Lavorare per l’unità

riceviamo e pubblichiamo

di Gianmarco Pisa

La difficile stagione del tempo presente interroga profondamente i comunisti e le comuniste, in Occidente e, in particolare, in Italia rispetto ai compiti che la fase storica e politica impone e, in particolare, rispetto alla efficacia della propria azione, della propria iniziativa, della propria lotta. Non vi è dubbio, e giustamente tutte le forze della sinistra di classe si pongono in questa prospettiva, che il punto di partenza di una tale elaborazione e di una possibile riconfigurazione sia, e non possa non essere, un bilancio sulla vicenda storica dei comunisti e delle comuniste in Italia, a partire dalla progressiva mutazione, degenerazione e, infine, liquidazione del Pci storico, passando per le successive vicende, con le loro attese e le loro speranze, ma anche con le loro contraddizioni e i loro fallimenti, delle esperienze organizzate che si sono succedute dalla Bolognina in avanti, e inquadrando il tutto entro la più vasta dimensione, storica e prospettica, della crisi del marxismo in Occidente. Una crisi, peraltro, che non ha avuto la medesima cadenza e non si è dipanata con la medesima intensità nei diversi Paesi europei, ma per la quale è possibile individuare una serie di tratti caratterizzanti, di elementi ricorrenti, ben segnalati, tra gli altri, da Domenico Losurdo nei suoi saggi, in particolare Il marxismo occidentale (Roma-Bari 2017), La questione comunista. Storia e futuro di un’idea, a cura di Giorgio Grimaldi (Roma 2021) e nel capitolo dedicato al “Marxismo occidentale” e “Marxismo orientale”: una scissione infausta, in A. Höbel, M. Albertaro, Novant’anni dopo Livorno. Il Pci nella storia d’Italia (Roma 2014). 

Non è questo il contesto, evidentemente, in cui passare in rassegna e definire analiticamente gli elementi che hanno segnato e accompagnato la crisi del marxismo in Occidente; la presunta superiorità associata al marxismo occidentale rispetto a quello orientale; la “ipocrisia della purezza” che porta una certa vulgata a contrapporre il marxismo in Occidente (come teoria-prassi della trasformazione dello stato di cose presente) al marxismo in Oriente (come teoria-prassi della concretizzazione dell’istanza rivoluzionaria e dell’edificazione socialista); una conseguente malcelata diffidenza nei confronti della questione del potere e della questione dello Stato; una sostanziale reticenza sulla questione coloniale; interpretazioni dell’internazionalismo e dell’antimperialismo sostanzialmente sganciate da una conseguente impostazione di classe; l’insistenza su un approccio critico e decostruttivo, anziché su una propensione insieme critica e dialettica, trasformativa e costruttiva e perfino una certa diffidenza verso forme solidamente strutturate di organizzazione e di militanza, sono solo alcuni, e solamente accennati, degli elementi di questa crisi, sui quali tutti i comunisti e le comuniste conseguentemente orientati sarebbero chiamati a trovare tempi e spazi di confronto e di approfondimento. 

All’interno di questa cornice, che è al tempo stesso geografica (delimita il perimetro entro il quale si sviluppa il nostro campo d’azione e di ricerca, vale a dire l’Occidente imperialista, l’Europa, l’Italia), storica (i suoi elementi e le sue ricorsività attraversano una lunga stagione che si svolge, per lo meno, dalla fine degli anni Sessanta alla fase attuale) e politica (interroga sia il prevalente politico-programmatico delle formazioni comuniste in questa fase storica, sia le forme organizzate che hanno via via assunto, in particolare, dopo la fine della vicenda storica del socialismo reale in Europa), si viene a collocare, di conseguenza, la parabola del Pci in Italia e la vicenda dei comunisti e delle comuniste italiane dalla Bolognina in poi. Si tratta di un ulteriore terreno di riflessione e di approfondimento che non può essere affrontato ciascuno chiuso nelle proprie stanze, per conto proprio, “l’un contro l’altro armati”, bensì in uno spirito di attenzione e di ricerca aperto e coinvolgente, procedendo insieme, tra comunisti e comuniste che non intendono smarrire la bussola del marxismo e del leninismo, sia per attrezzare un bilancio storico e politico dell’esperienza del Pci, della sua storia, della sua parabola, della sua fine, un bilancio non ancora compiuto o comunque non ancora all’altezza della sfida della ricostruzione, sia per trarre, da quella e dalle successive esperienze politiche, elementi utili in chiave prospettica, dalle contraddizioni, soggettive e oggettive, che hanno portato alla fine del Pci, ai limiti che hanno segnato il fallimento delle formazioni politiche che si sono succedute dalla Bolognina in avanti. 

Anche in questo caso, andando per titoli, gli elementi di analisi e i terreni di ricerca sono difficilmente riducibili in poche battute e certo non possono essere sviluppati in queste poche righe: quali elementi di continuità e di rottura tra il pensiero-prassi gramsciano e la direzione togliattiana e tra quest’ultima e le successive segreterie di Longo e Berlinguer? Dalla svolta di Salerno al memoriale di Yalta quali elementi hanno consentito al Pci di affermare, per la prima volta nella storia del nostro Paese, il marxismo come forza vitale con una base di massa e quali invece ne hanno condizionato l’incisività rivoluzionaria? Quali avanzamenti e quali limiti nelle parole d’ordine e nelle indicazioni di linea maturate, di volta in volta, nei diversi congressi? Quali condizioni e quali discrepanze tra motivazioni originarie ed esiti politici della stagione del compromesso storico? Quali segnali, raccolti e non raccolti, nelle indicazioni politiche dell’ultimo Berlinguer, e quali affanni, propensioni degenerative e liquidatorie, già nel corso degli anni Settanta e poi, sempre più diffusamente, negli anni Ottanta? E poi la vicenda di Rifondazione Comunista e, via via, il lungo itinerario di divisioni e scissioni che ha accompagnato esperienza e fallimento di quel progetto di “rifondazione del comunismo” nel nostro Paese.

È a questa altezza, e a valle di questa elaborazione, della quale esistono tracce interessanti, ma che non può essere compiuta se non in un cimento sincero, costruttivo, collettivo, appunto, tra comunisti e comuniste che continuano a ritenere essenziale e fondativo l’ancoraggio al marxismo e al leninismo, che si deve porre l’interrogativo del nostro “che fare?” e, in definitiva, la domanda che continua a essere rivolta a tutti e tutte noi. Che da soli, isolati, divisi, frammentati, parcellizzati, polverizzati, non si va da nessuna parte. Che la incredibile frammentazione delle organizzazioni politiche della sinistra di classe ne mina non solo la forza e la efficacia, ma, cosa ancora più grave, perfino la credibilità. Che spesso non solo la quantità, ma anche la qualità del nostro quadro politico si è drammaticamente contratta, indebolita. Che la perdita del legame sociale, dell’insediamento sociale, dell’internità alle lotte del movimento di classe complessivamente inteso, priva di qualunque autorevolezza e incisività qualsivoglia formazione che voglia dirsi comunista. Che sarà impossibile coagulare una vera e propria, effettiva, “massa critica”, se, da un lato, non si avvierà un ragionamento condiviso in ordine a modi, forme e tempi della riaggregazione, e se, dall’altro, non si intercetterà quella vera e propria moltitudine di comunisti e comuniste divisi e dispersi, la vasta gran parte dei quali fuori, e non dentro, le piccole (piccolissime) e numerose (numerosissime) micro-formazioni politiche della sinistra di classe. 

Tutto questo allude a una ricerca, a una cooperazione, a un percorso, del quale è impossibile prevedere l’esito, del quale è impossibile predeterminare la cadenza e del quale, soprattutto, è impossibile imporre la modalità. Tutto va definito, impostato, attrezzato insieme, tra comunisti e comuniste che intendano disporsi con apertura e sincerità a questo cimento e che intendano farlo senza smarrire la bussola, come detto, del marxismo e del leninismo. Unici presupposti potranno allora essere quelli di evitare la doppia tenaglia: da un lato respingere ogni forma e ogni atteggiamento di dogmatismo e di settarismo (una tale ricerca non potrà che essere antidogmatica e antisettaria); dall’altro, respingere, analogamente, ogni forma e ogni atteggiamento di eclettismo e opportunismo (una tale ricerca non potrà essere astratta, dovrà avere un proprio fondamento teorico solido, non potrà essere ostaggio di questa o quella scadenza elettorale). Anche per questo non serve alcuna precipitazione organizzativistica: il partito non è all’ordine del giorno, viceversa sarà (potrà essere) l’esito positivo del percorso, appunto, tutto da avviare, e del resto, pare di capire, nessuna delle elaborazioni che vanno maturando nel campo delle forze marxiste e leniniste che si stanno cimentando in questa impresa (da Costituente comunista a Resistenza popolare, dal Forum dei comunisti al Movimento per la rinascita comunista, tra le altre) sembra prefigurare una tale precipitazione. Per lo stesso motivo, non esiste una modalità organizzativa “privilegiata” percimentarsi in questo percorso: associazione politica, forum, movimento, non è la forma il punto, bensì il contenuto, l’impianto, la postura con cui si intende intercettare questa esigenza. Ci possono essere vecchie ruggini e antichi dissapori; ci possono essere strascichi e portati di precedenti esperienze politiche e militanti; ci possono essere disillusione e sfiducia; ma sappiamo tutti e tutte che il tornante è prossimo, si naviga duramente controcorrente, e che “uniti siamo tutto, divisi siamo nulla”. Come ripetono i compagni cubani, come indica l’esperienza gloriosa della rivoluzione socialista a Cuba, “l’unità e la speranza sono il nostro presente e il nostro futuro, e la solidarietà rafforza l’unità e accresce la speranza”. 

In questa cornice, la più complessiva vicenda progressista latino-americana attesta un punto di riferimento imprescindibile nel percorso di attualizzazione del marxismo e offre, non da sola, un esempio cruciale di resistenza e di avanzamento nella direzione di un socialismo per il XXI secolo, quale potente ispirazione nell’itinerario della trasformazione, nel senso del protagonismo dei lavoratori e delle masse popolari, della dignità e della giustizia sociale, a partire dalla definizione e costruzione di un progetto politico e strategico basato sulle istanze e sui bisogni dei lavoratori e delle masse popolari. Come ebbe modo di ribadire lo stesso Hugo Chávez, «né calco né copia di nulla. Non ci sono cataloghi per il socialismo, bisogna inventarlo; il socialismo è una creazione eroica, come dice Mariátegui (Chávez, 2009)». È fin troppo evidente, quindi, il riferimento alla nota espressione di Karl Marx, con la quale il filosofo di Treviri si rifiutava di «prescrivere ricette… per l’osteria dell’avvenire», rivendicando, al contrario, la sostanza della dialettica, in quanto «nella comprensione positiva dello stato di cose esistente include simultaneamente anche la comprensione della negazione di esso, la comprensione del suo necessario tramonto, perché concepisce ogni forma divenuta nel fluire del movimento, quindi anche dal suo lato transeunte, perché nulla la può intimidire, ed essa è critica e rivoluzionaria per essenza» (K. Marx, Poscritto alla seconda edizione del Libro I del Capitale, 1873).

In questa sperimentazione, il «socialismo con caratteristiche cinesi nella nuova era» offre un contributo determinante nell’avanzamento verso il socialismo del XXI secolo. «Il pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi nella nuova era è il marxismo del XXI secolo e ha un significato mondiale, ma questo non esclude e influenza i partiti marxisti di altri paesi a sostenere e sviluppare il marxismo del XXI secolo a partire dalle loro realtà nazionali. Il marxismo non è mai finito nella verità, Marx ed Engels non hanno mai fornito dogmi preconfezionati, e la vittoria del marxismo in diversi paesi e nazionalità dipende dai marxisti di ogni paese che comprendono la situazione di ogni paese e risolvono i loro rispettivi problemi a partire dalla realtà dei loro paesi. La causa iniziata da Marx ed Engels è un progetto per cambiare il mondo. Combinare le verità universali del marxismo con le realtà specifiche di ogni paese è un processo senza fine, e la storia della localizzazione e nazionalizzazione del marxismo non finirà. Mentre la forma nazionale del marxismo si concentra sulla soluzione dei problemi particolari della nazione, la forma di portata secolare del marxismo si concentra anche sulla soluzione dei problemi universali di tutta l’umanità. La forma secolare del marxismo non può essere usata per sostituire la forma nazionale del marxismo e negare o svalutare il significato della indigenizzazione del marxismo; né la forma nazionale del marxismo può essere usata per dissolvere la forma secolare del marxismo e negare o svalutare il significato umano del marxismo nel XXI secolo» (He Yiting, Il pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi per la nuova era è il marxismo del XXI secolo, 2020). 

Tutte le proposte e tutti i contributi, che si muovano in questa direzione, alimenteranno dunque il percorso e forniranno spunti per quella elaborazione e quella costruzione condivisa di cui c’è più che mai bisogno, nell’orizzonte di una unità tra comunisti e comuniste in Italia sulla base di un solido ancoraggio al marxismo e al leninismo e di una sostanziale affinità di impianto teorico-politico e di proposta politico-programmatica, anche questa, ovviamente, da sviluppare e affinare in un cimento collettivo. In quest’ottica, possono costituire utili strumenti di lavoro, insieme con gli altri proposti da altre organizzazioni che pure si muovono nella medesima direzione, proposti dal Movimento per la rinascita comunista: un documento politico-teorico, concepito come “primi appunti”, annotazioni preliminari, finalizzate a promuovere la discussione, avviare un adeguamento, nel senso di un aggiornamento e di un’attualizzazione, del pensiero comunista e rivoluzionario; un documento politico-programmatico, in corso di elaborazione, pure maturato in un cimento collettivo, e anche questo concepito come traccia di riflessione su alcuni orientamenti di natura programmatica, dunque, come il precedente, senza alcuna pretesa di completezza o di esaustività, bensì come spunto per avviare una elaborazione e un approfondimento; in ultimo, la proposta di un Tavolo per l’unità d’azione e di lotta dei comunisti nel nostro Paese, uno spazio politico aperto, inclusivo, coinvolgente, dentro il quale sperimentare, su base di parità tra tutti i soggetti coinvolti, insieme, quell’unità di riflessioni e di pratiche di cui così fortemente si avverte l’urgenza. La proposta è cioè quella di riempire di concretezza la questione dell’unità dei comunisti come passaggio preliminare al rilancio di un’unica forza comunista, di un solo partito comunista, capace, nel nostro Paese, di rilanciare la lotta antimperialista, la parola d’ordine “fuori l’Italia dalla Nato”, e la lotta anticapitalista, con le parole d’ordine “fuori l’Italia dall’Ue e dall’Euro”, nell’ottica di consolidare una soggettività rivoluzionaria quale punto di riferimento per la costruzione di un più vasto fronte contro la guerra imperialista e contro le politiche antioperaie di Bruxelles, del governo e del grande capitale italiano.

Alcuni riferimenti:

He Yiting, Il pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi per la nuova era è il marxismo del XXI secolo, 2020: https://mondorosso.wordpress.com/2022/11/02/il-pensiero-di-xi-jinping-sul-socialismo-con-caratteristiche-cinesi-per-la-nuova-era-e-il-marxismo-del-xxi-secolo

Discurso de Miguel Mario Díaz-Canel Bermúdez, Primer Secretario del CC del Partido Comunista de Cuba y Presidente de la República de Cuba, Encuentro Internacional de Solidaridad con Cuba, Cuba, 2 maggio 2023:www.presidencia.gob.cu/es/presidencia/intervenciones/la-unidad-y-la-esperanza-son-nuestro-presente-y-futuro

D. Losurdo, “Marxismo occidentale” e “Marxismo orientale”: una scissione infausta, in A. Höbel, M. Albertaro, Novant’anni dopo Livorno. Il Pci nella storia d’Italia, Editori Riuniti, Roma 2014. 

D. Losurdo, Il marxismo occidentale. Come nacque, come morì, come può rinascere, Laterza, Roma-Bari 2017. 

D. Losurdo, La questione comunista. Storia e futuro di un’idea, a cura di Giorgio Grimaldi, Carocci, Roma 2021. 

Immagine:

By Mauro Didier, Cuba Poster, CC0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=93859174

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