di Fausto Sorini, segreteria nazionale PdCI, responsabile esteri
Invito compagne/i a leggere con attenzione questo articolo “Brillante successo elettorale del Partito del Lavoro del Belgio“, e a studiare in modo profondo l’esperienza del PTB.
Questo piccolo partito leninista, contava fino a pochi anni poche migliaia di iscritti e un consenso elettorale nazionale inferiore all’1%.
Grazie ad un lavoro intelligente e paziente, non subalterno ad una logica elettoralistica, politicista ed istituzionalista, nel giro di pochi anni è riuscito non solo a rafforzare il suo radicamento sociale, a diventare un partito di quadri e di militanti, a motiplicare il numero di iscritti (ma su basi qualitative e selettive, quindi in massima parte iscritti attivi): ma alla fine ha raccolto risultati incredibili e insperati anche sul piano elettorale, superando lo sbarramento elettorale del 5% e portando nel parlamento nazionale 4 deputati comunisti.
Studiare questa esperienza, senza copiarla, ma cogliendone gli aspetti generalizzabili anche nel contesto italiano, è senz’altro utile, considerando la condizione di estrema difficoltà in cui i comunisti si trovano nel nostro Paese, anche al fine di contrastare con esempi concreti ogni tentazione disfattista o liquidazionista.
L’esperienza del piccolo (sempre meno) PTB leninista dimostra, tra l’altro, quanto sia infondata la tesi liquidazionista, oggi dispensata a piene mani nel dibattito della sinistra italiana, secondo cui nei Paesi capitalistici più sviluppati (come sono sia l’Italia che il Belgio) non vi sarebbe lo spazio oggettivo per una presenza di un piccolo partito comunista e rivoluzionario di militanti e di quadri, con forte coesione politica e ideologica, con una organizzazione di tipo leninista, e con influenza di massa e utilità sociale (cioè non meramente gruppuscolare e testimoniale).
L’esperienza belga rappresenta, tra l’altro, una brillante smentita di questa tesi liquidazionista.