Quando il compagno Mario Geymonat

di Maurizio Nocera, Centro Gramsci di educazione e cultura

mariogeymonatRionero in Vulture, 17 settembre 2011, Convegno del Centro Gramsci di Educazione e Cultura sul tema “Europa… Domani. Un fronte democratico per la pace e il progresso dei popoli” con la presenza di compagni e compagne, fra cui Ada Donno, Luigi Marino, Fausto Sorini, Carlo Cardillicchio, Ennio Antonini e molti altri ospiti di partiti e associazioni del centro sinistra. Non prevedevamo la presenza del compagno Mario Geymonat, perché lo sapevamo non stare bene. Ma, all’ultimo momento, nonostante che tutti i comunicati stampa dell’evento non riportassero il suo nome, eccolo lì il presidente del Centro Gramsci a presiedere la tavola rotonda. Generoso come sempre il compagno Mario. Anche quando la salute non lo accompagnava, si faceva a pezzi pur di non mancare ad un appuntamento con i compagni. A Rionero, ci fu un momento – intervallo per il pranzo – che molti dei presenti si eclissassero per un po’, chi per una cosa chi per un’altra. Mario invece non si allontanò neanche per attimo. Assieme a pochi altri, rimase nel giardino del palazzo di Giustino Fortunato ad aspettare il nuovo inizio dei lavori. Io rimasi con lui, un po’ per controllarlo affinché non abusasse del piccolo ristoro che i compagni avevano organizzato, e un po’ perché – ma è meglio dire soprattutto per me – quando avevo occasione di stare con lui, non volevo perdere neanche un minuto per stare al suo fianco. E sì, perché stare accanto a Mario Geymonat, il compagno e il professore di latino nonché filologo di fama mondiale, per me significava ampliare l’orizzonte delle mie conoscenze, approfondire i tanti aspetti del sapere, di cui egli era senz’altro un pozzo senza fondo.
 

Aspettavamo il rientro dei compagni quando Mario mi sussurrò all’orecchio: «Quanto mi sarebbe piaciuto vedere il socialismo in Italia. Non so se vivrò abbastanza almeno per vedere l’alba di quella nuova grande pagina della storia del popolo italiano». Quasi mi arrabbiavo a sentire quelle parole. Comunque risposi: «Guarda Mario, che noi continuiamo a lottare e ci aspetta di diritto vedere quell’alba, per cui continuiamo intanto a vivere». Sorrise e si addormentò un po’ sul suo stesso collo.

Ecco, questo era il compagno Mario Geymonat. Intellettuale organico alla classe operaia, così come l’aveva pensato Antonio Gramsci, così com’è stato per lui nell’intero arco della vita, tutta dedicata alla causa e agli ideali del socialismo e del comunismo, con una militanza politica iniziata nel 1964 con la fondazione del Movimento marxista-leninista italiano avente come organo politico il periodico «Nuova Unità» (del quale fu per anni direttore responsabile) e continuata nel 1966 come uno dei fondatori del Partito comunista d’Italia (m-l) assieme ai compagni Fosco Dinucci, Livio Risaliti, Dino Frangioni, Pietro Scavo, Angelo Cassinera e tanti altri, compagni e compagne, che hanno lasciato la loro impronta nella storia del movimento operaio italiano. Nell’ultimo ventennio, Mario Geymonat ha militato nel Centro Gramsci e da poco tempo era succeduto al compagno Raffaele De Grada alla presidenza dell’Associazione.

Proverbiale è stata la generosità di Mario, per quanto non siano in molti ad apprezzare il significato concreto di questa parola in questo decrepito e avido mondo imperial/capitalistico.
 

Mario Geymonat era nato a Torino nel 1941 dall’indimenticabile padre della filosofia della scienza, l’epistemologo Ludovico, del quale conosciamo i meriti scientifici e politici. Sin da giovane il nostro compagno fu ordinario di Grammatica greca e latina, Letteratura latina e Filologia classica in diverse università italiane e visiting professor in alcune università straniere, a esempio statunitensi (Harvard, Princeton, Berkeley) e tedesche (Monaco e Dresda), per finire la sua carriera a Ca’ Foscari nel 2008. È stato indubbiamente il filologo che più d’ogni altro ha indagato il mondo della poesia virgiliana pubblicando la sua prima edizione critica nel 1973, alla quale sono seguite successive e più ampliate riedizioni. Importante è stato il suo contributo all’Enciclopedia Virgiliana (Roma, 1984-91), per la quale scrisse numerosi articoli. Alto contributo scientifico egli ha dato pure sull’interpretazione e rivisitazione critica di diversi poeti latini del I secolo a. C. (Catullo, Valgio Rufio, altri ancora), di poeti ellenistici (Apollonio Rodio, Nicandro) e un approfondimento particolare ha dedicato alla scienza romana. Sua è la prima edizione dell’Euclidis Latine facti fragmenta Veronensia, tradotto dal latino come palinsesto veronese degli Elementi di Euclide. Appena qualche anno fa per l’editore Sandro Teti (per il quale curava la collana di poesia ZigZag) ha pubblicato l’agile e leggibilissima biografia di uno degli scienziati più originali della storia, Il Grande Archimede (Roma, 2006, 2008), libro recensito e presentato praticamente in quasi tutta l’Italia, ma anche all’estero.

Scrivendo importanti saggi su riviste italiane come «Acme», «La parola del passato», «Eikasmos», «Aevum Antiquum» e su altre straniere ( come, ad esempio, sull’«Harvard Studies» in Classical Philology e «Philologus».

Notevole è stato il contributo di Mario Geymonat all’elaborazione degli studi politici in Italia e nel resto del mondo, soprattutto sul terreno della linea marxista-leninista con numerosi saggi e articoli su riviste italiane come la già citata «Nuova Unità», e poi su «Ottobre» (di cui fu fondatore e direttore), «Rinascita», «L’Unità», «Nuova Cultura», «Albania Oggi», «Albania Socialista», «La Nuova Cina», «Liberazione», «La Via del Comunismo», «L’Ernesto», «Gramsci», molte altre ancora. Numerose anche le sue introduzioni a libri e libricini di compagni e compagne che in questi ultimi cinquant’anni si sono cimentati con la scrittura di storie, saggi e memorie politiche. Indubbiamente Egli lascia un grande patrimonio di cultura e di umanità in eredità non solo a suoi compagni e amici, ma anche all’intero movimento operaio, alle masse lavoratrici, ai popoli che lottano per la pace e per la democrazia nel mondo. È certo che per tutto ciò il compagno Mario Geymonat non sarà dimenticato e nelle lotte che continueremo a sostenere per la costruzione del socialismo nel nostro paese, accanto ai nomi degli altri nostri maestri, scriveremo anche il tuo nome.