di Norberto Natali
Penso che Aldo sia stato l’unico rettore universitario al mondo il quale -quando si trovava in situazioni confidenziali con i compagni- parlava romanesco. Era un esperto di diritto internazionale, docente universitario di tale materia ed autore di numerose pubblicazioni.
Militante del PCI, era poco conforme alle consuetudini di intellettuali importanti quali lui era, effettivamente. Quando poteva partecipava alle manifestazioni, alle feste, alle assemblee (soprattutto quelle internazionaliste) anche se non era tra gli oratori ufficiali. Sapeva stare tra i compagni meno istruiti con semplicità e senso di uguaglianza.
Era un convinto sostenitore della Repubblica Democratica Tedesca che frequentava ed anche la compagna della sua vita, Ingrid -alla quale va ora il mio commosso affetto- era tedesca. Posso testimoniare personalmente quanto fosse innamorato di lei (pienamente ricambiato) anche a 75 anni, e oltre, come sempre.
Per la sua fede internazionalista, già alla fine degli anni ‘70 ebbe posizioni critiche nel PCI e aderì in quel periodo alla rivista Interstampa -promossa (per dirla in breve) dai compagni di Pietro Secchia- la cui storia è logicamente del tutto sottovalutata oggi ma ebbe invece un ruolo importante nella storia del PCI e della sinistra italiana.
Nell’ambito della lotta di opposizione alla deriva del Partito, quindi, lo conobbi quasi quaranta anni fa e iniziò un’amicizia (particolarmente significativa, visto che eravamo due “tipi” molto diversi) e soprattutto una collaborazione ed un impegno comune che proseguì, a più riprese, fino a poco tempo fa.
Era rettore dell’Università di Chieti ed un’autorità nel suo campo, il diritto internazionale. Il suo spirito battagliero lo portava sempre a schierarsi con i popoli oppressi, contro i prepotenti ed i guerrafondai e contro le ingiustizie. Per questo fu l’animatore coraggioso (e al tempo molto isolato) di una battaglia giuridica, politica ed internazionalista in difesa di Antonov, un impiegato delle linee aeree bulgare a Roma, arrestato nel 1982.
L’anno prima c’era stato l’attentato di Ali Agca a papa Wojtyla e subito le indagini (come stupirsi?) si indirizzarono verso i “comunisti sovietici”. Grazie a rivelazioni del fascista turco, iniziò la “pista bulgara”: secondo lui erano stati agenti segreti di questo paese a reclutarlo e corromperlo per uccidere il pontefice. Presentò prove “inoppugnabili”: i suoi committenti erano alcuni funzionari bulgari residenti a Roma che lui aveva incontrato nell’abitazione privata di Antonov (se non erro nei pressi del Nomentano) descrivendo questi funzionari bulgari, l’appartamento e la “prova regina”, ovvero il numero telefonico di Antonov. Negli anni seguenti fu chiaramente accertato che le descrizioni dei bulgari erano fatte a vanvera con clamorosi errori circa la loro statura, aveva descritto sì un appartamento della colonna di quello di Antonov, ma diverso dal suo (a causa di certi lavori di ristrutturazione interna) e il numero telefonico… era stampato sull’elenco!
Fu quella di Bernardini e delle iniziative che organizzò, una delle poche voci contro questa buffonata.
Venti anni dopo, una nota ufficiale dello stesso vaticano, diffusa dal capo ufficio stampa Navarro-Valss informò che Wojtyla non aveva mai creduto (MAI) alla pista bulgara.
Peraltro, questa losca vicenda ha un supplemento curioso: un giudice (Carlo Palermo) impegnato in queste indagini, anziché trovare prove sui comunisti, indagando via via arrivò (ma poi fu opportunamente fermato) al signor Mach di Palmstein, un finanziere d’assalto legato a Craxi.
Più tardi, nel 1987, Aldo (altra esperienza fatta insieme) fu tra i fondatori dell’Associazione Culturale Marxista.
Poi proseguì la battaglia nel PRC, dove si dovette constatare che il gruppo dirigente di quel partito, per certi aspetti, era anche peggiore di quello del PCI, già oggetto di critiche. Fu instancabile nel denunciare i cedimenti e le manifestazioni che lui riteneva di opportunismo e nel contestare Bertinotti. All’epoca ricordo con piacere molte cene -con lui ed altri compagni- in una semplice osteria (consigliata da lui) sotto un porticato alla Garbatella, nella quale mangiavamo un’ottima carbonara e discutevamo fino ad ora tarda sul da farsi.
Aldo continuava a collaborare a molte iniziative, riviste, battaglie di solidarietà internazionalista. In questo ambito, invitò a Roma Nina Andreeva, dirigente comunista sovietica che aveva contestato Gorbaciov e si batteva con vigore contro Eltsin e per la difesa del socialismo.
Affiancò sempre Iniziativa Comunista ed era di casa nelle sue sedi, anche quando non c’erano manifestazioni pubbliche. Fu un oratore spesso presente alle nostre varie iniziative ed assemblee, dove si trovava molto più “a suo agio” che non in altre, nelle quali talvolta veniva anche contestato se non discriminato. In particolare, ricordo una sua relazione chiarificatrice, molto istruttiva, sul fatto che l’aggressività USA e NATO aveva riportato il diritto internazionale quattro secoli indietro, prima della pace di Westfalia.
Non poteva mancare nei cortei e nelle manifestazioni contro la guerra in Jugoslavia e lo smembramento di questo stato, causa alla quale si dedicò permanentemente. Ricordo, verso la fine del 1999, un corteo a Roma dove, trovandomi per caso nello stesso posto, lo sottrassi ad una squallida insolenza di un piccolo gruppo di troskisti ai quali non piaceva un cartello contro gli yankee che lui esibiva: volevano fare i forzuti.
Fu immediatamente al fianco di Iniziativa Comunista anche dopo il nostro arresto nella primavera del 2001: non solo avvalendosi della sua preparazione accademica (ed anche dell’esperienza fatta con la “pista bulgara”) ma lo ricordo -per dirne solo una- a sbattere le pentole per strada in una manifestazione sotto il carcere di Regina Coeli, dove ero detenuto. Anche quella patetica montatura ebbe un risvolto ridicolo (credo sia la prima volta che lo rendo pubblico); infatti, inizialmente, le farneticazioni del ROS si erano indirizzate verso l’ipotesi che io avessi “ordinato” l’omicidio… di Aldo!
Fu anche un assiduo frequentatore, come relatore nei dibattiti ma anche soddisfatto “cliente” del ristorante, delle feste di Iniziativa Comunista, compresa quella nella quale conobbe anche l’indimenticabile Victor Anpilov. Fu sostenitore delle liste e delle campagne elettorali di Iniziativa Comunista.
Soprattutto dopo il 2000, promosse la diffusione di opere e libri contro la politica di Gorbaciov e per dare una spiegazione alternativa al processo ricordato come “caduta del muro di Berlino”.
Infine, quasi una decina di anni fa, aderì al Partito Comunista promosso dal compagno Rizzo, di cui faceva parte dell’organismo dirigente nazionale.
È mancato all’età di 85 anni, il 7 aprile scorso. Se non è mai stato parlamentare o ministro (come altri intellettuali di sinistra) ciò non è dovuto certo a carenza di doti morali, preparazione e capacità. Ma al fatto che nella sua vita -sono convinto che così gli piacerebbe essere ricordato- è stato un militante comunista disinteressato e sempre fedele ai suoi ideali. Ciao Aldo.