Quale patria per il ribelle? Parte I

tricolore bandiera italiadi Giambattista Cadoppi

Pubblichiamo la prima parte di un articolo di Giambattista Cadoppi sul tema patriottismo e sovranità nazionale

Patriottismo, sovranità nazionale, adattamento nazionale del marxismo e alleanze

Ogni contrada è patria del ribelle,
ogni donna a lui dona un sospir,
nella notte lo guidano le stelle,
forte il cuor e il braccio nel colpir

Destra e sinistra nei confronti della patria

Il 17 marzo del 2011 è stata festa nazionale, per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia. La decisione del governo di destra è stata raggiunta con voto contrario dei ministri della Lega.

La lega si è distinta dal resto del centrodestra “Esibendo, una volta di più, la propria estraneità nei confronti dell’Italia Unita, la Lega ha brandito la bandiera del Partito del Nord. Anche se resta ben impiantata a Roma”.

La maggioranza degli italiani (secondo un sondaggio di Demos) la considera giusta e opportuna. Una festa più importante di molte altre. La porzione di quanti ritengono che non ci sia nulla da festeggiare è molto ridotta. Una persona su dieci appena. Emma Marcegaglia, allora presidente di Confindustria ha detto che non ce lo possiamo permettere. È significativo che il maggior grado di indifferenza e opposizione emerga tra gli imprenditori, i lavoratori autonomi, i liberi professionisti. Il maggiore consenso proviene, invece, dagli studenti, dagli impiegati pubblici, dalle persone con titolo di studio più elevato. Come per la festa della Repubblica e della Liberazione), c’è però unafrattura politica.

Così, il 17 marzo è ritenuto “memorabile”, una data da celebrare senza riserve, dagli elettori di Sinistra e di Centrosinistra (oltre il 60%). In misura meno ampia, anche da quelli di Centro (intorno al 55%). Mentre la maggioranza degli elettori di Destra pensa che non vi sia nulla da festeggiare. Per i leghisti è scontato ma anche gli elettori del PdL appaiono molto tiepidi. 

Dimostreremo come il significato più autentico del patriottismo sia quello che ci ha tramandato la tradizione giacobina e rivoluzionaria e fatto proprio dai comunisti. Mentre a destra vi era chi del tricolore faceva un uso per lo meno improprio pulendosi la parte dove non batte il sole, nemmeno quello della Alpi [1].

Patriottismo: patrimonio genetico dei rivoluzionari

Il patriottismo fu una creazione della sinistra rivoluzionaria ai tempi della Rivoluzione Francese e appartiene al patrimonio genetico dei rivoluzionari. Lo stesso concetto di Rivoluzione è moderno, il termine era precedentemente usato per indicare le orbite celesti. Non bisogna confondere l’esistenza di un termine con il significato attuale di quel termine ovvero il suo significato semantico. Fare questo è un tipico anacronismo (che nel linguaggio storiografico significa sfasare i periodi storici). Questi concetti nel significato attuale sono nati con la Rivoluzione francese sebbene il termine fosse coniato originariamente dai rivoluzionari olandesi, e non poteva non essere così. Il pensiero della “tradizione” è antirivoluzionario per definizione. Solo con la fine dei poteri universalisti come l’Impero (dove non tramonta mai il sole) e la Chiesa, il Trono e l’Altare i sudditi sono diventati citoyen, membri a pieno titolo della comunità. I giacobini condannarono l’aristocrazia come un parassita “cosmopolita” sul corpo della nazione. Con i loro vecchi legami familiari e proprietà in tutta Europa, e la loro cultura cosmopolita, non hanno alcuna dedizione alla propria terra e sfruttanoi e disprezzano il popolo. Lo storico del “nazionalismo romantico” Joep Leerssen sostiene che i giacobini considerano l’aristocrazia un “jetset transnazionale senza radici nazionali”. Il patriottismo invece è rivoluzionario o non è.

“Nation” è un termine francese che del XV secolo designava il villaggio natio. Poi ha cominciato a significare la regione di provenienza ad esempio nelle città portuali esisteva una “nazione” lombarda accanto a una toscana o a una ebraica. Il termine Patria è di origine latina, ma per i latini significava la città in cui si era nati, la terra degli avi, dei padri.

I giacobini sono grandi patrioti. Hobsbawm ha colto il carattere rivoluzionario del loro “patriottismo”: i patrioti sono quelli che mostravano l’amore del loro paese desiderando rinnovarlo con la riforma o la rivoluzione. E la patria alla quale devono la loro lealtà, è l’opposto di un’unità esistenziale, preesistente, ma una nazione creata dalla scelta politica dei suoi membri che, nel farlo, rompono le loro precedenti lealtà, come quella verso il sovrano.

I due termini rivoluzione e patriottismo hanno assunto il loro significato attuale solo con la Rivoluzione Francese. L’esercito degli straccioni, “les enfantes de la Patrie”, difese la Patria a Valmy al grido “Vive la Nation”. Il termine patriota è un neologismo per la lingua italiana dell’Ottocento si diceva patriotta con la doppia t. A noi sembrano concetti antichi invece sono piuttosto moderni.

I termini “nation” e “patrie” erano quasi equivalenti, ma si indicava con Nazione qualcosa che aveva a che fare con un territorio mentre il termine “patriota” ebbe subito a che vedere con un elemento soggettivo. Si poteva appartenere a una nazione e non essere patrioti. Gli aristocratici appartenevano alla nazione francese ma essendo contro-rivoluzionari erano nemici della Patria mentre lo schiavo nero James Hemings dell’ambasciatore americano Thomas Jefferson, che aveva chiesto dell’emancipazione in Francia, poteva essere patriota. Per i giacobini era patriota il rivoluzionario comunista Filippo Buonarroti (che era italiano) ma non l’aristocratico francese in esilio.

[1] L’emblema della Lega, una sorta di svastica ( simbolo del sole), rappresenta “il sole delle Alpi”