bismarck? Criticarlo è ovviamente consentito, ma rimane una figura storica importante”, afferma Gysi. L’aristocratico cancelliere del Kaiser, le sue guerre contro l’Austria, la Danimarca e la Francia, la persecuzione dei socialisti e la soppressione della Comune di Parigi, la prima rivoluzione proletaria del mondo: tutto questo probabilmente vale qualche parola d’onore per Gysi. Forse sentiremo idee storico-politiche più creative dalle file del gruppo parlamentare della Linke: Forse uno o due generali della Wehrmacht meritano che una caserma porti il loro nome.

In cambio, Gysi vorrebbe anche rinominare una strada con il nome di Clara Zetkin e un’università con il nome di Karl Marx – perché, secondo la sua stessa dichiarazione, egli “non era un marxista”, motivo per cui Gysi trova tutto ciò inoppugnabile.

Naturalmente, Gysi non vuole lasciare la questione all’acquisizione di nuove armi. Se “Trump” dovesse attaccare la Groenlandia, “noi” – cioè la comunità nazionale tedesca in beata armonia – dovremmo sostenere la Danimarca. Dopo tutto, una guerra imperialista in Europa non è sufficiente.

Gysi, da fedele servitore dell’imperialismo tedesco, deve anche aggiungere i suoi due centesimi sul “conflitto in Medio Oriente”, come lui chiama il genocidio. Per Gysi, si tratta dell’antisemitismo che gli ebrei in Europa hanno dovuto sopportare per secoli. Ecco perché noi – lo Stato borghese tedesco – abbiamo una “responsabilità”: “Israele deve essere e diventare sovrano, indipendente e sicuro”. Come Israele stabilisca la sua sicurezza, cioè attraverso lo sterminio di probabilmente diverse centinaia di migliaia di palestinesi, lo si può vedere a Gaza. Gysi non dice nulla al riguardo. Né ci dice cosa c’entri la lotta all’antisemitismo con il sostegno a un regime di apartheid genocida. Dopotutto, anche i palestinesi hanno diritto a un proprio Stato, ma ovviamente soprattutto per distruggere definitivamente le “organizzazioni terroristiche” Hamas e Hezbollah e quindi tutto ciò che ostacola l’espansione di Israele.

Tuttavia, Gysi non ha solo grandi progetti per Israele, la “democrazia amica” (come dice Heidi Reichinnek), ma anche per l’UE, che dovrebbe finalmente ottenere il suo posto al sole: “Se l’Unione Europea funzionasse davvero, potrebbe diventare una sorta di quarta potenza mondiale. Ma dubito che tutti i membri si lascino coinvolgere. Tuttavia, dobbiamo lavorarci. Forse alcuni Stati dovranno andare avanti”. Non ci sono ancora abbastanza superpotenze imperialiste sul pianeta; per Gysi, ne serve un’altra. Deve aver pensato: sotto la guida dell’imperialismo tedesco.

Come se Gysi non avesse ancora dimostrato a sufficienza la sua fedeltà incondizionata alla borghesia tedesca e al suo Stato, alla fine fa di nuovo riferimento al cadavere della DDR, che all’epoca aveva contribuito a distruggere: “I manifestanti della DDR hanno dimostrato coraggio. Hanno dato il loro contributo alla democratizzazione della società in modo pacifico. Meritano grande rispetto. (…) Naturalmente, la popolazione dell’Est ha ottenuto la democrazia, la libertà e lo Stato di diritto. Da allora, hanno una moneta che possono scambiare in tutto il mondo. Forse Gysi teme che qualcuno al Bundestag fraintenda il “socialismo democratico” del suo partito come se fosse davvero socialismo. Questo sarebbe certamente negativo per i futuri negoziati di coalizione. Perciò chiarisce che è stato ed è un nemico giurato del socialismo e che lo sarà sempre.

Prima delle elezioni federali, abbiamo sconsigliato di votare per Die Linke. Molti amici e colleghi erano di opinione diversa. È un loro diritto. Ma forse il discorso di Gysy aiuterà una o due persone a liberarsi delle loro idee sbagliate e delle loro illusioni su questo partito. Un partito che ancora una volta dimostra di non avere alcuna intenzione di essere “almeno una voce di sinistra nel Bundestag” quella voce che molti avrebbero voluto vedere. Un partito che non aspira ad altro che ad essere l’opposizione più fedele di Sua Maestà nel Bundestag tedesco.

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