Renzi di sinistra? Ma mi faccia il piacere…

di Giorgio Langella | da www.comunisti-italiani.it

renzi-2 tesseraRenzi non ha vinto, ha stravinto. Questo è certo e certificato da oltre 11 milioni di voti, dopo una campagna elettorale indecente dove l’insulto e la paura che vincesse “l’altro” ne sono stati i motivi più ricorrenti. Molti dei voti del centro-destra sono confluiti nel consenso dato al PD. Un partito che tranquillizza l’elettorato cosiddetto moderato perché, in effetti, fa una politica moderata. La bravura di Renzi è quella di far credere di essere un rinnovatore, quasi un “rivoluzionario”, uno che è capo della “sinistra”. Lo fa credere ma, nella realtà, la politica del PD di Renzi è chiaramente di stampo liberista e, quindi, conservatore se non reazionario. Renzi apprezza quanto fa Marchionne e riceve il suo appoggio, attacca la CGIL e riceve le sue lodi (“bizzarro” il comunicato della CGIL nazionale che “gioisce” della vittoria di Renzi), tace sulla crisi Ucraina (dove un governo “democratico” filo-occidentale, presieduto dall’oligarca di turno comanda di massacrare la popolazione dell’est del paese … è di oggi la notizia di un bombardamento che ha provocato un centinaio di morti a Donetsk), promette riforme istituzionali e una legge elettorale costruite in maniera da limitare il dissenso, approva leggi che rendono il lavoro sempre più precario …

Quello di Renzi è un governo con lo sguardo rivolto a destra ma che ci ha “salvato dagli opposti populismi” (secondo lo slogan, che richiama quello democristiano degli “opposti estremismi”, e che, da ieri, viene pronunciato da vari esponenti del PD). In effetti la campagna elettorale di Renzi si è basata su questo: la paura che vincesse l’altro, la promessa di risultati mirabolanti, la certezza di non guardare in faccia nessuno e di andare avanti comunque. Renzi è un “uomo forte”, l’ennesimo che abbiamo avuto in Italia. Confindustria e amici hanno capito benissimo. Renzi e il suo governo garantiranno le privatizzazioni richieste perché sono dalla loro parte. C’è un ministro dello sviluppo economico, Federica Guidi, che è espressione di confindustria; così come lo sono la nuova presidente di ENI, Emma Marcegaglia, e la nuova presidente di Poste Italiane, Luisa Todini (già nel CdA della RAI dove, ribadisce lei stessa, è stata “indicata” dalla confindustria). Milioni di cittadini democratici, in assoluta buonafede, hanno votato Renzi credendo di fare qualcosa di nuovo e di dare appoggio a chi voleva rompere le regole del gioco. Purtroppo non è e non sarà così. Renzi è espressione (apparentemente meno compromessa e più intelligente di un ormai logoro Berlusconi) del solito vecchio potere che comanda in Italia dal 1948. Nulla a che fare con la sinistra, quindi, ma molto a che fare con la democrazia cristiana. Un partito, il PD, che nulla ha ormai da spartire con il PCI di Berlinguer ma che è sempre più simile a quella DC correntizia e interclassita che si basava sulla spartizione di potere e privilegi. In quella linea di ambiguità tra essere di sinistra solo apparentemente e appartenere realmente alla destra, si inquadrano episodi che possono sembrare marginali come il pranzo di finanziamento della campagna elettorale della capolista per il Nord-Est (oggi parlamentare europea) Alessandra Moretti promosso dal presidente della Maltauro e la nomina di Maurizio Franzina (ex assessore della giunta di destra diretta da Hullweck) come capo di gabinetto del “democratico” sindaco di Vicenza Achille Variati.

A sinistra, quella vera, la situazione non è rosea. Se qualcuno pensa che il raggiungimento del quorum da parte della lista “l’altra Europa” sia stata una vittoria, sbaglia. In un anno di sono persi quasi 800.000 voti e, questa non è certo un risultato grandioso. Il raggiungimento del quorum può essere forse considerato un segnale positivo ma molto timido. La ricostruzione di un movimento (e di una cultura) di sinistra nel nostro paese è ancora molto lunga e difficile. E deve fondarsi non sulla discriminazione verso i partiti più scomodi (come è avvenuto nei confronti del PdCI) e verso chi non è allineato ma sulla ricerca della chiarezza di programma e sul progetto di un sistema completamente alternativo a quello di un liberismo capitalista che, oggi, celebra i trionfo del PD di Renzi.

Giorgio Langella