Riflessioni dopo il risultato elettorale

di Marica Guazzora, segreteria regionale PdCI Piemonte

prospettivepericomunisti bannerL’ultimo Congresso nazionale del PdCI ci aveva consegnato la teoria dei tre cerchi concentrici, sintetizzo: il primo cerchio ricostruire il partito comunista, il secondo la Federazione della sinistra e il terzo le alleanze. Che cosa non ha funzionato e perché.

Le ragioni sono sicuramente di ordine sia interno che esterno. Non tutto avviene sempre per colpa nostra, né sempre per colpa di qualcun altro. Ricostruzione del partito comunista. Il Pci era un partito di massa perché sapeva tenere in sé anime anche molto diverse tra loro ma con una strategia comune di fondo. Anche se sapevamo individuarle queste anime, i berlingueriani, i cossuttiani, i filo socialisti, e quant’altro, c’era, per semplificare, una destra, una sinistra e un centro, in grado di combattersi politicamente ma di convivere nello stesso partito al punto da farlo diventare il più grande partito comunista dell’Europa, perché aveva sia tattica che strategia. Noi non abbiamo saputo imparare da questo e continuiamo a commettere sempre gli stessi errori. Unità dei comunisti e unità della sinistra, sono parole che scriviamo nel simbolo, che usiamo negli slogan ma che non sappiamo assolutamente praticare.

Dalla Bolognina ad oggi non abbiamo saputo fare altro che dividerci, e mi ci metto anch’io, che ho poi partecipato nel 1998 ad una scissione inutile e dannosa. Dividerci sulle anime e dividerci sulla tattica. Partiamo sempre dal presupposto che i veri comunisti siamo noi, gli altri hanno nel dna qualcosa di sbagliato, non c’è la purezza, insomma, questo vale per tutti i gruppi e partitini che si sono formati dal movimento della Rifondazione comunista in avanti, ognuno incolpa l’altro. Il primo problema per diventare un partito di massa è da ricercarsi proprio l’incapacità di stare insieme, questa continua analisi dei propri percorsi, della propria scelta maturata come e perché, non ci dato il tempo né la volontà di pensare invece al bene supremo, cioè la ricostruzione del partito comunista. Un partito comunista che ognuno di noi vorrebbe ricostruire a propria immagine e somiglianza. Questo, secondo il mio punto di vista, è il primo grosso scoglio da superare. E mi viene confermato anche dall’incapacità che abbiamo avuto di far vivere la Federazione della sinistra, il secondo cerchio. La FdS ci è piombata tra capo e collo, senza che nessuno di noi ci credesse davvero, e per questo motivo abbiamo anche scarsamente cercato di farla funzionare, a cominciare dai piani alti, sia nostri che del Prc. Perché si va sempre alla ricerca di sbrigative formule organizzative elettoralistiche invece di affrontare i problemi alla radice? In ultimo, il terzo cerchio. Le alleanze, che sono da sempre il dilemma che ogni volta ci attanaglia e ci divide, e anche qui, il Congresso ci ha detto delle cose che abbiamo approvato quasi all’unanimità e ci abbiamo anche provato. Ora essere la sinistra del centro sinistra in questa fase politica è semplicemente ridicolo.

Capisco, e continuiamo a dircelo, che la legge elettorale ci obbliga a fare scelte che non piacciono, ma tant’è, neppure andando senza simbolo e con un leader non nostro ce l’abbiamo fatta a superare lo sbarramento. Abbiamo inseguito il Pd con mazzi di fiori in mano, cioè addirittura votandogli le primarie senza che fosse richiesto e senza ottenere niente in cambio, per cercare in ogni modo di superare quello sbarramento che il Pd stesso ha voluto, se vi ricordate, insieme al Pdl, per annientarci. Ora se analizziamo questa situazione dei rapporti delle alleanze, se il Pd non ci vuole, e lo ha ampiamente dimostrato, non è ora che pensiamo a qualcosa d’altro? E ci abbiamo provato con Antonio Ingroia e la Rivoluzione Civile. Ma anche qui, con una altalena continua di approcci al Pd sempre respinti, con una campagna elettorale condotta dal Pd e dai media tutta contro Ingroia e per il voto utile, piuttosto che contro Berlusconi e soci. Allora questo rapporto con il Pd non funziona, nel momento che tutti lo avranno capito, forse si potrà tentare altri tipi di tattica? Questa non funziona, perché non esiste, piaccia o non piaccia, funziona in alcune realtà locali dove gli serviamo, altrimenti non ci vogliono o ci fanno proposte vergognose per un partito comunista.

Non vogliamo diventare una testimonianza residuale, si dice, ma come sarebbe a dire non vogliamo? Noi siamo di fatto una testimonianza, noi siamo la testimonianza di un mondo che stanno cercando in ogni modo di seppellire, di distruggere, di cancellare a cominciare dall’antifascismo, dalla Costituzione, per arrivare alle conquiste di donne e di uomini di tutti questi anni fino alla Bolognina, da dove tutto è iniziato o finito, secondo i punti di vista. E non possiamo incolpare solo il gruppo dirigente nazionale di questo, è ingeneroso e falsificante, la colpa è anche di tutti noi, dalla nascita di Rifondazione comunista in avanti fino ad oggi, ognuno ha fatto la sua parte, nel bene e nel male, e ognuno deve assumersi la propria parte di colpa, oppure non siamo comunisti. E’ normale, è giusto, che il gruppo dirigente nazionale, più di altri si senta responsabile e rimetta il proprio mandato. E su questo occorrerà fare delle scelte, prendere le opportune decisioni.

Abbiamo rinunciato ad una vera strategia, vivacchiamo di sola tattica e vivacchiamo male. Abbiamo fatto scelte elettoralistiche ondivaghe, siamo stati incapaci di attuarle e soprattutto abbiamo perduto i tratti che ci distinguevano. La rendita del Pci è finita da una pezzo e ne manteniamo vivo il ricordo ma non gli insegnamenti. Le posizioni istituzionali non si conquistano senza una fisionomia, bella o brutta, ma che faccia pensare che vale la pena di votarci. E infatti non ci votano. Il primo cerchio è la ricostruzione del Partito comunista, da lì si deve ripartire, senza questo non potevano né potranno funzionare neanche gli altri.

C’è poi una questione da non sottovalutare e che riguarda i nostri ritardi nell’usare lo strumento del web. I vari tweet, blog, facebook sono spesso usati come un nuovo gioco, o un mezzo per insultarci per via diretta, piuttosto che come uno strumento di lavoro e di confronto con ciò che si muove nella società, una certa sufficienza nel considerare la comunità della rete che invece ha saputo benissimo usare Grillo in questi anni per forgiare il suo movimento a propria immagine e somiglianza. La difesa che il Mov.5s sa produrre per i suoi leader Grillo e Casaleggio è da manuali di psichiatria, ma Grillo ha saputo mettere insieme una cosa di massa composta da anime di ogni genere, destra, sinistra, centro, dove ci sta tutto e il contrario di tutto, dagli antifascisti a Casa Pound. Come lo saprà utilizzare si vedrà nel prossimo futuro, certo è che ha scompaginato tutte le dinamiche conosciute fino ad oggi per ottenere consenso e ha creato una cosa che nemmeno lui sa cosa sia, ma con finalità pericolose, atte a governare solo dopo aver ottenuto il controllo totale del Parlamento. A Torino i flussi elettorali verso Grillo dal 2008 al 2013 secondo l’Istituto statistico Cattaneo sono il 37% dal Pd, 20% da IDV, 6% da sinistra radicale, 2% Lega Nord, 10% Destra e 25% da chi non aveva votato, Questi sono i numeri.

La nostra Rivoluzione Civile ha avuto il pregio di rimettere insieme un po’ di comunisti, non tutti, che erano di nuovo stati capaci di dividersi ulteriormente nel dibattito interno alla FdS, come sempre sulle alleanze. E’ stata capace di produrre un programma ottimo, e un leader come Antonio Ingroia, persona intelligente, ma troppo calato nel suo genere di magistrato antimafia, incapace di apprendere la comunicazione politica in così breve tempo, e come avrebbe potuto del resto? Con un tormentone continuo sulla questione mafia, molto giusto, ma che, dato il brevissimo periodo di campagna elettorale, ha fatto perdere di vista problemi importati come il lavoro, la precarietà, la scuola ecc, ne parlava il programma, ma non lui. La mancanza del simbolo, che ha sicuramente inciso tra le nostra file, perché c’è sempre chi tra di noi trova una buona ragione per non fare la campagna elettorale, per non votare o per votare qualcun altro, l’Idv che era oramai inesistente, e non ha portato i voti che si sperava, la società civile, che, nonostante si siano lasciati a loro i posti in prima fila, ha inciso davvero poco, anche perché non la conosciamo neanche. Dunque, nell’insieme un progetto che, anche se buono, non ha saputo farsi riconoscere come tale dall’elettorato.

Un progetto che ha anche tentato di strappare voti al Mov5s, senza riuscirci, anche per la continuità degli scandali su questo o quel politico anche dell’Italia dei Valori. Insomma un fallimento. Da qui dobbiamo ripartire e non è neanche la prima volta, che ripartiamo da una sconfitta. Noi dell’ Assemblea permanente donne PdCI, che ormai abbiamo la nostra rete mail, non ci piangiamo addosso, abbiamo saputo rimetterci subito in pista e abbiamo prodotto il blog donneinrosso e un nuovo numero del nostro aperiodico per l’8 marzo, così come abbiamo fatto in campagna elettorale, dove eravamo candidate di servizio ed abbiamo lavorato con passione, producendo anche lì un numero apposito del periodico e lavoro sul territorio, per quanto con scarse possibilità.

Lo stesso ha fatto Marx21, che ha continuato a produrre articoli utilissimi sia sul piano nazionale che internazionale, compagne e compagni capaci e qualificati che ci aiutano nel difficile cammino della formazione politica, di cui c’è tanto bisogno, Frattocchie docet.

Per l’8 marzo qui a Torino, alla sede dell’Anpi di quartiere Carmen Nanotti che è una compagna del Prc di 89 anni raccontava con estrema lucidità i suoi anni di lotte nelle Sap di Borgo Vittoria, lotte condotte senza paura ma contro la fame, il freddo e la guerra, cose che noi, per fortuna e grazie a loro non abbiamo mai provato, eppure siamo qui a ragionare di grandi sconfitte come se avessimo patito tutte le ingiustizie della terra, e se resiste Carmen che ha 89 anni, non vedo perché non dovremmo resistere noi e con noi i nostri giovani.

Dobbiamo ripartire sapendo che c’è chi sta riuscendo a demolire la politica del novecento, che sta riuscendo a destrutturare le forme partito attraverso le quali le classi si riconoscevano e contavano nelle istituzioni. Glielo hanno lasciato fare, quando c’erano ancora tutte le possibilità di rinnovarsi, di dare dei segnali, l’ottuso Pd non ha saputo darli, almeno questa colpa non ce la dobbiamo accollare noi. Avessimo oggi la capacità di contrattazione con il Pd sapremmo davvero cosa chiedere, invece Grillo vuole governare da solo e lo dice impunemente, senza che questo crei scandalo alcuno, mentre il Pd propone 8 inutili punti ben sapendo che Grillo risponde di no. Perché Bersani non prova a dire che non faranno più le grandi opere inutili come la Tav, per esempio? Grillo avrebbe delle difficoltà a rispondere no anche su questo punto, invece è un Pd dormiente quello che cincischia e già prepara le prossime elezioni con Monti.

Dobbiamo saper dire basta all’autoreferenzialità. Centralità assoluta del Partito e della sua ricostruzione con i comunisti che ci stanno. Unità della sinistra magari pensando a riallacciare i rapporti prima con Sel che con il Pd. In questi giorni una compagna ha scritto: “Occorre avere il coraggio di pensare da grandi, anche se si è piccoli. Occorre saper sviluppare il senso tremendo della lotta per la sopravvivenza, tanto più forte quanto più la sopravvivenza è minacciata”. Condivido.