Patetico

di Patrizio Andreoli, Partito dei Comunisti Italiani, Segreteria Regionale Toscana

bersani testa(Ansa, Brescia, 17 marzo) ‘Il M5s fa riunioni chiuse e poi vuole lo streaming quando va dal capo dello Stato, secondo un antico e conosciuto leninismo. Sono un cuneo… ‘mi organizzo più o meno segretamente e poi approfitto di tutti gli spazi che la borghesia cogliona e capitalista mi offre’: non sono grandissime novita…’. Lo ha detto Pierluigi Bersani commentando i richiami fatti da Grillo ad alcuni parlamentari del Gruppo Movimento 5Stelle dopo che alcuni di questi avevano derogato al dictat di non votare mai e per nessuna ragione un candidato di Partito (in questo caso il riferimento è al Senatore Pietro Grasso, divenuto Presidente del Senato).

Non so quale (quando e quanto) Vladimir Il’ic Ulianov detto Lenin abbia conosciuto, letto e approfondito Bersani. Da quel che intuisco, mi pare ben poco, e di quel poco avverto una pessima digestione.

Dallo scarso acume critico riassunto e rappresentato nel suo dire, sembra uno di quei tipi formatosi più sui risvolti dei volumi di filosofia e storia buoni per trovar la chiusa ad effetto a qualche comizio o congresso di periferia, che sull’impegnativa densità dei testi leniniani e soprattutto, sulla straordinaria e terribile complessità di una storia “quella della preparazione, dello sviluppo e degli effetti universali della Rivoluzione d’Ottobre” svoltasi all’insegna della lucida (e quando necessario persino spietata autocritica) direzione politica di Lenin. Il Lenin che ci viene rappresentato, invece assume nella citazione del nostro sferzante e sottile interprete (d’altronde, si sa, lo spessore culturale non s’improvvisa!), più il profilo di un arruffa popolo connotato da furbizia e piccolo tatticismo opportunista, che del maturo e rigoroso rivoluzionario. Un protagonista mediocre che a suo tempo ce l’ha fatta a farla in barba alla borghesia ed autocrazia zarista, perché troppo bonariamente esse hanno lasciato sguarniti spazi su cui si è potuto innestare un fortuito colpo di mano; come dire… le classi dirigenti dell’epoca si sono distratte un momento e la parte meno educata del Partito Operaio Socialdemocratico Russo, i bolscevichi, se ne sono subito approfittati per impossessarsi di stato e potere in un sol boccone! E noi che pensavamo che preparare il cambiamento e addirittura -non se ne parli!- un rivolgimento rivoluzionario, fosse cosa ardua su cui riflettere e studiare a lungo senza indulgenze, mitizzazioni, scorciatoie propagandistiche! Letta così la cosa, il Lenin in versione Bersani, è più ascrivibile alla grande famiglia delle maschere italiane dell’arte, ad un furbo Arlecchino o ad un provocatorio Brighella, che al panorama dei principali artefici della storia del movimento operaio, socialista e comunista mondiale. Uno scadere politico ed intellettuale in linea con la deriva, i guizzi e la subalternità di una sinistra che da troppo tempo ha perduto la capacità di stare in campo con un proprio autonomo bagaglio culturale ed un proprio critico punto di vista sul mondo. Bersani non chiama solo in causa maldestramente ed impropriamente Lenin. Fa di peggio e a suo modo di più limpido. Fa volare gli stracci in maniera così povera tanto, per contrappasso, da auto citare la propria pochezza.

Se si vuole agire il proprio anticomunismo (e mai, come sempre accade, esso è tanto filisteo quanto quello messo in atto da chi comunista un tempo si è detto) ci si accomodi. Il solco oggi è tanto coltivato da non apparire neanche originale. Eppur comunque rimanda per noi a cose serie. Ad una sconfitta storica in occidente e alla lunga e dolorosa ombra che tuttora questa getta sulla nostra testarda volontà di non retrocedere dalla ricerca di un’adeguata via di cambiamento. Ci si accomodi, si diceva, avendo almeno la decenza -pur tuttavia- di offrire dignità e spessore critico (se vi si riesce) alle proprie osservazioni. Nel frattempo, non ce la facciamo a cancellare dalle nostre riflessioni alcuni versi di Trilussa scritti con epigrammatica nitidezza: “…Er vecchio Nano de la pantomima, pe’ comparì più grande e più importante, se fece pijà in braccio dar Gigante: ma diventò più piccolo de prima . Non vorremmo offendere l’intelligenza di nessuno chiarendo chi, in questa circostanza, sia il Nano e chi il Gigante.